pagine

mercoledì 28 settembre 2011

Mappe Cognitive - Nicola Dusi Gobbetti

In occasione della XI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, l'Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, in collaborazione con la Casa degli Italiani e del Consolato Svizzero di Barcellona, organizza l'esposizione di Nicola Dusi Gobbetti "Mappe Cognitive". 



"Sottili reticoli si diramano su agglomerati di colore di un rosso intenso e vitale che, dopo averli generati, li avviluppa e li distorce. All’apparenza confuso, il movimento di questi filamenti restituisce figure indecifrabili che paiono emergere da un mondo interiore e fra le quali, infine, si indovinano sprazzi di immagini che sembravano perse nella memoria. Stiamo assistendo al lavoro neuronale: l’osservatore è il silenzioso e impotente spettatore dell’attività sinaptica. Gli intrecci e i nodi sono talvolta regolari e armonici, altre volte uno stesso segno viene reiterato nella casualità schematica della follia. Il cervello è organo fisico sede degli eventi neurologici; al contempo però, ospita l’anima e l’emozione. Queste sono le mappe cognitive di Nicola Dusi Gobbetti: l’esplosione del processo del pensiero e del ricordo, le pulsioni del diurno e i sogni, attraverso la rappresentazione delle sinapsi, che lasciano la propria impronta sul lenzuolo, supporto grezzo e bianco, puro come è pura la mente primitiva, la mente del bambino così com’è prima di essere sovrastata e irrimediabilmente toccata dalla consapevolezza e dalla coscienza dell’essere umano.
L’Istituto di Cultura di Barcellona presenta le ultimissime opere inedite di Nicola Dusi Gobbetti, artista maturo la cui incessante ricerca ha condotto a una costante evoluzione e al continuo rinnovo di tecniche e tematiche, grazie ai quali, passando attraverso il concretismo e la monocromia, è approdato ai lavori d’avanguardia qui presentati, in cui osa l’uso del solo colore rosso sul bianco in una espressione di estrema sintesi".
Salvatore Schirmo, Direttore IIC Barcellona

Art Linking-Project


Dal 2 al 30 ottobre 2011
Galleria Limiti inchiusi - Via Muricchio, 1 - Campobasso
"Art Linking Project"
A cura di Silvia Valente
Inaugurazione domenica 2 ottobre - ore 18.00
Artisti in mostra:
Paolo Borrelli, Mariagrazia Colasanto, Fausto Colavecchia, Roberta D'Andrea, Sara D'Uva, Azzurra De Gregorio, Emanuela De Notariis, Barbara Esposito, Elio Franceschelli, Dante Gentile Lorusso, Cinzia Laurelli, Letizia Lomma, Nicola Macolino, Luca Manes, Vincenzo Mascia, Simona Materi, Vincenzo Merola, Nicola Micatrotta, Dario Palumbo, Carlo Parente, Valentino Robbio.

lunedì 19 settembre 2011

Perdita del centro - Gianmaria De Lisio all'Officina Solare



Perdita del centro, ovvero fuga dal labirinto.

“Ossessivamente sogno di un labirinto piccolo, pulito,
al cui centro c’è un’anfora che ho quasi toccato con le mani,
che ho visto con i miei occhi, ma le strade erano così contorte, così confuse,
che una cosa mi apparve chiara: sarei morto prima di arrivarci.”
(L’Aleph, J.L. Borges)


