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lunedì 30 giugno 2014

Il volto del '900 molisano


Castello Pandone e la festa della Madonna delle Grazie

Chiesa Madonna delle Grazie dal castello
In occasione della popolare festa della Madonna delle Grazie, il Castello Pandone, con il Museo Nazionale del Molise, sarà aperto dalle 20.00 alle 24.00 mercoledì 2 luglio 2014.
Il pubblico potrà accedere al Castello Pandone sia dall’ingresso principale verso la piazza del Castello, sia dall’ingresso di via delle Mura Ciclopiche verso la chiesa rupestre della Madonna delle Grazie.
L’iniziativa è svolta in collaborazione con il Comune di Venafro, la Parrocchia di San Simeone e l’Associazione Nazionale Carabinieri – Volontariato sezione di Venafro.




giovedì 26 giugno 2014

Pettinicchi - Quel poeta del dolore che dipingeva con rabbia


Nel 1993 Giuseppe Tabasso incontrò Antonio Pettinicchi, suo vecchio compagno di studi, e gli dedicò questo incisivo ritratto apparso sul mensile "Molise". Lo riproponiamo ai nostri lettori. Fonte PrimaPaginaMolise

Esattamente trent'anni fa, autunno 1963, Antonio Pettinicchi, pittore molisano di Lucito, appese al chiodo pennelli, cavalletto e tavolozza e smise di dipingere. Aveva 38 anni, era nel pieno della sua potenza espressiva, l'uso dei colori non aveva segreti per lui, poteva fare tutto: decise di non fare più nulla. 
Antonio Pettinicchi è, paradossalmente, il più molisano e il meno molisano dei nostri pittori. Si esprime meglio in dialetto, sta bene (si fa per dire) solo nel Molise e il solo pensiero di partire, anche per poche ore, gli dà il panico. Si trova a suo agio solo con la sua gente, è diffidente con i "borghesi" e con il loro linguaggio, nel suo "studio" campobassano (squallida stanzetta di uno squallido edificio moderno) non esiste una sola sedia e lui stesso dipinge all'impiedi ossessionato dall'idea che vi si possa "fare salotto". 
Dipinge solo gente e scenari molisani, ha bandito nature morte e fiori (ma riconosce che "anche un fiore può essere un oggetto drammatico"). Ha illustrato le tre cantiche di Dante - forse il suo lavoro più impegnativo - e nel ˇParadisoˇ, insieme a Caravaggio, Gauguin, Van Gogh e all'adorato Mahler, ci ha messo i suoi contadini (oltre ad un suo figlio morto). Nel suo Inferno i contadini sono assenti, vi figurano solo borghesi, molti politici, burocrati, anche pittori, personaggi in vista, sui cui nomi si lascia scappare una sarcastica confidenza (poi, però, se ne pente e mi vincola al giuramento di non rivelarli).
Il suo mondo rimane sempre e ossessivamente il Molise. Per capire Trivisonno si deve conoscere Giotto e Michelangelo, per capire Marotta si deve amare De Chirico e Bernini: non si capisce Pettinicchi se non si capisce il Molise. Scarano raccontava il Molise al mondo, Pettinicchi racconta (con rabbia) il mondo al Molise. Ma certi suoi dipinti, come quelli sul bombardamento di Isernia o sulla strage di Fornelli - le sue "Guerniche" molisane - sono racconti di valenza universale.
Chi gli stava più vicino diede poco peso alla decisione di gettare alle ortiche i pennelli: si pensò a un bisogno di "ricaricare le batterie", a una delle sue "mattane", a un passeggero momento di crisi, a una fase di stanca e perfino di pigrizia. Si trattava, invece, di un vero e proprio suicidio artistico, un atto d'intransigenza esistenziale, il karakiri del Pettinicchi più "facile" e più felice di sé, l'estinzione del Pettinicchi "tonale". Pettinicchi versus Pettinicchi. 
La sua "morte apparente" durò fino al 1973: dieci lunghi anni durante i quali il l'artista sopravvisse a se stesso insegnando disegno e storia dell'arte proprio nelle aule di quell'istituto magistrale di Campobasso dove negli anni ‘40 egli, povero studente di estrazione contadina, ebbe come suo primo insegnante di disegno Amedeo Trivisonno. Dieci anni di silenzio totale e di buio artistico. 
Poi la fulminante riapparizione. Ma quello che torna sulla scena artistica molisana è un Pettinicchi annichilito, sconvolto, lacerato. Atonale. Maledetto. I suoi dipinti sono urla di rabbia, di passione, di rancore, di amore e orrore del presente: un'esplosione non più trattenuta, un tormento senza estasi.
"I miei quadri - mi dice - sono tragedia, luce e odori, sì anche gli odori che perdi in un attimo possono essere tragedia".
E di tragedia è atrocemente segnata la sua vita privata, familiare, una nicchia oscura in cui non è assolutamente consentito far capolino, ma che Pettinicchi, artista di origini e cultura contadina e dunque incapace di understatement e metafore, finisce tuttavia col "denudare" nei suoi dipinti. 
Nel terribile "Autoritratto in un paesaggio nevoso" si esibisce letteralmente "sviscerato" (lui stesso di definisce personaggio "squartato"); il colore dei suoi occhi penetranti, azzurrissimi, non si rifletterà mai più nei suoi cieli minacciosi, tempestosi; i suoi "paesaggi" sembrano incubi dipinti con un bisturi che li 
seziona e accartoccia in un rincorrersi di frane e crepacci. 
Castellino sul Biferno, la cui sopravvivenza è minacciata da una frana e dove Antonio ha una casetta, è il suo spettrale paese-simbolo, più volte ricorrente nei suoi quadri. E in uno di essi - "La banda suona la Va di Mahler a Castellino" - c'è l'altro ossessivo mito artistico di Pettinicchi: Gustav Mahler e la Sinfonia no 5, il cui primo movimento, non a caso, ha un tempo di marcia funebre. 
"L'arte non è rassicurante - mi dice - perché dovrebbe esserlo la mia?" Gli chiedo: "Sei credente ?" Mi guarda, poi risponde: "Purtroppo!"
Chissà se un giorno, la vecchiaia, la saggezza, il distacco dalle cose della vita potranno mai placare questo suo conflittuale rapporto col mondo. Chissà se potremo mai vedere un terzo Pettinicchi che approda alle sponde della rassegnazione, se non della serenità. Chissà se alla fine del suo tormento ci sarà un pò d'estasi. La domanda è senza risposta. Antonio si stringe nelle spalle, abbozza quel suo nevrotico sorriso-ghigno e strizza quei suoi occhi azzurri acciaio per togliere qualsiasi illusione, come per dire "ma che ne sapete del dolore...".

