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martedì 19 dicembre 2017

Eroi Sanniti. La fotografia di Luigi Grassi


La mostra “Eroi Sanniti” del fotografo Luigi Grassi si inaugurerà
mercoledì 20 dicembre alle ore 10,00
presso la Sala Consiliare del Comune di Campobasso
e rimarrà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2018.

Eroi Sanniti. La fotografia di Luigi Grassi come strumento di valorizzazione culturale.
di Silvia Valente

Il lavoro di Luigi Grassi per il Museo Sannitico di Campobasso rappresenta un’occasione irrinunciabile di riflessione su alcuni dei temi più attuali in materia di valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. A stupire in questa operazione è la scelta degli strumenti impiegati per confezionare il prodotto finale, un condensato creativo meritevole di attenzione e riguardo per l’alto valore dei contenuti resi attraverso un linguaggio semplice e di immediata efficacia comunicativa. Sono questi, neanche a dirlo, i fondamenti dell’arte fotografica, il mezzo scelto da Grassi nel suo lavoro di rielaborazione iconografica di alcuni fra i più rappresentativi reperti archeologici conservati nel museo molisano. Fotografo affermato nel panorama artistico contemporaneo, Luigi Grassi mostra una naturale tensione alla ricerca, alla verifica intesa nella sua accezione scientifica. L’artista si muove con disinvoltura fra l’analogico e il digitale mostrando padronanza e conoscenza degli strumenti, misurando con attenzione le opportunità che i diversi mezzi suggeriscono e offrendo al suo pubblico i risultati dell’empatia mentale instaurata con la realtà oggetto d’indagine. La costruzione semantica dell’immagine è un processo che Grassi sviluppa lentamente, analizzando i dettagli, valutando le singole componenti che, in una buona fotografia, devono aver senso da sole e in relazione con il contesto. L’impatto estetico gioca un ruolo decisivo ed ogni elemento – tecnico o artistico che sia – è asservito alla forma che declina il contenuto.
Eroi Sanniti” rappresenta esattamente questo: l’impegno di un uomo che mette a servizio la propria creatività quale canale interpretativo di un passato risorto a nuova vita (artistica). L’installazione fotografica presenta, infatti, una serie di scatti dedicati agli elmi sanniti conservati nel museo archeologico di Campobasso che rappresenta indiscutibilmente una significativa testimonianza di vita trascorsa, quella stessa vita che Grassi ama definire “eroica”. In questo caso specifico la correlazione fra i termini “eroe” e “guerriero” – trattandosi evidentemente di elmi da guerra – passa in secondo piano in quanto all’artista non interessa nel modo più assoluto esaltare le qualità belliche dei paladini che furono; al contrario la visione di Grassi ricalca una linea interpretativa diversa che l’artista sta portando avanti da qualche tempo nella sua personale indagine. Si fa riferimento alla figura dell’eroe intesa nella sua duplice accezione tragica e romantica, lontana dunque dall’epica, dalla tradizione più squisitamente leggendaria. Luigi Grassi attualizza il concetto di eroe, parte dalla storia e dalle sue testimonianze più pregevoli per innescare una riflessione intima, profonda sul senso vero dell’appartenenza, seguendo romanticamente quel filo che agli avi ci lega, che a essi ci accomuna nel nostro moderno essere guerrieri. L’artista guarda con ammirazione al passato, ne esalta - attraverso la fotografia – bellezza e merito e guarda all’oggi costruendo un “ponte emotivo” che metta in relazione gli uomini d’un tempo con quelli di oggi, con i “suoi” eroi moderni. Sono gli uomini e le donne che vivono la sua contemporaneità, sono i protagonisti di una battaglia silenziosa e caparbia che si consuma ai margini del mondo, in una terra così tante volte dimenticata, maltrattata e svalutata. Gli eroi di Luigi combattono una condizione di cui non si sentono responsabili e, nel silenzio dilagante, ne accettano il conseguente e inconsapevole dolore.
Gli scatti proposti in questa mostra vogliono sottolineare anche questo e lo fanno “usando” la bellezza in un contesto – quello della fotografia archeologica – che presta (ragionevolmente) più attenzione al dato scientifico e/o documentale. L’artista parte dalla fotografia archeologica, trae beneficio dai suoi assiomi ( rigore dell’inquadratura, attenzione al soggetto, nitidezza dei particolari, uniformità nell’illuminazione, etc.) nel tentativo di documentare l’indagine ma, al contempo, non cade nella “trappola” della sterile riproduzione. Grassi non dimentica il suo pubblico, il potere della suggestione che solo da una rappresentazione “imperfetta” può scaturire. L’incompletezza tipica del reperto si fa incompiutezza narrativa, precisa volontà evocativa e non ermetica enunciazione. Il desiderio di esaltare le qualità estetiche degli elmi è evidente: gli scatti sembrano suggerirne la scomoda aderenza, l’ambizione di gloria, la celebra audacia che la storia riferisce; le raffinate cesellature e i rilievi catturati dalla luce lasciano emergere dettagli inconfondibili che stupiscono nella loro semplicità senza sacrificarne gli intenti autocelebrativi. C’è un’eco neoclassica nel lavoro di Grassi, intesa nel condivisibile desiderio di scoperta, nella pretesa identitaria e patriottica che attraverso il bianco e nero e fra le righe di un’infranta simmetria, dirompe nella vita dell’artista e negli occhi dei suoi spettatori. Grassi fotografa gli “eroi sanniti” e, facendolo, se ne impadronisce; non li tiene per sé ma, al contrario, li condivide, ne incrementa la conoscenza contribuendo – senza dubbio alcuno – alla promozione di un luogo e dei suoi beni.