Per perdita di centro (titolo preso in prestito dal noto saggio di Hans Sedlmayr) s’intende quella rinuncia ai punti di riferimento fondamentali che per secoli hanno fatto da perno all’arte ed al pensiero in generale. La perdita è stata causata dalla volontà da parte degli artisti di esplorare nuove modalità di espressione mai sperimentate prima con conseguente liberazione dai canoni. La storia dell'arte documenta storicamente la perdita del "centro" come perdita di Dio prima, e dell'uomo poi, fino ad arrivare alla perdita di percezione della realtà sostituita da un’eccessiva invadenza del reale sottoforma di operazioni performative e relazionali, in una sorta di nichilismo gaio, senza angoscia. Tutto ciò è sintomo di una crisi profonda dell'uomo. L’uomo nella società dell’immagine e dello spettacolo vive stordito da una moltitudine di stimoli visuali; l’eclisse dell’opera d’arte avviene pertanto in un proliferare di forme e in questo caos visivo perdersi nell’eccesso non è cosa difficile. Lo smarrimento può avvenire sia per mancanza di immagini compiute e positive sia per sovrabbondanza di impulsi comunicativi. In questo clima di totale relativismo iconico solo ai segnali (stradali, di pericolo, di prescrizione) conferiamo autorevolezza in quanto trasmettono un’informazione, il più delle volte univoca, che accettiamo. L’opera d’arte non dovrebbe fungere da “dispositivo virale” che amplifica il senso delle cose, spesso alterandolo o sopprimendolo, bensì dovrebbe creare “avvisi” attraverso il trasferimento di informazioni. All’ultrasenso, causato dalla perdita del centro, dovrebbe sostituirsi il messaggio inserito ora in un labirinto plurisensoriale. Nell’opera di Gianmaria De Lisio assistiamo proprio a questo viaggio verso un punto mediano: se avanzare progressivamente verso il centro significa approdare ad un ordine delle cose, conquistare la chiarezza, il viaggio per giungerci diventa un lungo transito alla ricerca di indicazioni. Viaggio-odissea che diventa mitico e che produce, come scarti delle scelte, opere che si possono apprezzare solo osservandole in continuità ed esclusivamente come tracce o interferenze del percorso. Nel labirinto del mondo la facoltà di scelta è metafora quindi della libertà spirituale dell’artista mentre le sue preferenze diventano messaggi che rinviano all’immaginario individuale. Ma proprio perché questo immaginario personale è frutto dello spostamento nel reale, è frutto del “durante”, può diventare immaginario collettivo prospettando soluzioni e vie di uscita. Il corpo pensante immerso in un non-luogo globalizzato fatto di informazioni abbandona così il reale e ritorna all’archetipo, al messaggio minimale, alla forma chiusa. La perdita del centro non avviene poiché viviamo in una rete infinita, in un rizoma, bensì perché al frammento si è sostituita la volontà di rappresentare e ricostruire il tutto (Ricostruzione futuristica dell’universo, 1915) smarrendo qualsiasi valore. Ritornando a Sedlmayr infatti se “l’uomo ha perduto il suo centro, anche l’arte si allontana quindi dal centro.(…). L’arte diviene eccentrica in tutta l’estensione del termine. L’uomo vuole uscire dall’arte che per sua natura costituisce il centro fra lo spirito e i sensi. L’arte si sforza di uscire dalla stessa arte nella quale essa trova il medesimo scarso appagamento che l’uomo trova nell’uomo. Nel tendere verso una super arte essa precipita spesso in un genere sub –artistico. L’arte si allontana dall’uomo, dall’umanità e dalla giusta misura. Tutti questi sintomi sono l’espressione simbolica di analoghe tendenze che esistono, in genere, nell’uomo. E non è solo nell’arte che l’uomo vuole allontanarsi dal centro e dall’uomo stesso. I fenomeni dell’arte moderna illuminano e spiegano molto più di ogni altra manifestazione umana tali tendenze.(…). Nelle forme moderne della vita e dell’arte,” si riconosce allora “l’espressione di un profondo antiumanismo.”(Sedlmayr, 1967, pp.195-196). La perdita del centro è perdita della personalità, del cuore, della coscienza, delle informazioni vitali, dei messaggi, dell’etica. Ecco perché risulta interessante il percorso artistico di De Lisio il quale parte dal disorientamento per ricercare le radici. E se queste radici sono ormai distrutte e alterate non rimane che una loro traccia. I cartelli di pericolo e i bersagli, dai ripetitivi colori giallo-neri, indicano l’assurdo della nostra società che tende all’autodistruzione ma sono anche segni comunicativi che codificano un’informazione e che si sostituiscono ad un’arte ambientale e virale. Anche i dittici diventano così dei testi in quanto raccontano di un percorso e dell’esplorazione personale del mondo in ambienti che creano associazioni di immagini apparentemente oniriche. Ciò che si potrebbe associare al sogno, o ad una voglia di evasione dal reale, infatti, non è altro che rigorosa analisi esterna che produce oggetti (organi, pesci, spazi, forme biologiche) come rebus da decifrare. Ma questi rebus, in quanto potenzialmente decifrabili, non sono altro che stringhe di una Rete-labirinto che è non-luogo per eccellenza ma anche esperienza. Se, come asserisce Eco, “il labirinto è un modello astratto della congetturalità”(Eco, 1983, p. 21) allora il discorso può evolversi dalla vertigine dello smarrimento alla ricerca delle informazioni vitali utili per ritornare nel centro. E’ un percorso complesso, quasi certamente votato alla sconfitta in assenza di una legge morale esterna forte, ma ci pare positivo che qualcuno voglia compierlo e trasferirlo in forma artistica. Le angosce e le paure iniziali, determinate dal fatto di non conoscere la via, spariscono lentamente sostituite dalle informazioni recuperate nella ricerca e proprio le due piccole installazioni ci appaiono, alla fine, come piccole tracce di speranza. La prima Quando ho capito cos’è la lucidità è (parole dello stesso autore) “una riflessione sul rapporto tra sogno e realtà e su come spesso la realtà si vive come in un sogno” con questa coperta che cela una serie di oggetti (ritrovati?). La seconda, invece, dal titolo L’importanza delle relazioni, interessante in quanto riflessione sulla non affidabilità a volte delle informazioni, è una piramide di sabbia con un barattolo sopra; il barattolo è a testa in giù così che sembra che la sabbia venga tutta dal barattolo. In realtà la piramide è formata con la sabbia di due barattoli. In questa proposta teorica ed espositiva, quindi, trovano spazio anche le sculture di Massimo Traino in biblico tra astrazione e figurazione in quanto lavorano proprio sul confine della forma. L’angoscia della conformazione, la refrattarietà della materia, l’inquietudine dell’ispirazione, la ricerca di una poetica minimale e sospesa, la negazione dell’individualità che comporta l’emergere esclusivo della massa, sono tutte caratteristiche di questi lavori che legano la perdita del centro con la perdita della struttura in una dialettica tra interno ed esterno. E a riguardo vorrei concludere con questa frase di Haruki Marakami “Ciò che è fuori di te è una proiezione di ciò che è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno. Perciò spesso, quando ti addentri nel labirinto che sta fuori di te, finisci col penetrare anche nel tuo labirinto interiore”. 
Tommaso EVANGELISTA