mercoledì 25 giugno 2014

E' morto il maestro Antonio Pettinicchi

E' morto il pittore Antonio Pettinicchi nato a Lucito nel 1925, uno dei più importanti artisti molisani del secondo Novecento.

la famiglia d'italia che parte per il belgio sul treno di termoli

martedì 24 giugno 2014

Eventualisti a Campobasso

Da sinistra Tommaso Evangelista, Vincenzo Merola, Sergio Lombardo, Miriam Mirolla, Dionigi Mattia Gagliardi, Gianna Muller, Luigi Pagliarini, Claudio Greco


lunedì 23 giugno 2014

Contro la chiusura della biblioteca Albino di Campobasso



La Provincia di Campobasso dal 2000 ha affidato a ditte esterne la gestione dei servizi al pubblico della Biblioteca provinciale "P. Albino". Gli ultimi affidamenti risalgono al 2010 per i servizi di base e al 2011 per la gestione della Mediateca provinciale. I due contratti, a fine 2013, sono stati prorogati dalla Provincia di Campobasso prima fino a fine febbraio, poi fino a fine giugno 2014.

La Provincia di Campobasso, oggi, sia per ragioni di bilancio, sia per ragioni legate alla riforma elaborata dal ministro Graziano Del Rio, la quale prevede che tali enti perdano alcune funzioni e fra queste proprio quelle in ambito culturale, è ormai impossibilitata a sostenere economicamente tali servizi.

Della questione, già da alcuni mesi, è stata interessata la Regione Molise, soprattutto in ragione dell’imminente scadenza del termine entro il quale tale ente si dovrà pronunciare in merito alla previsionione del Decreto “riordina province”.