Biografia
Luigi Grassi, nato a Campobasso nel 1985, si è specializzato in fotografia come linguaggio d’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Dal 2008 collabora con PrimoPiano Napoli, Galleria dedicata alla fotografia, al design e alla video arte. Nel 2012 comincia a frequentare Lab, il laboratorio irregolare di Antonio Biasiucci, dove s’impegna ad approfondire il proprio metodo di ricerca personale. Ha pubblicato la sua prima raccolta di poesia nel 2017, Nella brevità poggia meglio il cuore (edizioni Il Bene Comune) ISBN-978-8896068380. Attualmente è docente di grafica pubblicitaria, fotografia e discipline multimediali.

La mostra si potrà visitare:
Dal Lunedì al Venerdì 8,30-14 / 15,30-18,30
Sabato 8,30-14
Ingresso libero.

Contatti:

venerdì 15 dicembre 2017

Diapason. Vincenzo Merola e Alighiero Boetti a Bologna


Domenica 17 Dicembre 2017 alle ore 17.00, presso la Galleria Stefano Forni di Piazza Cavour 2 si inaugura la mostra Diapason. Vincenzo Merola e Alighiero Boetti a cura di Valerio Dehò. Una mostra personale del giovane artista molisano Vincenzo Merola in dialogo con alcune opere del maestro Boetti.

Il lavoro di Vincenzo Merola – scrive Valerio Dehò nel testo in catalogo - si articola lungo due direttrici ben delineate: il rapporto parola e immagine e una ricerca che porta l’arte a relazionarsi con l’universo delle regole atematiche e delle permutazioni, con l’aleatorietà e la ricerca di quella “casualità intelligente” che ha operato lungo tutto il corso del secolo scorso. Quando lavora con le parole segue il flusso della ricerca legata alla Poesia concreta da un lato, mentre dall’altro guarda al concettuale americano ma filtrato dall’ironia di Alighiero Boetti. La ricerca verbo-visiva esiste da troppi anni perché si possa esaurire in qualche generazione, anzi appare sempre di più un fenomeno strutturale della cultura, anche e soprattutto oggi in cui il linguaggio iconico e verbale sono fusi nell’idioletto digitale.
Merola ha presente le leggi del concretismo rendendole ancora più cariche di grafismi da una parte e di concettualità dall’altra. Cioè il testo non è tutto ma la sua scansione, l’articolazione delle singole lettere e la specularità che spesso raddoppia e moltiplica il sintagma verbale, fanno parte di un processo di codifica. Vi è la forza della sentence e la grazia di un’impostazione grafica che condivide con il mondo della comunicazione. Alighiero Boetti certamente è stato una dei grandi protagonisti della parola nell’arte anche nel recupero della scrittura e dei grafemi. La penna a biro usata come uno strumento per dipingere e disegnare probabilmente è una sua invenzione, tra le tante che ci ha regalato. E aveva capito, si pensi agli arazzi, che le parole formano un tappeto steso ai nostri occhi che invita a viaggiare e a muoversi con la mente. Merola riprende questa filosofia e la porta dentro una contemporaneità che è fatta di decorazione controllata dal linguaggio, il concettuale nudo e crudo ha smesso di mandare segnali di vita. Con lui si avverte da parte di un giovane artista l’esigenza di confrontarsi con la tradizione ma anche quella di andare avanti. La manualità diventa fondamentale, come la precisione dei segni e delle righe che gareggiano con i barcode e che rivelano la loro anima ossessiva di un vero e proprio esercizio di stile. Solo quando usa i timbri inchiostrati deroga alla fattualità del segno per approdare alla ripetitività del gesto. Ma anche qui ritornano gli addensamenti e le rarefazioni, il vuoto e il pieno in un ritmo di dissonanze e consonanze che è tutto visivo e coinvolgente. Merola gestisce le sue opere come partiture, le controlla e le affida al Caso come se non accettasse fino in fondo il proprio ruolo di artista-demiurgo. Si ferma prima, sulla soglia della decidibilità. Prima di entrare in conflitto con il suo ruolo creativo, ma accettandone le aporie.

