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venerdì 28 giugno 2013

Renato Marini - Il lirismo della forma



RENATO MARINI
"IL LIRISMO DELLA FORMA"

A CURA DI TOMMASO EVANGELISTA

29 GIUGNO / 11 LUGLIO 2013

Inaugurazione sabato 29 giugno 2013 ore 22.00

OFFICINA SOLARE GALLERY
VIA MARCONI, 2 TERMOLI


Il lirismo della forma

Era di poesia che si aveva bisogno quando nel 1912 Apollinaire aveva impiegato il termine “orphisme” a una conferenza in occasione del Salon della Section d’or. Gli artisti in quel periodo a Parigi si riconoscevano tutti figli di Picasso e Braque ma il loro cubismo analitico, costruito con calcoli e dimostrazioni come un assunto spaziale, limitava la visione. Mancava il colore, la “pittura pura”, e quella voglia di destrutturare il reale senza appellarsi alle regole dell’analisi. Ci pensò soprattutto Robert Delaunay la cui serie delle Finestre simultanee presentava per la prima volta un cubismo dinamico (écartelé, esploso) frutto di forme geometriche “energizzate” dalla luce e dal colore.

Prima di stabilire che la pittura fosse il suo destino, il giovane Paul Klee era stato anche poeta e musicista, si era interessato di letteratura, scriveva versi ed era entrato come violinista nell’Orchestra Sinfonica di Berna. Era il 6 aprile del 1914 quando a Marsiglia Klee, il suo amico Louis Moillet e August Macke si imbarcavano a bordo del Carhage per raggiungere la Tunisia, seguendo il perenne sogno dell’invito al viaggio. L’anno prima aveva tradotto l’articolo «La Lumière» di Delaunay e proprio l’artista francese ebbe su di lui l’influenza maggiore nella scoperta del colore. Solo in Tunisia però tutte le intuizioni e le idee di Delaunay sulla forma e sulla luce presero consapevolezza e Klee cominciò a lavorare direttamente con lo spettro dei colori (complementari e in contrasto) applicato ad un reticolo geometrico serrato e movimentato, come può essere uno sguardo che sfugge alla definizione. Dinamicità della fruizione e rapporto tra energia interiore ed energia luminosa del reale si compenetrano perché se il colore è intuizione ed emozione è anche e soprattutto ricerca teorica sulla visione empirica.