Entro settembre 2014 la Regione Molise, così come prevede il Decreto Del Rio, alla pari di tutte le altre regioni d’Italia, dovrà decidere a chi spetteranno le competenze in ambito culturale e la gestione di enti come la Biblioteca Albino. Biblioteche, musei, ecc., ed altre istituzioni provinciali se ritenuti di interesse sovracomunale potrebbero passare in gestione alle regioni, altrimenti passeranno ai comuni.

Intanto però, la gestione dei servizi della Biblioteca provinciale di Campobasso "P. Albino", se non interverranno nuovi ed immediati provvedimenti, non potrà più essere garantita secondo le modalità portate avanti fino ad oggi.

Per cui, con D. D. 1041 del 23/06/2014), dal primo di luglio è prevista la chiusura al pubblico della stessa biblioteca e già dal 23 giugno si dispone:

1. LA SOSPENSIONE DEL PRESTITO LOCALE;
2. LA SOSPENSIONE DEL PRESTITO INTERBIBLIOTECARIO;
3. IL RECUPERO IMMEDIATO DEI MATERIALI LIBRARI ATTUALMENTE IN PRESTITO;
4. LA SOSPENSIONE DELLA CONCESSIONE DELLA SALA CONFERENZE.

Se sopraggiungeranno novità in merito, informeremo prontamente tutti i nostri utenti.

IL DIRETTORE DELLA BIBLIOTECA PROVINCIALE
Dr. Vincenzo Lombardi

Campobasso 23/06/2014

venerdì 20 giugno 2014

Coscienza Anestetica. Ipotesi sottrattiva per un'arte relazionale


“COSCIENZA ANESTETICA”
Ipotesi sottrattiva per un’arte relazionale


Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise
Direzione generale Paesaggio Belle Arti Architettura e Arti Contemporanee
Soprintendenza per i beni archeologici del Molise

Presentano

Coscienza anestetica
Ipotesi sottrattiva per un’arte relazionale

A cura di Tommaso Evangelista

21 giugno – 20 luglio 2014

Museo Sannitico, Campobasso
Palazzo Mazzarotta, Via A. Chiarizia n. 10

Tutti i giorni 09:00-13:30, 14:00-17:30

Inaugurazione domenica 22 giugno ore 16.00

Artisti
Michele Boccamazzo, Carlo Colli, Gianmaria De Lisio, Paola Ferraris, Dionigi Mattia Gagliardi, Roberto Galeotti, Claudio Greco, Giuliano Lombardo, Sergio Lombardo, Salvo Nostrato, Vincenzo Merola, Miriam Mirolla, Piero Mottola, Luigi Pagliarini, Angelo Ricciardi, Gian Maria Tosatti, Carlo Santoro, Ivana Volpe

