"TRATTISTA O DEL PRIMITIVISMO ASTRATTO"
ROMA-BERLINO OVEST-MONACO DI BAVIERA
1982-1986
Mostra personale di
MARCO FIORAMANTI
A cura di
Giuseppe Siano
18 / 30 maggio 2013
Inaugurazione della mostra sabato 18 MAGGIO 2013 alle ore 19.00
Officina Solare Gallery
Termoli, Via Marconi 2
Informazioni: 329.4217383, www.officinasolaregallery.com.
Il Manifesto Trattista
Roma, 4 gennaio 1982
Nel "Tratto" noi esprimiamo il gesto più semplice, alla portata di tutti, primitivo, perciò antintellettuale. La rozzezza e l'espressività esasperata indicano su quali punti si arrocca il nostro dialogo col mondo insonnolito dell'arte e con la società. Aborriamo qualsiasi forma di gerarchia ed è perciò difficile pensare a degli adepti seri e coscienziosi, ricercatori coerenti e raffinati.
Tale è il nostro linguaggio: arcaico, così, in modo semplice, crediamo di esaltare i colori. Nelle opere non ha alcun significato la competizione, la loro struttura compositiva si rivela estremamente popolare ed esaltante.
Il "Tratto" è il nostro rifiuto ad affiancarci al mondo della cultura ufficiale. E’ l'antidoto alla ubriacatura del pubblico comune, che è vittima della sottocultura alimentata dalla mancanza di informazione e dall'ostruzionismo culturale
perpetrato dai burocrati dell'arte per accumulare potere, o soprattutto per la loro incapacità di riallacciare le teorie dell'arte al mondo del lavoro e alla vita sociale, facendo degli artisti, che a loro si assoggettano, degli antisociali nella vita e del pubblico una massa di emarginati nell'arte.
Questa è l'evoluzione dialettica che domina tutta la storiografia dell'arte, che ricorda lo sviluppo degli eventi umani, dove le nuove teorie vengono approvate e legalizzate solo quando, svuotate del loro contenuto innovativo, restano soltanto forma, o entrano nel costume non più come novità, messaggio, spinta, ma come bisogno elementare insopprimibile. Con il "Tratto" semplice, immediato, "privo di cultura", vogliamo cancellare "l'arte colta e sofisticata, il professionista geniale, il Maestro", e con lui cancellare quell'aura magica e irreale di cui è circondato.
Vogliamo che il Trattismo divenga l'arte di chi non ha mai compreso l'arte, divenga l'arte degli emarginati, dei vagabondi, degli alienati, e di tutti quelli ai quali è stato insegnato che non potevano dipingere perché non sapevano
disegnare, perché non erano abbastanza acculturati da poter fare quello che una élite scaltra professa ormai da un secolo.
Divenga l'arte di tutti questi. Vogliamo che chi ha rapinato il gusto lo restituisca alla gente, e soprattutto a quella porzione d'umanità emarginata, più fantasiosa e feconda, che ha dato in passato uomini della mole di Caravaggio, Vermeer, Van Gogh, Gauguin, Modigliani, Pollock, che i critici loro contemporanei hanno ritenuto opportuno ignorare.
Vogliamo che l'arte, lo spettacolo, la satira, la commedia, il costume, coincidano in un unico lacerante grido di rivolta, nel quale la miseria affondi le proprie radici e trovi la propria espressività in un rituale primitivo e inconscio, che sconfina nella magia. Nasce così l'amore per ciò che è primitivo, pagano, nomade. Nasce così la nostra solidarietà per i gruppi umani, per le società primitive, di cui la moderna tecnologia ha sancito la degradazione e l'estinzione.
Prima di noi sono stati Trattisti: gli Indiani d'America, i popoli africani, gli aborigeni australiani, i popoli della protostoria andina.
Firmatari:
Claudio Bianchi, Luciano Cialente, Marco Fioramanti, Adalberto Magrini, Ubaldo Marciani, Sergio Salvatori (pittori); Marco Luci (videomaker)
Inaugurazione della mostra sabato 18 MAGGIO 2013 alle ore 19.00
Officina Solare Gallery
Termoli, Via Marconi 2
Informazioni: 329.4217383, www.officinasolaregallery.com.