martedì 12 dicembre 2017

Michele Peri | Valentino Robbio | Antonio Tramontano a Isernia



Collettiva di arte contemporanea
Michele Peri | Valentino Robbio | Antonio Tramontano 
A cura di Tommaso Evangelista
SCHEDA TECNICA
TITOLO: (S)Confini – Impressioni al margine
VERNISSAGE: 8 dicembre 2017- ore 18:30
ARTISTI: Michele Peri | Valentino Robbio | AntonioTramontano
ORARIO E GIORNI D’APERTURA: La mostra resterà aperta nei giorni di dicembre: 8-9-13-14-15-16-20-21-22-23-27-28-29-30; Gennaio: 3-4-5-6
FINISSAGE: 06 gennaio 2017 alle ore 18:30
LOCALITÀ: Spazio Cent8anta-Galleria d’arte, cultura e società, Corso Marcelli 180 Isernia

Dall’otto dicembre al 6 gennaio, l’associazione culturale Le Cose, insieme allo Spazio Arte Petrecca, con il patrocinio del Comune di Isernia, propone al pubblico un’importante collettiva di arte contemporanea di tre artisti della provincia di Isernia, già presentata a Campobasso nello spazio espositivo l’A.r.a.t.r.o. dell’Università degli studi del Molise e curata da Lorenzo Canova e Piernicola Maria di Iorio e Tommaso Evangelista.

Durante la mostra, intitolata «(S)Confini-Impressini dal margine», saranno esposte opere di Michele Peri, Valentino Robbio e Antonio Tramontano, tre personalità conosciute e affermate nel panorama dell’arte regionale e nazionale. L’esposizione, patrocinata dal Comune di Isernia, avrà luogo nello Spazio Cent8anta.
L’ingresso è gratuito.

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Le eterogenee ricerche dei tre artisti molisani, Peri, Robbio e Tramontano, tra pittura, installazione e fotografia, indagano la dimensione virtuale del margine inteso quale luogo vitale della forma. La costruzione del senso che avviene sul limite di questo confine indefinito comporta un perenne scarto tra visibile e velato, ovvero un senso precario della presenza. La chiusura (incondizionata) dei confini dell’opera d’arte subisce piccole crisi che si svolgono sui margini della rappresentazione. Se limite della forma e limite dello spazio costituiscono il limite dell’opera, ovvero il confine entro il quale si definisce l’oggetto-idea, l’opposizione al margine, inteso anche come frontiera estetica, determina una sorta di lavoro sul continuum (tempo/spazio/memoria). I concetti di transitività e riflessività sono indagati in relazione alla rappresentazione la quale, quando mostra la propria struttura e sutura, rende palese e vitale la condizione di confine. La collettiva è un invito pertanto alla contemplazione dell’inutile, dello (s)confine, della materia che si fa ricordo e corrode lo spazio dello spettacolo attraverso l’indagine scomposta della fine. Nelle opere assistiamo così ad un’interruzione, allo scorrere di ambienti fuori controllo che imitano fughe e ritorni, ad una celata tensione del creare, un cambio di prospettive, uno scioperìo.

Peri lavora con strutture instabili, nella ricerca di una memoria archetipica che diventi impressione di forma e al contempo organismo astratto e auto significante. Opera per moduli, investigando il tempo e il cosmo, impostando le fondamenta di un edificio virtuale del quale percepiamo la struttura ma mai il suo organismo. Le installazioni diventano miti di fondazione nel rapporto che crea tra ordine terrestre, spazio vitale e tempo ciclico. L’utilizzo di precisi punti cardinali, di snodi e simboli/segnali determina una dimensione interna, intima, quasi di orazione ma, se si riporta questo simbolismo statico ad una forma “dinamica”, aumentata temporalmente, si nota come il momento interno delle sue sculture diventa moto di rivoluzione, riflesso del mondo materiale attraverso forme primigenie. Allo stesso momento il blocco delle storie, il loro ancoraggio a supporti precari (mobili) e allo spazio espositivo, diviene trasmutazione della memoria di questo secolo nel “secolo futuro”. Nelle opere di Peri ogni punto di superficie può essere preso per centro del mondo, per veicolo di salvezza, nell’irraggiamento caotico di tutte le direttrici, nella ricerca modulare e compositiva, quasi naturale, di un confine che comprende un’idea aumentata dello spazio, orientato non verso un nucleo lacerato bensì verso il limite, la periferia dello sguardo, l’estremità dello spazio e dell’istante, la soglia.