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Il Museo Provinciale Sannitico di Campobasso ospita la collettiva d’arte contemporanea dal titolo Coscienza anestetica. Ipotesi sottrattiva per un’arte relazionale. L’esposizione, curata dal critico Tommaso Evangelista, inaugurerà domenica 22 giugno nelle tre nuove sale del Museo sistemate ed inaugurate per l’occasione e segna per la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise, dopo il restauro delle opere storiche del Premio Termoli, una significativa e rilevante apertura al contemporaneo con un progetto curatoriale dal preciso taglio teorico e sperimentale. Archeologia e ricerca sono pertanto chiamate a relazionarsi negli splendidi spazi di Palazzo Mazzarotta, sottolineando come un dialogo, anche per contrasto, possa essere attuato. Pertanto va dato merito alla Soprintendenza di aver voluto affrontare, con coraggio, un’esposizione complessa e ricca di implicazioni. Boccamazzo, Colli, De Lisio, Ferraris, Galeotti, Greco, G. Lombardo, S. Lombardo, Nostrato, Merola, Mirolla, Mottola, Pagliarini, Ricciardi, Tosatti, Santoro, Volpe gli artisti invitati. Tra di loro cinque, Michele Boccamazzo, Gianmaria De Lisio, Vincenzo Merola, Salvo Nostrato e Ivana Volpe, sono molisani con diverse significative esperienze fuori regione. Di particolare rilevanza la presenza di Sergio Lombardo con una Mappa di Heawood e due disegni di pavimenti stocastici. Psicologo e artista, Lombardo dirige dal 1977 il Centro Studi Jartrakor di Roma e dal 1979 la Rivista di Psicologia dell’Arte. Il suo percorso artistico ha avuto avvio nei primi anni Sessanta con l’esperienza della Nuova Scuola Romana di Piazza del Popolo, mentre alla fine degli anni Sessanta ha partecipato al gruppo che gravitava intorno alla galleria La Salita, dove ha esposto con Burri, Fontana e Manzoni. Nei primi anni Settanta ha fondato a Roma il Centro Studi Jatrakor, dando avvio al movimento artistico eventualista e dedicandosi per tutto il decennio a sperimentazioni nel campo della psicologia percettiva applicata all’arte. Dal 1980 lavora a una serie pittorica, incentrata su algoritmi matematici e programmi di randomizzazione, definita “pittura stocastica”. Una sala del percorso espositivo, quindi, sarà dedicata proprio all’esperienza del gruppo eventualista (attualmente formato da Paola Ferraris, Roberto Galeotti, Claudio Greco, Giuliano Lombardo, Sergio Lombardo, Miriam Mirolla, Piero Mottola, Luigi Pagliarini e Carlo Santoro), che per l’occasione presenterà un’unica installazione inedita di taglio documentario, con progetti, testi e fotografie, nella quale ogni artista ha sintetizzato, in due tavole, la propria personale ricerca nel solco della Teoria Eventualista. Carlo Colli, Angelo Ricciardi e Gian Maria Tosatti chiudono l’elenco degli artisti invitati con tre opere dalla forte carica relazionale e sperimentale. Dopo una preview per la stampa prevista per la mattina di venerdì 20 giugno, la collettiva inaugurerà domenica 22 giugno e sarà arricchita nel cortile del museo dall’installazione sonora di Ivana Volpe, la quale mapperà con dei registratori il centro storico di Campobasso, e dall’esperimento di Kinect Art di Salvo Nostrato, il quale analizzerà un preciso spazio del Museo Sannitico trasformandolo in un luogo praticabile e sonoro e presenterà, insieme all’installazione, una performance di danza contemporanea.

La condizione anestetica del titolo si configura come percorso praticabile, nel campo della sperimentazione sui nuovi linguaggi, per uscire dall’impasse del postmoderno, in cui la livellazione delle manifestazioni creative ha comportato lo sdoganamento e il riutilizzo, fino alla saturazione, di molte pratiche storiche desunte dalle avanguardie e accettate come meri formalismi. La dimensione aleatoria dell’opera d’arte “aperta” deve superare l’estetica del flusso: non deve cercare il caos della materia e delle sensazioni, né tantomeno deve porsi come liberazione degli istinti, bensì, proprio per il perenne rapporto/scambio con il fruitore, deve ricercare un’etica interna. Il rapporto con il pubblico pensato per la collettiva, quindi, non va inteso come commercio anarchico di sensazioni, ma va guidato attraverso determinati stimoli. L’importanza dello stimolo diventa fondamentale nella creazione di un’opera. I lavori presentati in mostra sono stati scelti per la loro portata teorica e narrativa, per lo studio e la ricerca, per la tendenza alla documentalità come atto linguistico e per il tentativo di affermazione di una visione costruttiva, quasi scientifica. Quella che emerge è una riflessione sull’interazione, nel senso più ampio e immateriale, tra le intenzioni dell’autore e le possibilità determinate dal pubblico e dagli eventi. Il racconto interno, interpretato come svolgimento strutturato di un orizzonte di senso, deve evitare la banalità della soglia per privilegiare l’analisi. Alla fantasia e al sublime si sostituisce, pertanto, un incontro con la specificità di ogni fenomeno. Il richiamo alla dimensione (an)estetica comporterà anche un’incursione nel solco provocatorio del rifiuto, riducendo al minimo l’invadenza della componente puramente visiva dell’opera per un recupero del segno e dello spazio, della vertigine della lista e del flusso dell’informazione.

Il concept della collettiva è sostanzialmente un dialogo generazionale tra gli artisti del gruppo eventualista, oggi l’ultima vera avanguardia in Italia, e giovani nel cui lavoro siano rintracciabili concetti estetici derivati dall’avanguardia storica e poi ripresi e sistematizzati in un’ottica che intende l’eventualismo come movimento operante e produttivo: minimalità, astinenza espressiva, strutturalità, spontaneità, interattività. Si cercherà di attivare una riflessione sulla crisi dei criteri estetici tradizionali in un luogo periferico, il territorio molisano, per segnare attraverso una forte impronta curatoriale lo spazio già fortemente storicizzato del Museo Sannitico.

