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lunedì 28 febbraio 2011

Attraversamenti di Dante Gentile Lorusso

L’importanza del testo per la storia dell’arte del Molise e i nuovi orizzonti di ricerca che apre.


Presentato ufficialmente il 18 febbraio scorso il saggio di Dante Gentile Lorusso “Attraversamenti sulla cultura artistica nell’Ottocento molisano” è di fatto divenuto di già un testo fondamentale per chi volesse studiare l’arte del Molise. Si potrebbe riflettere sull’esistenza o meno di una “cultura artistica” in regione e sul legame tra arte e borghesia locale, come ha evidenziato durante il convegno lo storico Norberto Lombardi, ma queste ed altre domande sono proprie dello spirito di un testo che, configurandosi come prima analisi sistematica, ha il pregio di porsi quale punto fermo e stimolo per nuove ricerche e studi particolareggiati. L’impostazione del libro è un viaggio, cronologico, durante il diciannovesimo secolo alla ricerca di quegli artisti molisani che si sono distinti nel campo delle arti, trattati ognuno in capitoli separati con un ricchissimo apparato iconografico. Passando da pittori più noti, quali Pietro Saja, Pasquale de Curtis, Arnaldo de Lisio, ad artisti letteralmente dimenticati, Lorusso si dimostra un attento studioso nel reperire date e documenti d’archivio, nel presentare e analizzare opere attribuite, nel formare, infine, un quadro complessivo di incredibile spessore. Nella sezione “Tracce di presenze”, invece, inserisce tutti quegli artisti sui quali ha rinvenuto solo alcune date o frammenti sparsi, arricchendo così il quadro d’insieme. Dall’Introduzione emergono elementi importanti, utili per ricostruire il quadro storico: il profondo legame degli artisti molisani con l’Accademia di Napoli, la lungimiranza della Provincia di Molise che, grazie ad un sussidio, permetteva ai giovani più talentuosi di studiare nella capitale partenopea, il ruolo dell’artigianato artistico a Campobasso, in particolare dell’acciaio traforato rinomato in tutta Europa. Nelle pagine sugli artisti, invece, si possono leggere sprazzi di vita vissuta e interessanti aneddoti; si apprende di come Canova avesse elogiato la tela di Saja, “Vestale sepolta viva”, della misera fine di Leopoldo Grimaldi, del celebre Monumento ai caduti di Treviso, capolavoro di Arturo Stagliano. Si apprezzano opere che nulla hanno da invidiare con la produzione artistica nelle altre regioni, testimonianze di una terra di Molise non affatto arretrata culturalmente; certo si percepisce l’influenza napoletana, mentre gli studi accademici non aprono di certo verso la novità, ma la qualità pittorica ed esecutiva è eccellente. E in qualche artista la “molisanità” si riesce a cogliere. Tra i pregi del saggio segnalo la ricca documentazione archivistica frutto di uno studio durato tre anni, l’ottimo apparato iconografico, la sistematicità dell’analisi e l’utopico ma positivo tentativo di ricostruire un intero periodo storico che finora non aveva ricevuto la giusta analisi, restando sostanzialmente oscuro e insondabile; il confronto, non per niente avventato, va di certo fatto con testi capitali che hanno aperto la strada a nuove ricerche o fatto luce su periodi dimenticati; penso in particolare a “Officina ferrarese” di Longhi o a molte delle ricerche di Zeri. Tra le imperfezioni, se possiamo chiamarle tali vista l’importanza del testo, una certa disorganicità nella trattazione dei singoli artisti e un’introduzione forse troppo succinta vista la novità della ricerca. Il volume edito da Regia Edizioni, dalla bella veste grafica, è arricchito da numerose riproduzioni a colori di opere, molte delle quali inedite, che concorrono a rendere il testo uno strumento di documentazione e di studio unico nel suo genere, oltre che prezioso lavoro tipografico. Tale pubblicazione, infatti, sostenuta dalla Regione Molise, si colloca di fatto tra gli avvenimenti culturali più importanti dell’anno in quanto apre orizzonti di ricerca inediti che speriamo portino finalmente alla creazione di una galleria nazionale d’arte moderna.



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