Tramontano ricerca l’espansione cromatica, oltre i limiti del supporto, indagando il colore percepito come elemento ambientale e di volume. Non dimenticando che l’istante è una misura di natura spaziale la sua ricerca pittorica è studiata in modo tale da risultare in armonia con il ritmo delle pennellate (e delle velature), e quindi dell’esistenza. Le tele sono una caduta dell’energia nel tempo e formano grandi cicli (quasi stagionali) caratterizzati da atmosfera e luce, saturi di “storie”, nei quali il tentativo di riassorbire forme celate e lacerate nella dimensione immateriale del dipinto, rivestite da una manifestazione fluttuante e celeste, comporta un perenne misurarsi con la variazione e il mutamento. L’artista riscatta l’istante nel ricercare una rappresentazione che renda tangibile sequenze visive osservate dalle estremità di uno spazio in movimento, corrispondente cromatico della vita emotiva, del momento opportuno. Dal chiarore dei lumi nasce un ritmo elementare, intermittente, irregolare, una conoscenza delle cose invisibili, un’illuminazione del mondo che principia da una precisa gamma cromatica e, rarefacendo l’atmosfera dello spazio interiore, crea una luce minerale, purificata, soprannaturale. C’è questa resistenza che sparge segni vitali e ovunque ristabilisce il disordine dell’arte, c’è questa opposizione chiamata poesia che, invisibile e essenziale, vaga e vagante, esaurisce una durata assolutamente pura.

Robbio analizza il senso del reale attraverso uno sguardo ironico e sfuggente il quale si propone come naturale rispecchiamento dei fenomeni ma in realtà dimostra una visione antinaturalistica e liminare della storia. La memoria diventa forma viva mentre l’artista indaga nell’immagine un contenuto manchevole e simbolico. Il risultato è un’icona polivalente e stratificata che collega diversi ordini della realtà ed esprime, attraverso l’aforisma, la citazione, il riverbero, un’invisibile monumentalità. Il suo fine non è quello della semplice traduzione ma del trascendere il visibile attraverso un sottile gioco di influenze e inferenze il quale diventa flusso magmatico per mostrare una decadenza dei costumi e delle forme. Il forzato simbolismo non fa che materializzare una realtà nascosta: la pietra, il grasso, il buco, il conflitto tra natura organica e astrazione virtuale, il tentativo di una rivelazione primitiva. La costruzione per conflitto rivela presenza mitiche, evocate dalle fotografie allucinate, ultimi sguardi che il passato ci comunica per via abbagliata e contorta. L’ironica presa di distanza, il modello di critica sociale e di identità, il dato storico riconfigurato, ci indicano allora una dimensione complessa, legata al margine del corpo e all’eros quale istinto primario di comunicazione che eccede i vincoli.

La collettiva si vuol porre in linea di continuità con due storiche mostre organizzate nel capoluogo molisano negli anni Ottanta, curate da Massimo Bignardi: “Il perimetro del vento” e “I margini del segno”, entrambe incentrate sull’idea di una rappresentazione espansa e sulla decostruzione dello spazio. Di tali esperienze, legata fortemente al contesto molisano il quale usciva -una prima volta- fuori dai suoi confini con una proposta criticamente strutturata, rimane in collettiva, quale legame e memoria, il lavoro di Peri il quale si arricchisce delle ricerche cromatiche di Tramontano e delle tensioni vitali di Robbio. È il tentativo del territorio di ripensare all’idea di gruppo e di ricerca condivisa, ad una proposta coerente capace di dialogare fuori dai limiti regionali, è la poesia del luogo che si fa canto accorato nel raccontarci attraverso spazi e segni liminari un’idea di rifugio e di eco, con suono insistente come quello della cicala.

p.s. [Il frinio delle cicale è prodotto da due ossicini che sfregano su una membrana, tra lo sterno e l’addome. È un richiamo amoroso, lo producono i maschi, serve a comunicare la propria posizione alla femmina. Se non avviene l’accoppiamento, la cicala continua a cantare fino a frantumarsi la membrana, gli organi interni scoppiano e rimane solo l’involucro della cicala morta a seccarsi ai piedi degli alberi]

Tommaso Evangelista






Foto Massimo Palmieri

Andreas Zampella DINAMICHE


Andreas Zampella
DINAMICHE

a cura di
Lorenzo Canova e Piernicola Maria Di Iorio

Inaugurazione 23 novembre 2017 ore 18.00

Aratro inaugura la terza mostra stagionale con la personale di Andreas Zampella (Salerno, 1989). Le opere presenti in mostra rappresentano l'ultima fase della sua produzione, un universo sensibile in cui l'identità, labile e in continua evoluzione, si identifica nel concetto di divenire, e nello specifico del processo che porta dall’idea alla realtà.
I lavori esposti, raffigurano le più recenti indagini affrontate dall’artista sulle dinamiche relative alle condizioni personali - dalle incertezze derivanti dal vivere il presente alla necessità/obbligatorietà delle relazioni. Una fase che rappresenta un momento di riflessione all’interno del progetto Bèllìco, un percorso ampio e stratificato che Zampella conduce da diversi anni.

