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giovedì 3 agosto 2017

Migrazioni al Momu


La seconda edizione di Migrazioni, al Momu Molino Museo di Montenero Valcocchiara (Is)
apre sabato 5 agosto 2017 ore 18,00.

In un’epoca di grandi cambiamenti climatici, geofisici e sociali, di risorse condivise e frammentate tra nuovi paesi emergenti, la Land Art, corrente dell’arte concettuale, nata negli Stati Uniti negli anni ’70, è sempre più spesso caratterizzata dall’attenzione per la natura e dall’interesse per l’ecologia, che contraddistinguono la ricerca artistica nella sua relazione con il paesaggio. Tra le principali caratteristiche della Land Art, c’è quella di essere effimera e provvisoria. Una sorta di rituale mistico che sprigiona energia fisica e mentale e va ad impattare con la natura come in una danza simbiotica di fusione totale. Gli artisti parteciperanno alla rassegna con le loro opere pensate e realizzate site-specific, invadendo i giardini del Momu Molino Museo a Montenero Valcocchiara in Molise, un antico mulino restaurato e funzionante, e le zone limitrofe, attraverso installazioni tridimensionali, realizzate prevalentemente con materiali naturali reperiti in loco, biodegradabili, in totale sintonia con l’ambiente circostante.

Un percorso a cielo aperto, per scoprire la magia dell’arte e del paesaggio, attraverso opere collettive, individuali e performance. I lavori di Daniela Gorla e Maya Pacifico realizzati nel corso di una residenza artistica nel luogo, educano al confronto con la natura, offrono l’opportunità di scoprire nuove relazioni tra ambiente e comunità, rafforzano i legami che il territorio instaura con i suoi abitanti.
“La natura – spiega Pacifico – è un mistero per noi come noi siamo un mistero a noi stessi. L’analogia paradossale con la natura è la sensazione di tale mistero. Tale mistero si esprime in un senso di impenetrabilità. Nell’installazione intitolata A living book ho inserito il ramo di un albero inchiodando il libro alla terra e destinandolo alla trasformazione degli elementi che lo circondano. Con il passare del tempo le componenti del libro come oggetto si deterioreranno a contatto con gli agenti atmosferici creando una nuova scultura modellata solo dalla forza della natura”.
Nell’installazione site-specific di Gorla, invece, il luogo natale degli antichi utensili rurali è la Casa Madre e gli oggetti non sono mai lì per caso: osservarli appesi su pareti, accoglienti come oggetti museali, ordinati e classificati secondo un ordine di artigianale memoria, è come guardare i soggetti di un teatro ancestrale, mentre la Natura esterna, circostante alla Casa, è come una folla che attende dialoghi possibili, una moltitudine vivente di silenziose parole, profondi respiri e profumi. L’installazione intitolata MeMORY- Oggetti migranti prevede una contaminazione tra i confini, una migrazione di un oggetto rurale, collocato all’interno del Molino, verso l’esterno, “protetto”, avvolto in forme di reti a spirale, arcaiche come antichi simboli d’infinito, in dialogo con i fiori, l’erba e gli alberi, integrati nella Natura e tolti dall’alienazione di luoghi reclusi. Un ponte simbolico di forme tra la Terra e il Cielo.
Il progetto di Gorla e Pacifico, nell’ambito della seconda edizione di Land Art al Momu, intitolata MIGRAZIONI, a cura di Daniela Ricci, intende evidenziare “la relazione che intercorre tra l’io e il tu, tra il noi e gli altri, la natura e il cosmo infinito. Uscendo dal dominio dell’individualità narcisistica, le due artiste, interagiranno all’unisono, senza schemi prestabiliti, mettendo in campo le abilità pregresse, i frutti delle proprie ricerche artistiche, le poetiche e le scelte esistenziali. Si muoveranno intorno a intime corrispondenze, profonde convinzioni nate dall’idea di un’arte che arrivi ai sensi e quindi alle emozioni, che sussurri e non urli ai desideri inespressi, alla psiche e ai sogni, all’indicibile e all’invisibile, a quelle aree di essenza spesso sepolte. Un’arte anni luce lontana dalle grevi rappresentazioni dei mali contemporanei, che vuole porsi nello slancio utopistico di trascendenza, respirare aria in altri modi, mondi e possibilità di esistere”. La natura sarà guida e ispiratrice delle azioni creative e il prodotto di questa sinergia sboccerà come un fiore, il cui frutto sarà l’incontro tra le artiste e il pubblico nella verde magnificenza di un laboratorio artistico a cielo aperto. Scoprire che nel territorio dove viviamo esiste un mondo quasi invisibile ma così complesso ed importante per la nostra sussistenza ci rende tutti più consapevoli, responsabili e coscienti di doverlo proteggere e tutelare.
La mostra sarà allestita e visitabile fino a fine agosto 2017.
Il progetto ha ricevuto oltre il patrocinio della Regione Molise anche il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli.
Ufficio Stampa “Momu”

mercoledì 2 agosto 2017

terravecchiaventiquattro


terravecchiaventiquattro

installazione

2017

Massimo Palumbo & Michele Porsia

CASACALENDA_MOLISE   3 AGOSTO 2017   VIA TERRA VECCHIA


Pietro Corsi, uno degli scrittori italo-americani più noti nel panorama internazionale è di recente scomparso lasciando un vuoto incolmabile a Casacalenda, il paese delle radici, sradicate e ripiantate ogni estate, quando, “seguendo il sole”, trascorreva quattro mesi nella sua casa in “terravecchia” , la parte più antica del paese, forse la più bella.