La cromaticità nell'idea del tricolore

Con grande soddisfazione pubblico il comunicato stampa della mostra La cromaticità nell'idea del tricolore che verrà inaugurata il 24 settembre a San Severo. Si tratta dell'esposizione delle opere di Volturnart (150 artisti per l'unità d'Italia), curata da me e Michele Peri, che tanto successo ha riscosso in Molise e che, con questa prima tappa, inizia un viaggio in diversi centri d'Italia. 

'L’Italia tesoro d’Europa' costituisce questo anno lo slogan delle Giornate Europee del Patrimonio; il MAT, in collaborazione con la Provincia di Foggia, aderisce a questa iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con una mostra di artisti contemporanei in cui il tema viene sviluppato, scevro da ogni retorica, intorno al simbolo del tricolore. Il leitmotiv della mostra è appunto la bandiera italiana, o meglio i suoi tre colori intesi come spunti di partenza, o tema di fondo, per il lavoro degli artisti; non quindi una mera raccolta di emblemi visivi ma la realizzazione di un palinsesto che, pur nell’unità dei colori e delle dimensioni delle singole opere, presenta un racconto articolato che descriva la storia, il significato e soprattutto i mali e le distorsioni di un simbolo antico come la bandiera (e per traslato della nazione), con tecniche e materiali diversi. 

Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia la mostra al MAT fornisce uno spunto di riflessione per osservare, attraverso le suggestioni di artisti e critici, l’Italia presente e quella che vorremmo.

L’esposizione è stata inserita nella programmazione dell’Amministrazione Provinciale di Foggia che ha individuato le più significative iniziative culturali sul territorio nell’anno dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia; gode inoltre del patrocinio del Consiglio dei Ministri.