Tommaso Evangelista
curatore

Carlo Colli


Gianmaria De Lisio

Ivana Volpe

Gian Maria Tosatti

Vincenzo Merola




Forme dal Fuoco - Scultura all'Officina Solare


FORME DAL FUOCO
MASSIMO ANTONELLI / NINO BARONE / MICHELE CARAFA / CLEOFINO CASOLINO

a cura di Gioia Cativa

21 GIUGNO / 3 LUGLIO 2014

Inaugurazione sabato 21 giugno 2014
Ingresso libero
Apertura tutti i giorni ore 19.00 / 21.00

Officina Solare Gallery
Via Marconi, 2 Termoli


Presentazione

“Abbiamo tutti una vita interiore.
Tutti sentiamo di far parte di un mondo e nello stesso
tempo di esserne esiliati. Bruciamo tutti nel fuoco
delle nostre esistenze. Abbiamo bisogno delle parole
per esprimere ciò che abbiamo dentro.”
(Paul Auster)


“Forme dal fuoco” è una collettiva d'arte dal duplice significato: in virtù delle opere esposte al pubblico, ovvero piccole e medie sculture in terracotta. Da un lato, possiamo intendere il titolo da un punto di vista prettamente letterale, potremmo pensare ai manufatti di terracotta come il risultato finale di un processo di lavorazione che termina con la cottura nei forni ad altissime temperature: dal fuoco si generano quelle forme che osserviamo davanti a noi e che possiamo apprezzare. È la forza primordiale del fuoco, che avvolge le stesse, le forgia, le rende indistruttibili e tangibili quanto artisticamente uniche. La fiamma è vista come una mano creatrice che plasma e dona vita alla creatività degli artisti, di coloro che ideano e si affidano al fuoco per creare.
Da un punto di vista, invece, più metafisico, empatico o filosofico, il fuoco nell'arte ha rappresentato e, forse, rappresenta tutt'ora nel contemporaneo la forza purificatrice, quel simbolo di cambiamento e rinnovamento nel segno della distruzione e della rinascita. Nel secondo dopoguerra, l'arte conosce le combustioni di Alberto Burri, il suo studio del fuoco direttamente sull'opera, le sensazioni che si scatenano da essa, accompagnata dalla convinzione che non sia simbolo di distruzione, bensì l'annuncio di qualcosa di nuovo, che diventa una vera e propria forma di purificazione, soprattutto nelle performances degli anni '70. Allo stesso tempo, il fuoco diviene una di quelle immagini simboliche sempre più ricche ed articolate della contraddizione umana: protesa verso il nuovo, alla scoperta e al progresso ma allo stesso tempo incapace di dominare realmente con la ragione e con la scienza le forze più profonde della natura. Qui nella collettiva “Forme dal fuoco” vogliamo “leggere” la creazione di queste opere attraverso una visione metafisica, osservando un sentimentalismo ed una spiritualità che si esterna, si appropria di forme nuove per emanciparsi, liberarsi e venire fuori, rendendosi, così, comprensibile all'occhio profano.

La fiamma che arde, prende forma nelle sculture di Cleofino Casolino, dove la donna diviene quasi protagonista assoluta. Assistiamo ad una spontaneità delle forme espresse, in questo caso, con una semplice manifattura , ma che possiede e sprigiona una forte emotività. Casolino rappresenta un vulcano di creatività in continua produzione, un tumulto che si racchiude in queste terracotte presentate alla mostra: sono momenti e sensazioni dell'artista catturati nella materia. In questi lavori assistiamo all'esaltazione della femminilità nelle sue molteplici e tormentate forme , dalla voluttuosità alle tensioni delle stesse: corpi che si tendono, che si piegano su sé stessi,volti carichi di pathos, dolori che lacerano l'anima. È la drammaticità dei suoi contasti interiori.