Dinamiche è la sintesi, è un conflitto che si genera tra respiri e muri, uomo e natura, quella condizione necessaria per andare avanti, per poter sopravvivere, è la costante riflessione che pervade la coscienza dell'artista e lo pone dinanzi a nuovi interrogativi. Il respiro, elemento che ricorre ossessivo in queste opere attraverso una trasposizione vorticosa, geometrica e vivente degli “addomi”, diventa per Zampella l'espressione matematica dell’universo vivente; un codice pittorico senza tempo, in apparenza statico ma che invece naturalmente si tramuta in altro. L'ombelico è un fotogramma ripetibile all’infinito che scandisce il tempo delle azioni e delle emozioni; un elemento monotono, omogeneo, piatto, statico, uniforme. Come lo definisce Annalisa Ferraro “diviene un’entità autonoma, con cui l’artista dà vita a un organo che respira [….] e che vive nell’estremo ma con l' inconsapevole bisogno di rimpossessarsi del proprio tempo”.
All’esigenza del respiro, ai movimenti ciclici e costanti degli ombelichi si contrappone il bisogno della creazione naturale e necessaria del muro, inteso come identità di confine in cui il conflitto implode generando violenza; una forma mai razionale che porta alla consapevolezza delle proprie emozioni. Una barriera quella del muro che, nonostante tutto, è percepita come luogo della sicurezza.
È da questi elementi che Zampella elabora la propria poetica, la carta e la terracotta i testimoni di questo processo
Gli ombelichi seriali e la carta si trasformano in una texture affascinante e pazientemente ottenuta. Un percorso che è prima vortice emozionale individuale; poi relazione sociale, dove traspare l'indifferenza dell’individuo senza interazione e compromessi; infine tetto, luogo di protezione e sicurezza, in cui elaboriamo e proiettiamo le nostre riflessioni ed il nostro agire.
La terracotta invece, da materiale fragile si trasforma in pittura leggera e organica, che riporta l'attenzione sul contraddittorio rapporto tra uomo e natura. I gesti rapidi ed incisivi dell’artista la plasmano in un fondale ideale, un palcoscenico dove respiri e muri si concretizzano. Una relazione dinamica che è fenomeno sociale ed umano totale; è il modo con cui l’uomo è sulla terra, un modo con cui si appropria e significa il mondo oggettivo.

ARATRO- archivio delle arti elettroniche- museo laboratorio di arte contemporanea 2° piano- 2° edificio polifunzionale, Università del Molise, via De Sanctis 86100 Campobasso Info: + 39 3385912482- + 39 3331530974;
aratrounimol@gmail.com Facebook: Galleria Gino Marotta- Aratro Università del Molise
Dal 23 novembre al 20 dicembre 2017; dal lunedì al venerdì per appuntamento

Piero Mottola - VOICES conferenza-concerto


Piero Mottola

VOICES conferenza-concerto

introduzione di Lorenzo Canova
esecuzione di tre composizioni per coro a 24 voci:
Voices, 2016
passeggiata emozionale di voci di differenti culture
Chinese Voices, 2017
passeggiata emozionale di voci orientali
Risvegli, 2017
passeggiata emozionale di voci dell'Università del Molise
interpreti: coro di 24 voci dell’Università del Molise diretto da Gennaro Continillo
Delegato del Rettore per le attività coreutiche d’Ateneo Prof. Giuseppe Maiorano

Il progetto VOICES è una ricerca sperimentale itinerante rivolta ad indagare le potenzialità evocative e musicali della voce umana di persone comuni in diverse aree geografiche del nostro pianeta. 
La ricerca, tuttora in corso, è stata realizzata con la collaborazione di studenti universitari cinesi, iraniani, spagnoli, italiani, polacchi, sudamericani, tedeschi e svolta presso le sedi delle Università di Valencia, Lisbona, Cosenza, Campobasso, Tenerife, Roma, Santiago del Cile, Lipsia, Varsavia, Pechino, alla Grande Muraglia e Città Proibita. 

Alle persone è stato chiesto di associare a 10 parametri emozionali - paura, angoscia, agitazione, collera, tristezza, stupore, eccitazione, piacere, gioia, calma - suoni e rumori prodotti esclusivamente con la voce e con il proprio corpo. I 1000 frammenti sonori ottenuti sono stati catalogati e utilizzati per la costruzione di composizioni non contemplative e presentate nel 2016 in ambienti sonori con il sistema multicanale automatico di passeggiate emozionali Autocorrelatore acustico alla IV Biennale Italia Cina ad Art District
798 di Pechino e, al Museo d’arte contemporanea MAC di Santiago del Cile.
Con le stesse sonorità sono state costruite le partiture per coro con 16, 32 e 64 voci VOICES (2016), utilizzando suoni della voce provenienti da diverse culture e, CHINESE VOICES (2017) con suoni della voce esclusivamente orientali.