Il Manifesto Trattista
Roma, 4 gennaio 1982
Nel "Tratto" noi esprimiamo il gesto più semplice, alla portata di tutti, primitivo, perciò antintellettuale. La rozzezza e l'espressività esasperata indicano su quali punti si arrocca il nostro dialogo col mondo insonnolito dell'arte e con la società. Aborriamo qualsiasi forma di gerarchia ed è perciò difficile pensare a degli adepti seri e coscienziosi, ricercatori coerenti e raffinati.
Tale è il nostro linguaggio: arcaico, così, in modo semplice, crediamo di esaltare i colori. Nelle opere non ha alcun significato la competizione, la loro struttura compositiva si rivela estremamente popolare ed esaltante.
Il "Tratto" è il nostro rifiuto ad affiancarci al mondo della cultura ufficiale. E’ l'antidoto alla ubriacatura del pubblico comune, che è vittima della sottocultura alimentata dalla mancanza di informazione e dall'ostruzionismo culturale
perpetrato dai burocrati dell'arte per accumulare potere, o soprattutto per la loro incapacità di riallacciare le teorie dell'arte al mondo del lavoro e alla vita sociale, facendo degli artisti, che a loro si assoggettano, degli antisociali nella vita e del pubblico una massa di emarginati nell'arte.
Questa è l'evoluzione dialettica che domina tutta la storiografia dell'arte, che ricorda lo sviluppo degli eventi umani, dove le nuove teorie vengono approvate e legalizzate solo quando, svuotate del loro contenuto innovativo, restano soltanto forma, o entrano nel costume non più come novità, messaggio, spinta, ma come bisogno elementare insopprimibile. Con il "Tratto" semplice, immediato, "privo di cultura", vogliamo cancellare "l'arte colta e sofisticata, il professionista geniale, il Maestro", e con lui cancellare quell'aura magica e irreale di cui è circondato.
Vogliamo che il Trattismo divenga l'arte di chi non ha mai compreso l'arte, divenga l'arte degli emarginati, dei vagabondi, degli alienati, e di tutti quelli ai quali è stato insegnato che non potevano dipingere perché non sapevano
disegnare, perché non erano abbastanza acculturati da poter fare quello che una élite scaltra professa ormai da un secolo.
Divenga l'arte di tutti questi. Vogliamo che chi ha rapinato il gusto lo restituisca alla gente, e soprattutto a quella porzione d'umanità emarginata, più fantasiosa e feconda, che ha dato in passato uomini della mole di Caravaggio, Vermeer, Van Gogh, Gauguin, Modigliani, Pollock, che i critici loro contemporanei hanno ritenuto opportuno ignorare.
Vogliamo che l'arte, lo spettacolo, la satira, la commedia, il costume, coincidano in un unico lacerante grido di rivolta, nel quale la miseria affondi le proprie radici e trovi la propria espressività in un rituale primitivo e inconscio, che sconfina nella magia. Nasce così l'amore per ciò che è primitivo, pagano, nomade. Nasce così la nostra solidarietà per i gruppi umani, per le società primitive, di cui la moderna tecnologia ha sancito la degradazione e l'estinzione.
Prima di noi sono stati Trattisti: gli Indiani d'America, i popoli africani, gli aborigeni australiani, i popoli della protostoria andina.
Firmatari:
Claudio Bianchi, Luciano Cialente, Marco Fioramanti, Adalberto Magrini, Ubaldo Marciani, Sergio Salvatori (pittori); Marco Luci (videomaker)
Marco Fioramanti è nato a Roma l’11 febbraio 1954, è un artista italiano. La sua opera è caratterizzata dall'uso di differenti materiali verso un'idea totale dell'arte che mira al recupero dei segni, dei gesti, dei comportamenti e dei riti d'iniziazione delle culture extra-europee. « Ho sempre pensato che Fioramanti svelasse l'alone metafisico che avvolge ogni gesto quotidiano, anche quello più consueto; lui ci rivela lo stupore di scoprire pregnanti di significato tutte le azioni della nostra vita senza eccezioni. » (Gastone Bonsembiante da Marco Fioramanti 1983-2003 - Edizioni Jouvence)
ANNI ’70 Inizia l’attività artistica a metà degli anni ’70 con una grafica figurativa e l’elaborazione di tecniche incisorie. Nel 1979 si laurea in Ingegneria civile alla Università La Sapienza di Roma sotto la guida di Giorgio Croci con una tesi sperimentale sul consolidamento relativo ai dissesti statico-dinamici nei centri storici. Prosegue con studi di Estetica sulla percezione visiva con Pietro Montani ed Emilio Garroni e Antropologia culturale con Alberto Mario Cirese.