La mostra prevede l’esposizione delle opere di 150 artisti (sette artisti per ogni regione e 10 artisti internazionali che vivono ed operano in Italia) che rappresenteranno un’aggiornata meditazione sul concetto di unità attraverso i colori della bandiera italiana. Grazie alla presenza di artisti stranieri il concetto di Unità si fonderà in una globalità d’intenti artistici in cui l’Unità d’Italia sarà il punto di partenza e l’Unità Globale quello di arrivo. con i colori, il verde, il bianco, il rosso della bandiera nazionale, che diventano il verde, il bianco, il rosso di opere realizzate con tecniche diverse, che vanno dalla fotografia al disegno, dalla pittura all’immagine digitale, intrecciando saperi alti e linguaggi pop, storia e cronaca, fantasia e poesia, critica e celebrazione, in una fitta trama di rimandi e citazioni da apprezzare nell’allestimento inteso come muro continuo e ininterrotto di impressioni. La mostra si può annoverare tra le più complete della regione e dell’intero meridione sul tema dell’arte contemporanea in relazione alla ricorrenza dell’Unità d’Italia.


Cerimonia inaugurale della mostra
- sabato 24 settembre 2011, ore 18.30


● Saluti:

Gianfranco Savino (Sindaco di San Severo)

Antonio Pepe (Presidente della Provincia di Foggia)

Raffaele Bentivoglio (Assessore al Museo, Comune di San Severo)

Felice Scarlato (Segretario Generale - Dirigente ad interim Servizi Museali, Comune di San Severo)

Carolina Tricarico (Coordinatrice Area III, Comune di San Severo)


● Interventi:

dott.ssa Elena Antonacci, Direttore del MAT di San Severo

prof. Teo de Palma, Coordinatore della mostra per Puglia, Basilicata e Calabria 


Mostra promossa e curata da: Comune di San Severo – MAT (Museo dell’Alto Tavoliere) e Provincia di Foggia

Ideazione: Michele Peri

Coordinatore della mostra per Puglia, Basilicata e Calabria: prof. Teo de Palma

Allestimento, servizi museali e visite guidate: Consorzio Libero

Collaborazione: Volontari del Servizio Civile Nazionale 


Orari apertura della mostra (24 settembre – 30 ottobre 2011):

lun – ven: 9.00 – 13.00 (ultimo ingresso); 16.00 – 20.00

sab: 18.00 – 21.00

dom: 10.30 – 13.30; 18.00 – 21.00 


INFO:

MAT – Museo dell’Alto Tavoliere – Città di San Severo

Piazza San Francesco 48 tel/fax 0882 334409 – 225738 museocivicosansevero@alice.it 

www.comune.san-severo.fg.it 

Facebook: http://www.facebook.com/museoaltotavoliere

lunedì 12 settembre 2011

Empty Space a Venafro

Fino a 25 settembre 2011 a Venafro presso la dimora Del Prete di Belmonte, in via Cristo 49 a Venafro. È possibile visitare la mostra d’arte contemporanea di pittura, scultura, fotografia, video, installazioni, live music e live perfomance.


venerdì 2 settembre 2011

Macchi'Art, il sito. Uno sguardo sull'arte in regione

E' online il sito ufficiale della rassegna d'arte contemporanea di Macchia d'Isernia con i curriculum e le opere in concorso in questa XXX edizione e le immagini delle opere delle precedenti rassegne. Una galleria contiene invece le opere della pinacoteca comunale. Una bella carrellata (e censimento), quindi, sull'arte in Molise con lavori di Ucciferri, Peri, Serra, Barone, Cianchetta, Liccardo, Di Stefano, Serricchio, Battista, Robbio, Picchiello utili per farsi un'idea del panorama artistico della regione.

Augusto di Marco all'Officina Solare


Augusto Di Marco
Luogo: Officina Solare Gallery Via Marconi, 2 Termoli
Data: 3/15 settembre 2011
Apertura: tutti i giorni compreso i festivi dalle ore 21.00 alle ore 23.00
A cura di: Tommaso Evangelista
Inaugurazione: sabato 3 settembre 2011, ore 21.00.ù
Info: 329.4217383
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...