L’arte vive di revival che non sono semplici riproposizioni di movimenti bensì ulteriori e personali indagini su singole modalità di visione. Nei primi vent’anni del Novecento si è sperimentato, con le avanguardie, quasi tutto in relazione alla forma e alla rappresentazione pertanto queste due brevi premesse ci servono per presentare e inquadrare storicamente i nuovi lavori di Renato Marini. Marini da sempre, negli acquerelli e nelle pitture, si è interessato all’utopia della costruzione di uno spazio strutturato in assenza però di contorni di definizione, in mancanza cioè di relazione tra le varie parti dell’opera che acquistano spazialità e distanza solo in virtù della contrapposizione armonica delle masse cromatiche. Se nei precedenti lavori l’immagine ha una forte componente di immaterialità, evanescente ed evocativa, quasi spenta perché leggerissima nelle sfumature, come una visione interrotta, nelle opere presentate in mostra leggiamo un maggior interesse per la forma che si traduce in una riflessione sulla struttura. Tutto sembra partire da alcune prove grafiche degli anni Novanta, dei piccoli formati realizzati a penna dove l’artista geometrizza, conferendole solidità e profondità, la sua personale poetica dello spazio. Complesse strutture regolari vengono smembrate e riassemblate in configurazioni plastiche che ricordano quasi, in piano, i primi collage cubisti. Anni dopo Marini, ricordando tali sperimentazioni, ricerca con il colore di ottenere gli stessi effetti di sovrapposizione e compenetrazione di aree giungendo a una rappresentazione al tempo stesso lirica e rigorosa. E’ proprio su questo sottile equilibrio tra poesia dei piani cromatici e serrata definizione della scena che organizza il proprio mondo facendoci percepire luoghi o ipotesi paesaggistiche “per smontaggio”, solo quindi come ipotesi cromatiche. E’ proprio l’idea dell’ipotesi, che si sostituisce al confine della definizione e che trova nel colore l’essenza dell’espressione, affascina in tali lavori poiché i pochi attimi di reale che percepiamo (una finestra, un colonnato, delle case in lontananza) non sono altro che una delle tante infinite possibilità compositive che forma e colore possono strutturare, anche inconsciamente e per engrammi. Il colore dato a corpo e l’assenza di linee di contorno rendono ogni profilo incastonato sul successivo, con il risultato che la profondità viene ad annullarsi facendo emergere un accumulo, ora dinamico ora immoto, di costituenti. L’elemento cromatico, in tutto ciò, è sempre il punto di partenza per approfondire un personale mondo creativo in composizioni astratte, basate sulla realizzazione di tasselli geometrici di colore in cui si possono riconoscere, in sintesi, le forme di elementi naturali, geometrici o urbanistici. Ma non bisogna parlare di pura astrazione bensì di una figurazione complementaria antinaturalistica che usa la sintesi come principale poetica. «Io sono astratto con qualche ricordo» diceva Klee di sé stesso. E’ in effetti questa può essere una giusta espressione per descrivere il concetto di astrattismo di Marini, così fortemente connesso alla realtà che determina una reazione emotiva capace di rielaborare e filtrare gli oggetti fino alla loro essenza, fino a farli diventare forme nuove. Le immagini ci vengono suggerite attraverso le associazione che hanno con le strutture contigue ma sono anche espressione di un impulso, quasi sonoro, che proviene dall’interno delle cose. Una visione come scavo lirico nella forma e nel colore nel tentativo di relazionare le figure tra di loro e creare così il moto dal silenzio della sintesi. 

Tommaso Evangelista



Palazzo Pistilli - ampliamento orario


Per promuovere la valorizzazione e la fruizione delle opere delle Collezioni di Giuseppe Ottavio Eliseo e Michele Praitano e della recente donazione di Giovanni Eliseo, il Museo di Palazzo Pistilli sarà aperto la domenica, la mattina dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e il pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 19.00. L’ampliamento dell’orario di apertura è reso possibile dalla Convenzione tra la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise e l’Associazione “Auser” Regionale Molise. Dipendenti del Ministero e volontari dell’ “Auser” accoglieranno il pubblico per introdurlo in un interessante viaggio nella pittura dal XVI al XX secolo.

mercoledì 26 giugno 2013

La Cripta dell'Abate Epifanio - Il libro con un secolo di studi (1896-2007)



Con piacere riporto questo comunicato stampa circa l'uscita di un libro che reputo fondamentale per la conoscenza degli affreschi della Cripta di Epifanio a San Vincenzo al Volturno, un libro che raccoglie un secolo di studi dei più prestigiosi nomi della storia dell'arte che aiuteranno a fare chiarezza sulla complessa iconografia del ciclo pittorico altomedievale unico in Europa.


È in vendita nelle librerie e nelle edicole della Regione Molise e sul web il volume “La Cripta dell’Abate Epifanio a San Vincenzo al Volturno – Un secolo di studi (1896-2007)”

Il volume, edito dalla Volturnia Edizioni in collaborazione con L’IRESMO (Istituto Regionale degli Studi Storici del Molise “Vincenzo Cuoco”), è stato dato alle stampe nel giugno 2013.

La Cripta dell’Abate Epifanio - con il ciclo di pitture al suo interno custodite - è il gioiello d’arte più prezioso dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno ed uno dei monumenti più importanti della pittura altomedievale europea. Scoperta nel 1832, dalla fine dell’800 ad oggi è stata oggetto di studio da parte di alcuni dei maggiori storici dell’arte medievale attivi nel corso del XX secolo. La provenienza internazionale di tali studiosi testimonia meglio di ogni altra cosa la rilevanza del sacello vulturnense e l’interesse che esso da sempre ha suscitato per la comprensione della sensibilità estetica e della cultura figurativa dell’età carolingia.

