Leggo un articolo su Charles Moulin e il Convegno sul pittore francese (1869-1960) ad Isernia presso la Camera di Commercio sabato 13. E' già qualcosa! Mi tornano in mente gl'innumerevoli passi snocciolati tra Castelnuovo al Volturno e su per l'erta china di Monte Marrone, spesi nel tempo dal 1990 in poi, alla ricerca delle tracce della saggezza umana del Grande Vecchio. I ricordi di un tempo intenso s'accavallano ad altri ricordi fatti di fascinazione, stupore, densa poesia e malcelato disappunto. Non posso esimermi dopo 23 anni, dal dipanare l'intensa scaletta di promozioni, suggerimenti personali e azioni a favore del poeta del pastello: per lui, per il giusto riconoscimento di un grande saggio e gran pittore, per l'ampia valenza del suo messaggio umano.
Mi servii del progetto di un documentario per la Rai da girare in loco, "Il Canto della Montagna Rosa", per convincere il Sindaco dell'epoca a far rimettere in piedi il rifugio di Moulin, in modo fedele ai suoi disegni, che inviò nel 1919 a Lille alla sorella. Oggi lo ammetto: fu un pretesto! Per le riprese sul posto, avrei potuto adattare qualsiasi ricovero pastorale ancora integro, ma volevo fosse ricostruito proprio quello, per lasciare una testimonianza dell'artista, concreta, fruibile ai visitatori e agli escursionisti che poco sapevano di lui, delle sue opere, del suo messaggio -oggi più che mai- di pace e rispetto per la Natura e gli esseri viventi. Nel trentennale della morte (1960-1990), proprio quando la primavera si annuncia con tutta la sua potenza rigeneratrice, donai a Castelnuovo una mostra di foto di opere, scritti e articoli di giornali raccolti non solo a Castelnuovo, ma sparpagliati in giro per l'Italia. In quell'occasione conobbi l'amico Roberto Fiocca che ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare: quante riflessioni condividemmo negli anni! Ultimate le riprese, salutai tutti e mi ritirai per svariati giorni e notti nello stesso rifugio per assorbire in ogni infinitesimale cellula, in ogni respiro, palpito del cuore, l'essenza di un uomo e il suo messaggio; cibandomi come lui di erbe e radici, attingendo acqua alla sorgente, assimilando albe e tramonti, e su quel giaciglio, notti, notti indimenticabili…
Lasciai anche delle foto di Moulin (sparite!) e un quaderno che negli anni, è andato infittendosi di testimonianze e firme dei vari avventori, anche stranieri, colmi di gratitudine, ammaliati… Ma questi sono ricordi e quindi andiamo al dunque: il rifugio prima o poi, potrebbe crollare di nuovo a causa di infiltrazioni dal tetto e per una, due travi pericolosamente incrinate. Ne parlai qualche anno fa con il Sindaco e il Presidente del Parco Giuseppe Rossi, ma tutto è rimasto come prima e gl'inverni si succedono agli inverni, e la neve si accumula e pesa su quel fragile tetto! Son tornato su quei monti, come attratto da una calamita potente, dalle voci di allettanti sirene, e ho girato un altro documentario "Tutta la luce delle Mainarde" per Geo&geo, cercando di fermare la meraviglia cangiante della luce che tanto ha attratto il pittore e lo ha convinto a fermarsi in Molise sino a morire in questa terra. Le sue ossa raccolte in una cassetta, riposano nel cimitero di Castelnuovo. RIPROPONGO: perché non apportare nell'immediato alcune riparazioni al rifugio? Perché non tumulare i resti di Moulin in montagna o lungo il sentiero che porta lassù? Magari accanto ad un cippo, una statua stilizzata che ritrae il pittore all'opera? Perché non dedicare il sentiero all'artista intitolandolo a suo nome?
Credo sia finalmente giunto il tempo di un atto dovuto, concreto, una dimostrazione di gratitudine nei riguardi di un uomo che rinunciando a fama e onori, scelse la nostra regione per restarci per sempre! Una testimonianza e un esempio… Ciò ad evitare che i Convegni (pur necessari) si riducano soltanto in parole e autocelebrazioni. Come quelli sui tratturi, altra peculiare risorsa del Molise, da me percorsi in lungo e in largo in tempi insospetti per chilometri, con lo scopo di attirare l'attenzione su questi particolarissimi, unici tracciati storici, che continuano ad essere asfaltati, dati in concessione, cancellati, nonostante riconosciute, rigide norme di salvaguardia. Perché non fare uno sforzo? Perché rinviare ancora una volta? Accontentarsi del poco o niente? Perché non smentire il detto e stile di vita così consoni ai molisani, gente comune e politici: "Làssa stà u' 'munn cumm z' trova!" . Lascia stare il mondo come si trova…
di Pierluigi Giorgio
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