Nino Barone, con una serie di piccole sculture vivacemente colorate, pone l'accento su un tema delicato ma quanto mai attuale: la salute dell'ambiente e la salvaguardia di specie (uccelli) a rischio estinzione. Forme particolarmente accentuate, richiamano alla mente uccelli esotici, caratterizzati da una vivida gamma cromatica. La terracotta viene lavorata in queste forme piccole ma armoniche e dipinte con cura dei dettagli. Siamo di fronte alle ispirazioni di Barone che prendono forma, alla sua fiamma artistica che si materializza in questi pregiati lavori, i quali diventano la sua testimonianza, la sua presa di coscienza di una natura sempre più debole ma distruttiva allo stesso tempo, dell'operato dell'uomo che inficia su di essa ed altera un equilibrio millenario. Osserviamo le sue emozioni realizzate artisticamente e prendiamo atto della sua indubbia capacità di lavorare, con eleganza ed armoniosità, i più diversi materiali e supporti.

Anche Massimo Antonelli ci permette di entrare nel suo immaginario sociale, se cosi lo possiamo definire, attraverso una “grattugia”in terracotta: l'oggetto è una metafora dell'artista per parlare di una società vuota, che è annichilita e annichilisce l'uomo attraverso enormi difficoltà, ingiustizie e dolori. Ci troviamo davanti ad un'opera “graffiante”, sinonimo di una vita che ci graffia, ci ferisce ma allo stesso tempo ci fortifica. Lo stesso Antonelli sostiene “ (…) i buchi sono gli eventi tristi. È la vita che ti gratta dentro:” l'arte contemporanea è, dunque, quella monumentalità e quella bellezza estetica “invisibile”, racchiusa all'interno di un comune oggetto. Assistiamo ad una scultura di recupero che, da un punto di vista estetico, si avvicina molto al ready- made, in quanto osserviamo un oggetto comune prefabbricato o realizzato con un materiale diverso dalla sua natura. Isolato dal suo contesto funzionale, dunque, decontestualizzato e contestualizzato nuovamente in seguito alle scelte dell'artista. L'autore “regala”una percezione diversa ed una visione analitica dell'oggetto, in quanto, possiamo osservare la scarnificazione dello stesso attraverso i tagli, le fessure ed i fori. Attraverso questa forma, Antonelli, manifesta il suo fuoco, quel grido di disapprovazione reincarnato nelle grattugie.

Come sosteneva Dewey nel suo “Art and Experience”l'arte non è un posto dove si incontrano solamente le sensazioni, ma diventa la creazione di qualcosa di nuovo, una nuova esperienza, ed è quello che fa anche Michele Carafa con la sua scultura “mi vuoi sposare?”. Un' artista che lavora con diversi materiali, dalla terracotta al polimaterico, in una ricerca plastica continua che culmina in sculture che uniscono spiritualità e una gestione dello spazio anche da un punto di vista geometrico. Una profonda religiosità pervade attraverso le forme plasmate da Carafa, si respira serenità, un senso di pace interiore che in “Mi vuoi sposare?”è dato dalle mani raccolte al petto, gesto che indica la nostra libertà, la possibilità attraverso il libero arbitrio di scegliere il meglio, godendo, di conseguenza, di uno stato di beatitudine. L'artista lavora dando forma ad una armoniosa plasticità, le varie componenti si sublimano in una perfetta unicità: è un assemblaggio che non conosce “interruzioni”, è un continuum di linee che aderiscono fra loro e sottolineano un momento di grande emozione ed evidenziano la capacità dell'artista di cogliere stati d'animo forti, che “ardono”, “imprigionandoli” nei suoi lavori.

Gioia Cativa

lunedì 16 giugno 2014

Il fu Mattia Bazar


Invito presentazione libro:
"Il fu Mattia Bazar"
Cosmo Iannone Editore
Interverranno le autrici Antonella Presutti e Licia Vigliardi
Martedì 17 giugno, ore 18.00
Biblioteca Comunale Santa Maria delle Monache, Isernia