Il 3 agosto 2017 lo scrittore avrebbe compiuto ottanta anni.

Massimo Palumbo e Michele Porsia,  hanno pensato di celebrare alle ore 21.30, al crepuscolo, questo compleanno mancato con un happening, un atto poetico, un'istallazione effimera che coinvolgerà la popolazione locale e gli amici d'oltremare. L’evento terminerà con un aperitivo offerto da Biosapori.

 “Via terravecchia è una via stretta, le macchine non possono passare: appartiene ai gatti e ai bambini che giocano tracciando talvolta dei segni con il gesso sull'acciottolato o traiettorie d'aria, tirando una palla da una parte all'altra. Appartiene a chi ama passeggiare nel pensiero. La porta di terravecchia è aperta, viene varcata dal vento di terra e più di rado dagli abitanti che preferiscono la parte ottocentesca del paese.

Questo homage a Pietro Corsi tenta di ricucire le smagliature di questa area con un atto di disperata vitalità. Le persone presenti potranno liberamente  citare stralci tratti dalle opere di Pietro Corsi, mentre da via terravecchia ventiquattro, cercheremo di ricostruire i percorsi, i discorsi, le tracce invisibili lasciate nei vicoli del borgo, le parole forse raccontate alle pietre, la narrativa degli sguardi delle finestre, i legami tra il trauma, l'abbandono e la cura. Prenderà una forma quella necessità di andare via e il bisogno di ritornare. La vita.”

Massimo Palumbo & Michele Porsia

Questi percorsi partiranno da via terravecchia 24

L’amministrazione Comunale di Casacalenda ha colto l'occasione per presentare alle ore 18.00 nella Galleria Libertucci, presso la sala “il filo di Achille Pace”, un concorso letterario dedicato a Pietro Corsi.

Iconico - Aniconico


Sabato 5 agosto alle 18, nella sede di Palazzo Maucieri a Bonefro sarà inaugurata la mostra di arte contemporanea "Iconico Aniconico Luigi Mastrangelo e Vincenzo Mascia". L’esposizione sarà aperta fino al 24 agosto e rientra nel calendario dell’estate di Bonefro.

LUIGI MASTRANGELO
Nasce nel 1958 a Santa Croce di Magliano. Si trasferisce a Bologna nel 1984. Numerose le mostre e le esperienze di ricerca dell’artista, costantemente legate ad una visione del tutto moderna di temi culturali classici e contemporanei e realizzate nelle tecniche più diverse, dalla pittura al mosaico al vetro. Mastrangelo è inserito fra le figure di spicco del movimento della pittura mediale di Gabriele Perretta. I suoi soggetti sono principalmente autoritratti edonistici, in forme e colori surreali, inseriti in contesti naturalistici o decorativi, che attingono spesso al mito ricreandolo modernamente. Fra le fonti d’ispirazione della sua originale ricerca la pittura preraffaellita e simbolista, ma anche l’immaginario New Age degli anni ottanta e l’estetica più attuale. Tra le mostre più significative a cui ha partecipato, ricordiamo ‘Il cangiante’ al Pac di Milano nel 1986, ‘Spunti di giovane arte italiana’ a cura di Corrado Levi a Milano e Madrid nel 1987, la personale alla Galleria Massari di Palazzo dei Diamanti a Ferrara nel 1988, ‘Icastica’ alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1994, nella stessa sede ‘Officina Italia’ a cura di Renato Barilli nel 1997 e ‘Arte italiana, ultimi quarant’anni – Pittura iconica’ a cura di Danilo Eccher e Dede Auregli nel 1997, ‘Codici virtuali’ a cura di Peter Weiermair e Alice Rubbini alla Salara di Bologna nel 2000.

VINCENZO MASCIA
Nasce nel 1957 a Santa Croce di Magliano, ove attualmente vive e lavora.
Artista e architetto si è formato negli anni Ottanta a Roma, allievo, nel corso di istituzioni di storia dell’arte della facoltà di Architettura di Valle Giulia, di Filiberto Menna, attento indagatore dei sistemi linguistici dell’arte contemporanea e teorico della pittura analitica. Fin dagli esordi la ricerca di Mascia si è indirizzata verso l’arte non figurativa, sulla scia di una naturale inclinazione per gli esiti del neoplasticismo olandese, delle Avanguardie russe, dell’arte concettuale e del Concretismo.
Il contatto con l’ambiente milanese, soprattutto con la Galleria Arte Struktura diretta da Anna Canali, ha favorito l’adesione al movimento Madì nel 1996, ed è proprio all’interno della galleria milanese, sede espositiva italiana del Madì, che nelle sue opere si è realizzata quella sintesi complessa tra istanza culturale del movimento, nato a Buenos Aires nel 1946 e la personale aspirazione a un’arte in grado di produrre oggetti con un’identità propria e indipendente dall’interpretazione mimetica o simbolica della realtà, oggetti estroflessi, articolati con incastri e geometrie insolite.
“Non mi sento pittore, designer piuttosto. I miei lavori li concepisco come prototipi di una produzione seriale.
Un oggetto di design è tanto più vero quanto più esso entra nella nostra quotidianità senza stravolgerla.
Nei miei lavori allo stesso modo ricerco la banalità.
L’oggetto accompagna la nostra vita con la sua anonima, muta e rassicurante presenza”.
Vincenzo Mascia, 1995
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