In questo volume si riuniscono pertanto per la prima volta i maggiori contributi scientifici dedicati allo studio stilistico, iconologico e conservativo delle raffigurazioni pittoriche presenti nella Cripta, ma anche all’architettura di questo singolare spazio di culto, proponendo quindi uno sguardo d’insieme preziosissimo sulle letture critiche di cui nel tempo esse sono state oggetto. Insieme ai saggi già apparsi in altre sedi editoriali nel periodo compreso fra il 1896 e il 2007, il libro propone anche due contributi inediti, uno ad opera di Federico Marazzi e l’altro di Francesca Dell’Acqua, incentrati rispettivamente sulla storia degli studi e su una nuova lettura del ciclo pittorico legata principalmente alle riflessioni teologiche dell’Abate vulturnense Ambrogio Autperto.

Autori Vari, La Cripta dell’Abate Epifanio a San Vincenzo al Volturno – Un secolo di studi (1896-2007), a cura di Federico Marazzi, Volturnia Edizioni, Cerro al Volturno (IS), 2013

Pagine 544 con illustrazioni a colori e in b/n. Collana Studi Vulturnensi (vol. III)


La Collana
STUDI VULTURNENSI 
La collana, la cui cura scientifica è affidata al prof. Federico Marazzi (coadiuvato da un Comitato scientifico formato da importanti nomi del mondo accademico italiano ed europeo), vuole costituire una sede accreditata ove far confluire in primo luogo gli studi sul Monastero di San Vincenzo al Volturno, ma anche ricerche che abbiano per oggetto i territori su cui si è proiettata la presenza del Monastero medesimo (ad esempio, la Valle del Volturno, le dipendenze monastiche poste in altri territori, etc.), ovvero che trattino, più in generale, di storia, cultura, arte e archeologia dei monasteri medievali. Per quanto concerne nello specifico l'abbazia vulturnense, il fine è anche quello di riportare alla luce e di rendere quindi nuovamente fruibili studi e ricerche condotti da studiosi che, in passato, si sono interessati del sito e della sua storia.

Nella stessa collana:
1 - Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni
a cura di Massimo OLDONI

2 - Archeologia della Parola
a cura di Federico Marazzi

3 - La Cripta dell’Abate Epifanio a San Vincenzo al Volturno, 1896-2007: Cento anni di Studi
a cura di Federico Marazzi

In uscita:
4 - L’Abbazia benedettina delle isole Tremiti e i suoi documenti dall’XI al XIII secolo
a cura di Erica MORLACCHETTI

5 - San Vincenzo Maggiore - Scavi anni 2000-2007
a cura di Federico Marazzi
Doc. grafica A. Frisetti - A. Gobbi

In preparazione:
I libri dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno nella loro storia
a cura di Madre Agnese Shaw O.S.B.

giovedì 20 giugno 2013

Museo Nazionale del Molise - Il sito ufficiale





















Veramente ben fatto e degno di segnalazione il sito ufficiale del Museo Nazionale del Molise Castello Pandone, da poco messo online. Si tratta, in effetti, del primo portare realizzato con un certo criterio sui beni culturali della regione e presenta tanto materiale informativo e un ottimo corredo fotografico.

mercoledì 19 giugno 2013

Aldo Impallomeni - I luoghi dell'anima




ALDO IMPALLOMENI

“I LUOGHI DELL’ANIMA”

a cura di

Silvia Valente

22 giugno 2013



Il 22 giugno 2013 alle ore 18:30 negli spazi della galleria Artes contemporanea di Campobasso sarà presentato il libro sulla vita dell’artista molisano Aldo Impallomeni (1904-1999) dal titolo “I luoghi dell’anima”. La pubblicazione, a firma di Silvia Valente e edita dalla casa editrice Regia Edizioni, nasce dalla ferma volontà della famiglia Impallomeni di voler ricostruire alcune delle tappe fondamentali della carriera artistica di Aldo, pittore e noto operatore culturale in regione, fortemente legato alla sua terra e alle sue radici, elementi caratterizzanti l’intera produzione di lavori ad olio. 