ANNI ’80 Co-redattore del Manifesto Trattista (o del primitivismo astratto), nel gennaio 1982 dà vita al Movimento omonimo. Lascia la professione per dedicarsi completamente alla pittura. Si trasferisce a Berlino Ovest dove apre al pubblico il suo atelier/galleria (TRATTISTAMBIENTE - Ansbacher Strasse 58). Nel 1985 realizza l'installazione con la Volkswagen contro il Muro. Stringe un sodalizio con Bruno Zevi il quale, interessato al trattismo nell'architettura, lo mette in contatto con Frei Otto a Stoccarda. Fonda il Gruppo Multimediale Trattista Berlin e, con il patrocinio del Senato alla Cultura di Berlino, realizza una tournée in Gran Bretagna che si conclude al Fringe Festival di Edimburgo. Prende inoltre parte al Theaterfestival di Monaco di Baviera. Nel 1986 crea il "Laboratorio Olduval" del Gruppo Trattista con una mostra itinerante e performativa (Stoccolma, Berlino Ovest, Roma, Napoli, Salerno e Algeri/I Biennale Internazionale di Arti Visive). Si trasferisce per un anno a Barcellona. Viene selezionato per la prima sessione dei "Giovani Artisti a Roma" all’Ex Borsa in Campo Boario (in commissione V.Apuleo, U.Attardi, F.D'Amico, G.Napoleone, S.Orienti, G.Porzano, G.Proietti, T.Scialoja, L.Trucchi, M.Volpi Orlandini). Nel 1988 soggiorna a New York dove elabora il rapporto totem/grattacielo e dove stringe amicizia con Anton Perich e col poeta tamil Indran Amirthanayagam.
ANNI ’90 In Thailandia avviene il primo contatto con l'Oriente. Inizia la pratica del Taijiquan e sottopone il suo corpo a una severa disciplina. Viaggia in Cina e in Tibet e comincia a lavorare la ceramica apprendendo l'alchimia degli smalti. Realizza un ciclo di lavori con l'intenzione di far dialogare culture e simbologie di matrice differente: il rosso ossido dei Nuer del Sudan e il bianco orientale dei giardini zen (graniglia di marmo di Carrara). Partecipa a una missione di ricerca sullo sciamanismo in Nepal, condotta da Romano Mastromattei (Università di Roma “Tor Vergata”). Soggiorna alcuni anni a Parigi, dove partecipa alla formazione del gruppo Cyber-Dada. Nel 1999-2000 sposta il suo studio in Portogallo, invitato dal Sindaco di Celorico da Beira a coordinare una serie di attività culturali.
Anni 2000 Dal 2001 si stabilisce definitivamente a Roma pur continuando a viaggiare e collaborare con artisti internazionali. Apre al pubblico il suo atelier di Monteverde e collabora con il Movimento di Pittura Clandestina. È invitato a esporre con una personale a Lisbona e Oporto (ciclo degli Acheropiti). Nel 2007 è nominato artista-curatore del Padiglione Italiano della XXIV Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Alessandria D'Egitto. Nel 2010 collabora a un film-documentario sulla storia di Anton Perich e The Factory di Andy Warhol. A New York stringe un sodalizio con Tony Vaccaro.
Nel 2007 crea e dirige NIGHT ITALIA, libro/rivista periodico, costola indipendente dell'omonima rivista newyorkese NIGHT, fondata nel 1978 da Anton Perich, pittore, video artista e fotografo per la rivista “Interview magazine” di Andy Warhol. NIGHT ITALIA nasce come progetto di comunicazione e informazione no profit, realizzato in forma volontaria da una serie di artisti e operatori i quali, dopo esperienze in varie discipline, hanno deciso di unirsi per contribuire a colmare il vuoto critico lacerante che si è andato formando nel sempre più diffuso conformismo culturale.
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