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mercoledì 21 giugno 2017

Dieci Passi dall'erosione genetica - Andrea D'Amore a Villa Romana


Comunicato stampa

Nel corso della sua storia, il nostro pianeta non è mai stato altrettanto plasmato dagli esseri umani come negli ultimi cinquanta o sessanta anni della nuova era, detta antropocene. Mai l’umanità ha avuto altrettanta influenza sui processi biologici, geologici e atmosferici della terra. L’uomo stesso è divenuto un fattore geologico mentre lo sfruttamento selvaggio della varietà delle specie minaccia la sua stessa esistenza. L’anno scorso il WWF ha appurato che delle oltre 14.000 popolazioni di vertebrati registrate, negli ultimi anni è avvenuta una riduzione dei patrimoni genetici pari quasi al 60%: una vera erosione genetica. 

Da Andrea d’Amore, artista che vive in Toscana, ci giunge un ammonimento: salvare l’umanità dall’estinzione significa biodiversità agricola. Condannare la privativa della produzione, scambiare colture, sono un atto di resistenza, di sopravvivenza.  

I suoi lavori plastici scaturiscono da processi di scambio tra corpi naturali che si nutrono. Il loro fondamento è la terra. L’artista ha collocato umidi blocchi d’argilla nel territorio casentinese, dai quali animali selvatici scavano e mordono in cerca di nutrimento. In Molise si è fatto carico di custodire la patata Turchesca, minacciata di estinzione e ha collaborato con il mastro birraio Biagio Sannino per ricavarne una birra conservata in cubi di terra. Ha riprodotto con le sue mani  l’orma del vuoto di cadaveri di animali e ha segretamente raccolto le tracce grafiche dei suoi ospiti durante le cene e in vari contesti sociali. Ha creato un salume che richiama simbolicamente la portata rituale del cibo. In Abruzzo insegue l’odore del brigantaggio.

"Camminare con senso verso di sè nell’intento di reperire argilla in campagna. Scavare, trovare, setacciare, disidratare, esporre al sole, impastare con acqua, bere e spalmare. Defecare. Riproporre il ciclo su carcasse di animali. Sacrificare la propria caccia, il proprio lavoro, la propria ricchezza, per restituire un’anima, per rientrare in un ciclo naturale fatto di prede predatori di equilibri tesi e simbiosi, per assicurarsi una cura". 

In occasione della mostra verrà pubblicata un’edizione con testi critici sulla biodiversità che, dopo la lettura, si trasformerà in compost. È serigrafata con inchiostro di estratto di acacia e di robbia su carta prodotta in Sri Lanka, ricavata per l’80% da sterco di elefante e per il 20% da risone.


Tutto è partito da qui: 




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