Ad illustrare la pubblicazione saranno, oltre all’autrice Silvia Valente (critico d’arte e curatore museale), l’editore Vincenzo Manocchio, il Presidente SIPBC Onlus Isabella Astorri, la Professoressa Carmela Di Soccio e lo storico e critico d’arte Tommaso Evangelista.

La presentazione del volume “I luoghi dell’anima” sarà corredata da una mostra personale delle opere dell’artista Aldo Impallomeni dall’omonimo titolo -a cura della stessa Silvia Valente- e troverà collocazione nei medesimi spazi della galleria Artes contemporanea di viale Elena, 60 a Campobasso. La mostra raccoglierà una selezione di lavori a partire dagli inizi degli anni Cinquanta fino all’ultima fase di attività artistica del suo autore. 

Aldo Impallomeni è stato un noto paesaggista molisano ma anche impegnato operatore culturale (numerose le sue collaborazioni con l’ENAL nell’organizzazione di mostre d’arte in occasione delle festività del Corpus Domini negli anni Sessanta e Settanta). La sua pittura, principalmente ad olio, si è largamente ispirata alla produzione del maestro Marcello Scarano, amico dell’artista, con il quale amava intrattenersi e spesso si accompagnava in escursioni finalizzate all’esercizio en plein air. Molte opere di Aldo Impallomeni sono, ad oggi, conservate in collezioni private e pubbliche fra cui il Comune e la Provincia di Campobasso.

Il libro è il risultato di una ricerca condotta, unitamente alla famiglia, dall’autrice e muove una ricostruzione storica dai primi decenni del Novecento alle soglie del Duemila; l’indagine è stata condotta alla luce del copioso materiale messo a disposizione dall’archivio Impallomeni e permette una presa visione degli accadimenti culturali dell’epoca, seguendo punti di vista inconsueti e poco noti. Scrive l’autrice: « Alla sterile biografia volta ad immortalare gli eventi della vita di Aldo, si sostituisce il tentativo di raccontare la storia di un uomo nella sua interezza, una vita che ho imparato a conoscere attraverso gli occhi di chi lo ha amato molto: è il racconto di un’esistenza, carnale e pittorica, che insegue le tracce lasciate nel tempo dalle opere e dalla persona, osservando con attenzione e ammirazione una vita creativa in tutti i sensi, perché vissuta costantemente al limite della sensibilità».

L’apertura è prevista il giorno 22 giugno 2013 alle ore 18:30 alla presenza di amici, colleghi ed estimatori dell’artista presso la galleria Artes contemporanea, viale Elena, 60 – Campobasso. La mostra terminerà il 6 luglio 2013.