La poetica e la metodologia di ricerca delle due composizioni è stata introdotta da Attilio Scarpellini su Rai Radio Tre “Qui Comincia” (17 marzo 2016) in occasione di “Libere associazioni di voci comuni a 10 parametri emozionali” al Museo d’arte contemporanea Macro di Roma.
VOICES è stata eseguita per la prima volta dal coro dell’Istituto Superiore EAC Escuela de Actores de Canarias e da un coro di studenti del Beijing Institute of Graphic Communication.
CHINESE VOICES è stata eseguita il 22 giugno al Museo d’arte contemporanea di Macro di Roma - nell’ambito della mostra collettiva “Visioni geometriche. Opere dalla collezione del Macro” a cura di Antonia Arconti e Daniela Vasta – in prima esecuzione assoluta dal coro del Workshop “Ornamento e Musica Relazionale” dell’Accademia di Belle Arti di Roma, diretto da Piero Mottola e, dal coro dell’Università del Molise, diretto da Gennaro Continillo.

Entrambe le composizioni sono state pensate come “un’onda sonora relazionale” che raggiunge nel tempo, senza ripetersi mai, il massimo conflitto emozionale partendo dai minimi valori e con un aumento progressivo del tempo di accadimento degli eventi sonori. La composizione vive delle molteplici e complesse relazioni ottenute sperimentalmente con la “Mappa a 10 emozioni”. 
Da ciascuna emozione è possibile iniziare una passeggiata virtuale dove il valore 1 corrisponde alla
minima distanza e il valore 9 alla massima distanza emozionale.
Il visitatore percepirà una “nuvola sonora” eterogenea composta da voci associate alle emozioni, rumori e suoni del corpo umano, talvolta riconoscibili e talvolta modificati dalla compresenza di più voci che si rinforzano generando addensamenti tonali e dissonanti, e in altri casi, verso la conclusione, si oppongono generando un inedito conflitto emozionale a più voci contrapposte e con un contenuto sempre più riconoscibile.

Scopo dell’opera è invitare il fruitore ad una progressiva immersione psicofisica nel flusso sonoro per la produzione di un immaginario originale, personale e profondo.

L’ascolto dell’opera sonora verrà integrato, in un momento diverso, da una lezione / conferenza che avrà come argomento le ricerche sull’arte relazionale, a partire dagli esperimenti e dai metodi avanzati dall’avanguardia storica futurista, fino alla individuazione di una mappa emozionale, concepita dall’autore nel 1994 sulla base e nell’ambito del metodo sperimentale eventualista, nella quale interagiscono suoni, colori ed emozioni.


Piero Mottola
Artista e musicista sperimentale. Docente di Sound Design, Accademia di Belle Arti di Roma.
Dal 1988 studia la soggettività e la libera interpretazione del fruitore a strutture visive e sonore attraverso esperimenti e misurazioni. I risultati di tali ricerche sono stati pubblicati nel libro Passeggiate emozionali, dal rumore alla Musica Relazionale, presentato in diverse Università italiane e internazionali e nell’ambito di trasmissioni culturali della radiotelevisione nazionale italiana, Rai Uno, Rai Radio Tre e Radio Cultura Argentina. 
Tali ricerche sono state presentate anche in diverse istituzioni museali internazionali: Fiac-Grand Palais Parigi (1992); Palazzo Esposizioni di Roma (1993); Artissima Lingotto Fiere Torino (1994); Hochschule für Musik und Theater di Lipsia (2011 e 2014); 54. Biennale Arte di Venezia (2011); XI Biennale Arte de L’Avana (2012); Galleria OltreDimore Art Basel, Basilea (2012); II Biennale Cina-Italia a Pechino (2013) e Torino (2015); IV Biennale della Fine del Mondo in Cile (2015); Mamba, Museo Arte Moderno di Buenos Aires (2013); Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2013); Macro, Museo d’arte contemporanea di Roma (1999, 2015, 2017); Museo Hermann Nitsch-Fondazione Morra di Napoli (2009 e 2015); Museo MAC di Santiago del Cile (2016); IV Biennale Cina-Italia a Pechino (2016); Beijing Institute of Graphic Communication (2017); Istituto di Cultura Italiano di Pechino (2017); Miami River Art Fair (2017).

Ferm-ARTI. Collettiva all'Auditorium di Isernia




DMAKE- STUDIO INTERDISCIPLINARE DI ARCHITETTURA, ARTE E DESIGN
 

PRESENTA

Ferm-ARTI. L'arte contro il femminicidio 

Ferm-ARTI. L'arte contro il femminicidio’ è fermarsi a contemplare l’arte come gesto di purificazione o denuncia per scuotere gli animi della popolazione contro la violenza sulle donne. È l’obbiettivo dell’evento promosso a Isernia da dMake, lo studio interdisciplinare di architettura, arte e design di Roma in collaborazione con la graphic designer Michela Lombardi(graphic designer). In questa data Isernia parteciperà a ’25 Novembre - Stop Violence Against Womensesta edizione’, il progetto artistico di Street Art, fortemente voluto dall'Assessore alla Cultura Eugenio Kniahynicki, dal Consigliere Comunale Nicola Moscato e dallo studio dMake, con cui Memorie Urbane celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, unendosi alla campagna di sensibilizzazione sul tema promossa dalle Nazioni Unite. Quest’anno, il portavoce dell’impegno di Memorie Urbane, sarà Alaniz, artista argentino, che dal 16 al 26 novembre realizzerà nei comuni di Fondi, Terracina, Minturno, Isernia e Pontinia cinque splendidi murales dedicati alle donne, in un contesto mondiale inasprito dalle ultime vicende, dove il tema della violenza fisica e psicologica sulle donne è tornato a essere un fatto di strettissima attualità, forse mai come ora.

