Si torna a parlare di arte e di riciclo alla Palladino Company. Una nuova mostra a tema apre mercoledì 3 aprile alle 19. Protagonista il molisano Paolo Emilio Greco di Montorio nei Frentani ma operativo a Campobasso dopo le esperienze scolastiche e universitarie rispettivamente a Modena e Foggia (laurea con lode all’Accademia di belle arti). Paolo ha 49 anni, il suo innato spirito artistico, la sua straordinaria sensibilità per l’ambiente e l’arte contemporanea, emergono finalmente appieno nell’open space dell’Azienda per le Arti di Campobasso in un contesto spazio-temporale denominato Ri_serve. In tutto una trentina di opere, sei gli assemblaggi che ridanno vita a oggetti abbandonati, scartati, trovati casualmente in cantina o in spiaggia, le altre sono singolari opere polimateriche in cui Greco sviluppa l’anticonvenzionalità di oggetti ormai desueti e cancellati dalla memoria e ne trae un elemento tutto nuovo. La funzionalità originaria del singolo pezzo di legno o del vestito dismesso viene manipolata intimamente in qualcos’altro, usando il filtro della creatività e donando al lavoro un senso di curiosità e di mistero che assai spesso lascia interdetto e piacevolmente sorpreso il fruitore. Disegnare un nuovo percorso a un oggetto inservibile è la missione di un artista che, dopo aver assimilato senza forzature i canoni propri dell’artista vero, si annuncia al pubblico come una statua cui viene tolto il velo. L’arte del riciclaggio è vissuta da Greco come una tappa necessaria dell’esistenza. L’esigenza di assimilare rapidamente ognuno nel proprio ambito territoriale, professionale e vitale i valori alla base del sistema ecologico mondiale rimette in gioco gli artisti e gli uomini che danno al tempo e alla materia viva un significato profondo che fa da contraltare al culto del possesso proprio di chi avidamente usa, abusa e getta via, intasando lo sfogo naturale di ogni cosa. ‘Cerco un’altra estetica possibile – spiega Greco – Riporto alla luce e riutilizzo oggetti apparentemente morti. Per esempio ferro, viti, chiodi, plastiche, vetro, stracci, pietre. E anche toner e vernici di scarto, pigmenti naturali, catrame liquido, spezie, che acquistano così un valore espressivo, ridiventano materia riscattati nella loro pura potenzialità espressiva. Nel processo di trasformazione lascio a vista le imperfezioni, le spaccature, gli strappi e le bruciature, trasformandoli piuttosto in flusso di sensazioni visive e tattili, nella possibilità di intravedere o scoprire il bello, o semplicemente innescare un altro punto di vista”. Il tentativo di Greco è insomma quello complicato ma necessario e affascinante di togliere erosione al tempo. Perché tutto ri-serve, tutto è ancora vivo e utile. (mc us)
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