mercoledì 4 giugno 2014

Capistrellarte 2014



Capistrellarte 2014

Anche quest'anno la manifestazione Capistrellarte IV - Festa dell'arte in memoria dell'amico Ugo Bellucci, mostra - concerto dell'Istituto comprensivo di Capistrello, che si inaugura venerdì 6 giugno 2014 , dà seguito al progetto artistico culturale che porto ormai avanti da anni, che è inserito nel Piano dell'Offerta Formativa (Progetto Novecento) e che vede i nostri alunni come attori protagonisti, messi a confronto con artisti contemporanei per realizzare uno scambio vero, attivo e costruttivo, di colori, di forme, di segni, di esperienze individuali e collettive. Voglio sottolineare in questa breve nota come un gruppo nutrito di ragazzi riesce a rendere omaggio - attraverso elaborati, tele, manufatti - all'arte moderna e contemporanea, attraverso la propria interpretazione di opere passate alla storia dell'arte. Rende omaggio anche agli artisti invitati, italiani e stranieri, che documentano in modo significativo la loro presenza nel contesto delle ricerche messe in campo proprio a partire dal Novecento, secolo che ha visto l'Italia al centro del mondo dell'arte con il Futurismo che ancora oggi trasmette il proprio alito di cambiamento. Capistrellarte vuole riaprire con forza il dibattito del fare artistico nel nostro comprensorio, nella Marsica e nella Valle Roveto, territorio che ha vissuto in prima persona, in passato, manifestazioni artistiche che hanno lasciato il segno nella memoria della gente e della storia tutta. Capistrellarte vuole rendere partecipe tutta la cittadinanza ma soprattutto i ragazzi, per una consapevole crescita e per una completa realizzazione critica, intellettuale e culturale, per meglio approfondire la conoscenza delle cose del mondo ma soprattutto del sé. 

Scuola Media A.B.Sabin, Capistrello
Dirig. Scolastico Prof. Fabiana Iacovitti

CAPISTRELLARTE 2014
Di / Mostrando
Mostra di Arti visive
in memoria di Ugo Bellucci 
a cura di Mauro Rea

Testi di Mariella Colonna e Tommaso Evangelista


ARTISTI
Lino Alviani
Sergio Angeli
Nino Barone
Domenico Colantoni
Mario Costantini
Giovanni Giancarlo Costanzo
Giuliano Cotelessa
Fabio Scipioni De Santis
Dino De Vecchis
Rossano Maria di Cicco Morra
Donato Di Poce
Peppe Esposito
Arianna Fiore
Sergio Gabriele
Bruno La Pietra
Fausto Leonio
Luciano Lupoletti
Enrico Manera
Gian Ruggero Manzoni
Umberto Mastroianni
Cinzia Mastropaolo
Manuela Mazzini
Achille Pace
Maya Pacifico
Ciro Palladino
Mario Patriarca
Michele Peri
Mauro Rea
Leonardo Santoli
Mario Serra
Linda Smith
Marco Terroni

Catalogo © 2014 Marea servizi per L’Arte
In copertina
Immagine realizzata dagli allievi della scuola Media A. B. Sabin di Capistrello (AQ)
Referenze fotografiche degli artisti
Progettazione e impaginazione
Morra Art & Design - Pescara - www.morrarte.it

Con il Patrocinio
Comune di Capistrello
Marea Servizi per l’Arte
Pro loco di Capistrello

dal 6 al 21 giugno 2014
inaugurazione venerdì 6 giugno ore 10,30



domenica 1 giugno 2014

White Noise - Personale di Anna Di Fusco all'Auditorium di Isernia




“WHITE NOISE”
Personale di Anna Di Fusco


Comune di ISERNIA
Assessorato alla cultura

Presentano

WHITE NOISE
Opere di Anna Di Fusco

a cura di Tommaso Evangelista

dal 6 al 15 giugno 2014

Ala B Auditorium “Unità d’Italia”, Corso Risorgimento, 221, Isernia
Inaugurazione venerdì 6 giugno ore 18.00