Dal 25 novembre (fino al 29 dicembre) nel padiglione espositivo dell’Auditorium Unità d’Italia, prenderà il via Ferm-ARTI L'arte contro il femminicidio’ l’esposizione di venti artisti del panorama locale e nazionale che si sono messi a disposizione al fine di lasciare un segno forte attraverso l'arte. Con un faro sempre acceso sulle donne attraverso un cartellone artistico-culturale patrocinato dall’Amministrazione Comunale di Isernia, la Camera di Commercio del Molise,  l’Associazione ‘Ti amo da morire’ e l’Ordine degli Architetti di Isernia: sotto la lente di ingrandimento, il tema della violenza sulle donne sarà approfondito con due incontri a cura di ‘Ti amo da morire onlus’ e la dottoressa Maria Giuditta Lembo, rispettivamente il 17 e 22 dicembre alle ore diciotto; contributi musicali di grande spessore con Marilin and the Wilwood Flowers (25 novembre), Lino Rufo (il 17 dicembre) e Frida Neri(29 dicembre) e teatro con un monologo di Asia Franceschelli (9 dicembre). Si conclude il 29 dicembre con la presentazione del catalogo.

 “La bellezza di questo evento è stata proprio nella coalizione tra tutte le parti al fine di trasmettere un messaggio importante e diffondere cultura – spiega l’Architettto Rosamaria Faralli, referente molisana dello studio dMake promotore dell’evento - In questa occasione l’ARTE viene intesa come strumento per sviluppare una maggiore presa di coscienza nei confronti di un fenomeno così tragicamente diffuso nel nostro paese per il quale è inevitabile pretendere una risposta non solo
giudiziaria ma anche culturale ed educativa”. L’evento è in collaborazione con numerose associazioni della città: a partire dal prezioso contributo e patrocinio di “Ti amo da morire onlus,” associazione nata per perseguire finalità di solidarietà sociale nei confronti delle persone svantaggiate: attraverso uno “Sportello dʼAscolto Legale e/o Psicologico” fornisce consulenze qualificate e supporto tecnico da parte di avvocati, psicologi, sociologi e assistenti sociali (numero verde 800-642328) e promotrice, per l’occasione, di una tavola rotonda prevista domenica 17 dicembre alle ore 18:00 dal titolo ‘Contro il femminicidio e la violenza di genere’.

Hanno partecipato, con un supporto tecnico, anche le seguenti associazioni:
Molisanissimo, Spazio Cent8anta - Galleria d'arte, cultura e società, Le Cose-Associazione Culturale, Promozione Donna e Cartello Cultura Preistoris.

“Come sempre – sottolinea Rosamaria Faralli - gli artisti, capaci di recepire e soprattutto comunicare attraverso un canale privilegiato con l’anima dell’osservatore, riescono a svegliare le coscienze. Per questo motivo, nelle giornate dal 18 al 20 novembre, sempre presso l'Auditorium, sarà realizzato un murales dall'artista Argentino Alaniz, mirato a promuovere la lotta contro la violenza sulle donne che verrà dedicato dall’Amministrazione Comunale al ricordo di

Stefania Cancelliere con una targa”.

Lo staff ringrazia tutte le persone che hanno dato il loro contributo agli eventi, gli artisti, i patrocini, i partners e gli sponsor senza i quali questo evento non sarebbe stato possibile.

Un ringraziamento va anche a tutte le associazioni culturali operanti sul territorio molisano che hanno allestito la sala dell’Auditorium nel corso degli anni con il loro lavoro su progetti per la comunità.







SCHEDA TECNICA  Ferm-ARTI

TITOLO: Ferm-ARTI, L'arte contro il femminicidio
VERNISSAGE: 25 novembre 2017-
ore 17:00
ARTISTI: Gaetano Accettulli | Sara Bernabucci | Paolo Borrelli | Elio Castellana | Tiziana
Cera Rosco | Stefano Cirillo | Angelo Colagrossi | Mariagrazia Colasanto | dMake | Danilo Di
Nucci | FaRo Image | Valerio Galeone | Silvio Giordano | KICK | Mauro Magni | Francesco
Petrone | Maria Michela Pizzi | Ilaria Primerano | Sara Quida | Alberto Timossi
PERIODO: La mostra resterà aperta nei giorni di giovedì, venerdì sabato e domenica, dalle 18:00
alle 21:00, e nei giorni 26, 27, 28 e 29 dicembre (24 e 25 chiusi)
FINISSAGE: 29 dicembre 2017 alle ore 21:00
LOCALITÀ: Isernia, Auditorium Unità d’Italia, Padiglione espositivo, via Giovanni XXIII
 