Info:
Artes Contemporanea
Viale Elena n. 60 – Campobasso
Tel. 0874 443377 

martedì 18 giugno 2013

I Flowers di Gammieri

A Termoli «Flowers», la mostra di Michele Gammieri, che sarà ospitata nelle sale dell’Officina Solare fino a giovedì 27. Il nucleo dell’esposizione è rappresentato dai quattro «Fiori» , dipinti nello scorso mese di marzo. Attorno ad esso si snodano in forma antologica alcuni estratti da varie serie realizzate nell’ultimo decennio, a partire dai paesaggi realizzati «en plein air» nel territorio molisano come i «Castelli» o i «Paesi», passando per le esperienze esplicitamente metafisiche dei «Mari» e le «Nature (ancora) vive», giungendo infine agli «Abstracta» e alle ultime opere, tra cui le interpretazioni pop del sito archeologico di Altilia. «L’apparenza – spiega l’artista campobassano - potrebbe risultare frammentaria e persino caotica, ma il mio lavoro si snoda spesso in progetti molto definiti, risolti, delimitati volta a volta da regole molto precise e cogenti. Questo produce talvolta una sensazione di spaesamento, come se si perdesse un filo, un discorso coerente. Peraltro, in un momento di crisi drammatica quale quella che il Paese sta attraversando, potrebbe apparire persino frivolo cercare di attirare l’attenzione su alcune piccole visioni residuali. Al contrario quello qui messo in mostra è il risultato di un impegno svolto nel tempo con assiduità e disciplina, e potrebbe offrirsi come modello per ciò che più manca al nostro presente perché si torni a guardare al futuro con rinnovata fiducia». Gammieri si dedica alla pittura dal 1980, realizzando un considerevole numero di opere con varie tecniche, come l’acrilico, l’acquerello, la fotografia e la computer grafica. Tra i suoi soggetti principali c’è l’esperienza quotidiana, ma anche la visione metafisica del territorio. Tra le sue mostre più recenti figurano Le Rovine di Altilia (2011), Le Nature (ancora) Vive (2010), i Mari (2008). Attualmente sta lavorando sulla elaborazione pittorica digitale della fotografia di paesaggio. (Fonte: Il Tempo)



domenica 16 giugno 2013

Lapingra - The Spectaculis


I Lapingra sono una band di origini molisane, formata in maggioranza da Molisani, ma radicata a Roma e operativa sul territorio nazionale ed europeo. Leggiamo un estratto della loro biografia:

È dal 2007 che i Lapingra bazzicano l’universo. Mantenuti in orbita dalla forza di gravità del Molise, da circa sei anni percorrono una traiettoria ellittica attorno a Roma. Da un paio d’anni la traiettoria ha raggiunto la Calabria e Berna e si pensa che tra 6-7 miliardi di anni i Lapingra si espanderanno fino a raggiungere un diametro circa 250 volte superiore a quello di oggi e fagociteranno tutto quello che troveranno sul loro cammino. Per fortuna, quando questo momento arriverà, l’umanità avrà da tempo abbandonato il pianeta Terra.

All’attivo i Lapingra hanno all’attivo diversi EP, un musical (“Orfeo agli Inferi”) e un album (“Salamastra”) molto apprezzati da pubblico e critica, com’è facile appurare leggendo le ottime recensioni (anche on-line) che negli anni hanno collezionato. La band ha anche diretto e prodotto diversi video, tra cui “This is not a test”, il singolo di maggior successo presentato anche al padiglione molisano della Biennale di Venezia di due anni fa.


I Lapingra hanno appena lanciato una campagna di fundraising per il loro prossimo album e per i relativi video, che insieme andranno a formare un film dal titolo accattivante: “The Spectaculis”. Il film racconterà, in chiave fiabesca e post-moderna, un’impossibile storia d’amore, ambientata nella Roma antica, tra un gladiatore e una… Peruviana! Fanta-archeologia in salsa Giacobbo oppure originale forma di bricolage storico-artistico? Non resta che attendere la fine dei lavori nel cantiere di idee Lapingra e scoprire cosa ne verrà fuori!

Il fundraising è una formula innovativa, trasparente e gratificante (tanto per gli artisti che per i sostenitori) di co-produzione, che permette agli artisti piena libertà creativa, e al pubblico la possibilità di seguire e sostenere l’intero processo di produzione, e di raccoglierne i frutti.

Questo è il video di presentazione del progetto:


Questo è il link al sito dove è possibile scegliere nell’ampia gamma di riconoscimenti e “doni” pensati per i sostenitori, e contribuire quindi al lavoro dei Lapingra: http://www.musicraiser.com/projects/1073-the-spectaculis

Il meccanismo è il seguente: tramite il sito promozionale si elargisce un contributo (a scelta tra diverse opzioni) e in cambio si riceve uno o più prodotti della band, a seconda dell’importo versato, e il riconoscimento della co-produzione. Per i più generosi, esiste anche la possibilità di ottenere una performance esclusiva della band: un house concert. (Fonte: Archeomolise)

Arte in Molise sostiene questo progetto.