Apertura tutti i giorni ore 17.30-20.00 

Espone per la prima volta nella sua regione la pittrice Anna Di Fusco, originaria di Sesto Campano ma residente da diversi anni a Roma. Dopo le importanti affermazioni artistiche nella capitale, su tutte la personale a Palazzo Odescalchi curata dalla critica Barbara Martusciello, presenterà negli scenari “underground” dell’ala B dell’Auditorium di Isernia una selezione di opere a monocromo, in parte inedite, a testimonianza della sua particolare ricerca sulla forma e sul colore, in quello che è stato definito per lei un “viaggio sentimentale nell’astrazione”. Partendo dal concetto di White noise (rumore di fondo) l’artista ha indagato nei lavori le potenzialità della materia in relazione all’utilizzo di limitati colori, nel tentativo di un’evidenza del segno e del gesto sulla superficie. Il colore bianco diventa un silenzioso linguaggio espressivo, dall’intima forza evocativa, come il nero suggerisce ipotesi materiche e il rosso dinamiche vitali, il tutto indagato da una lettura profonda e suggestiva della superficie. Come ha scritto di lei Bianca Attolico, tra le più importanti collezioniste romane e signora dell’arte, «Con Anna DI Fusco c’è questa leggerezza e lucentezza. Anche nei quadri neri non c’è mai malinconia, c’è luce sempre che dona ai nostri occhi serenità e preziosità. I rossi, i gialli, gli azzurri, i neri sono voli nel cielo perché i riflessi e la forza che hanno diventano guizzi». Più semplicemente l’artista scrive di sé: «Ora mi sto concentrando sul materico che è sempre stata la mia passione, il colore non mi basta più. È come se io stessa fossi fatta a strati e avessi dunque bisogno di tirarli via».


Estratto dal testo critico in catalogo White noise. Ipotesi monocromatiche di Anna Di Fusco

[…] Le opere di Di Fusco, alla luce di tante ed eterogenee influenze, sembrano vivere tra la sensualità materica e barbara di Burri e l’invisibile ricerca di spirito di Fontana, il quale aveva adottato una materialità liberata da qualsiasi atomo realista per mostrare una natura invisibile e celata oltre la superficie. Per l’artista di origini molisane, proveniente da eccellenti prove pittoriche di superamento delle tensioni costruttive, il bianco su bianco degli ultimi lavori è un significativo punto di arrivo nella riuscita rappresentazione di un silenzioso annullamento di tutte le forme adoperate finora. La materia pittorica si compenetra col supporto, compattandosi in costruzioni ritmiche e irregolari ricche di tensioni prospettiche che si percepiscono nelle ombre solide degli spessori. Emerge una spazialità nuova, sensibile al vuoto, dove il tocco della pittrice diventa fenomeno ottico complesso e la tela un tempo sospeso, come la pausa di un rumore. ”. Il bianco assoluto, come il silenzio, non esiste e tutta la pittura monocroma di Di Fusco cerca di suggerire delle impressioni ambientali ed armoniche ricavate dalla totalità del reale. I lavaggi di colori, gli accostamenti tono su tono, le spatolate e l’uso evidente della traccia, che parrebbero indirizzare verso una pittura d’azione, cercano di modulare gli ambienti in attimi e pause poiché l’intento dell’artista è quello di decorare con i gesti le misure personali, lasciando all’evocazione quella freschezza naturalistica alla quale si arriva per lenta comparazione. Una declinazione della leggerezza e il tentativo di ricomposizione del piano pittorico, ormai saturato dalla materia e per questo in perenne disvelamento attraverso i segni e le tracce lasciate dalla pittrice. L’intento è proprio quello di somministrare al fruitore frammenti sonori, ovvero quel rumore di fondo capace di colorare la vita e senza il quale tutto si perderebbe in un vuoto inquieto. Ma soprattutto c’è il colore, analizzato e sperimentato nella tridimensionalità dell’impasto cromatico, nella sua risonanza interna di sintesi […]
Tommaso Evangelista


ANNA DI FUSCO
nasce a Sesto Campano (IS) e si trasferisce a Roma dove si laurea in Lingue e letterature straniere e dove attualmente vive e lavora sperimentando la pittura.

Mostre recenti

2010
“Dalle stalle alle stelle”. Galleria Arte e pensieri, via Ostilia 3, Roma
2011
“New economy a Natale: la Borsa nera”, Galleria Arte e pensieri, via Ostilia 3, Roma
2012
“Sarà tre volte Natale (e festa tutto l’anno)”, Galleria arte e pensieri, via Ostilia 3, Roma
2013
“House show”, personale con open studio, Roma
“Urbis et Artis”, collettiva, Università del Serafico, Roma
“Exibition”, collettiva, Tusenhjemmut, Badoo, Norvegia
2014
“Anna Di Fusco Opere”, Palazzo Odescalchi, Roma

Contatti:
annadifusco@libero.it
http://annadifusco.wordpress.com/


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