CARTELLONE EVENTI
Dal 18 novembre al 29 dicembre 2017 18-19- 20 NOVEMBRE intervento artistico di qualificazione
sul muro dell’Auditorium ad opera dell’artista argentino ALANIZ NIZ (Via Giovanni XXIII).
SABATO 25 NOVEMBRE 
INAUGURAZIONE E PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA E DEL  MURALES ore 17:00.
Intervengono:
Amministratori Comune di Isernia,
Rosamaria Faralli 
(Cofondatrice dMake e promotore dell’evento),
Serenella Sestito (Presidente ‘Ti Amo Da Morire).
A seguire SPETTACOLO MUSICALE
con Marilin and the Wilwood Flowers
SABATO 9 DICEMBRE 
ore 18:00 monologo teatrale con Asia Franceschelli
DOMENICA 17 DICEMBRE 
ore 18:00 ‘Contro il femminicidio e la violenza di genere’. Incontro con l’Associazione “Ti amo da morire onlus”.
Tavola rotonda con:
Serenella Sestito (Presidente ‘Ti amo 
da morire’),
Sara Nini (Presidente A. Ig. A. Isernia),
Francesca Capozza (Psicologa e Criminologa).

In sala, l’avv. Maria Fanelli, segretaria e tesoriera dell’Ass. ‘Ti amo da morire’, fornirà delucidazioni a quanti sentiranno la necessità di approfondire l’argomento in termini legali.
A seguire SPETTACOLO MUSICALE
con Lino Rufo -Canzoni contro la violenza
VENERDÌ 22 DICEMBRE 
Ore 18:00 Conferenza “Violenza di genere”: la situazione in Molise tra normativa e interventi di prevenzione sul territorio”
a cura della Dott.ssa Maria Giuditta Lembo
 
VENERDÌ 29 DICEMBRE 
FINISSAGE E SALUTI Ore 17:00 
Intervengono:
Amministratori Comune di Isernia,
Michela Lombardi (Progetto grafico evento Ferm-ARTI)

Presentazione del catalogo 
pubblicato da Terzo Millennio editore-Sigma studio)
 
A seguire SPETTACOLO MUSICALE
con Frida Neri  “La Bellezza salverà il mondo: dove la violenza nasce dall’incapacità di esprimere, l’arte viene a liberare appassionatamente”.


Ufficio stampa Per l’occasione
Donato Giannini
(Le Cose Associazione Culturale-Spazio Cent8anta)

Tina Modotti - fotografa e rivoluzionaria


GALLERIA SPAZIO IMMAGINE, IN MOSTRA LE FOTO DI TINA MODOTTI
“Tina Modotti - Fotografa e rivoluzionaria” è il titolo della mostra che si terrà a Campobasso dal 15 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018 negli spazi di via Persichillo, 1. 
Inaugura il 15 dicembre alle 18 nella Galleria Spazio Immagine di Campobasso “Tina Modotti - Fotografa e rivoluzionaria”, mostra fotografica a cura di Reinhard Schultz (Galleria Bilderwelt di Berlino) portata in città dall’associazione culturale Centro per la Fotografia Vivian Maier.
Negli spazi di via Persichillo, 1 sarà mostrato un vasto repertorio fotografico arricchito da testimonianze originali quali le lettere di corrispondenza fra la Modotti e la madre e fra l’artista ed Edward Weston, uno fra i fotografi americani più importanti nella prima metà del Novecento. Fra i documenti esposti, anche materiale politico attraverso cui sarà possibile ricostruire le tappe fondamentali della vita pubblica e privata della “fotografa combattente”, così come veniva definita dal compagno Vittorio Vidali (documenti tratti dall’archivio Tina Modotti di Christiane Barckhausen-canale).
Il progetto nasce dall’idea di diffondere e far conoscere, attraverso una raccolta esclusiva, l’esperienza di cui è stata protagonista Tina Modotti nello scenario di fine anni Venti tra Italia e Stati Uniti d’America. Un progetto ambizioso che mira a dar voce a un capitolo importante nella cultura della fotografia.
Tina Modotti (Udine, 1896 - Città del Messico, 1942) è stata una delle più importanti fotografe della prima metà del XX secolo, oltre ad attrice e attivista politica. Musa di Pablo Neruda e modella di pittori messicani come Diego Rivera, Frida Kahlo e David Alfaro Siqueiros, le sue opere fotografiche sono esposte nei più importanti musei del mondo, tra cui l’International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York) e la Library of Congress di Washington.

orario di apertura: Dal Martedì al Venerdì dalle 18:00 alle 20:30
Sabato e Domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 18:00 alle 20:30
In orari e giorni diversi è possibile prenotare una visita su appuntamento.
Ingresso Libero

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