Alessandro TESTA

ALP - Abraxas lab performance

Stroszek Spazio - S. Croce di Magliano (CB) 16 giugno 2013 ore 19.30 

ALP
abraxas lab performance

Alla fine del suo terzo anno accademico, Abraxas Lab, Scuola Interculturale di Pratiche Teatrali con sede a Santa Croce di Magliano presenta pubblicamente il suo terzo progetto:
In questo caso, non si tratta di uno spettacolo come negli altri anni, ma di una serie di performance degli stessi allievi.
Questa volta essi non sono parte di un progetto comune, ma ognuno di loro diventa autore, regista, scenografo, attore del suo lavoro e quindi della sua performance. Ognuno, scelto un "tema", ha poi sviluppato con la supervisione dei responsabi del laboratorio, un proprio progetto.
Questa volta ogni allievo si assume la responsabilità di un proprio progetto, per quanto breve nella sua attuazione: ogni performance durerà da tre a sei minuti.
Le performance saranno presentante al pubblico il giorno 16 giugno 2013 alle ore 19,30 in forma di lezione aperta.

Senza Filtro


Mostra d'arte contemporanea - Castello Svevo Termoli dal 16 al 22 giugno
espongono : Cris Cora - Theretik - Wolfenstein - Michele D'Aloisio - Guix - Mess2

sabato 15 giugno 2013

SeeKing You - Personale di Vincenzo Merola



Testo critico di Silvia Valente per la mostra personale "SeeKingYou".

La parola è la traccia, il percorso di questa esperienza, è il reperto da cui partire e fondare il senso di una ricerca; di essa avvertiamo necessità, è rassicurante la sua veste di custode sincera e il desiderio di consapevolezza ci spinge all'analisi del suo valore, esaminato e scomposto in ogni dettaglio, costantemente rapportato a qualcosa di familiare e, senza sforzo, riconoscibile. Il potere dell'immagine, la sua violenta incidenza sulle coscienze, l'incessante immolarsi quotidiano in nome di inconsistenti e deboli cause violentano gli sguardi attoniti di pseudo-inconsapevoli spettatori e lo sterile sacrificio si rivela in tutta la sua pochezza. Quale, dunque, l'esigenza? Esiste un bisogno? A cosa si vuole tendere nello sforzo di salvaguardare ciò che, coralmente e senza obiezioni, ci vede d'accordo nel definirlo un bene di inestimabile valore? La sobrietà della parola, la sua essenza pura e semplice, la limpidezza della sua funzione: è questa la ricerca di Vincenzo Merola. "Mentre parole liquide e volatili (verba) svaniscono nel flusso ininterrotto di vaniloqui televisivi o dei testi digitati in fretta sulle tastiere di computer e telefoni, parole meditate e solide (scripta) solcano il reale come epigrafi faticosamente incise nella pietra", scrive l'artista.

L'automatismo logico-semiotico è alla radice di un ragionamento che questa mostra ci invita a compiere, attraverso una ricerca verbo-visiva che dall'autore si trasferisce, per vie naturali, ai fruitori. L'immagine esula dallo stereotipo consolidato di matrice occidentale quale mera rappresentazione mimetica (di derivazione platonica) del reale, accostandosi – per tangenza e mai appartenenza – alla sfera letteraria, indagando gli aspetti di quei fenomeni linguistici tesi allo sdoppiamento del senso segnico. Lavori come "SCR170513" seguono le linee proprie di quella "ambiguità semantica" di wunenburgeriana memoria, in cui la funzione stessa dell'immagine è ribaltata e re-indagata in relazione ai concetti di conoscenza e azione, accostando coraggiosamente ad un'idea di "figura" la più concreta immagine di "concetto". I livelli di significazione si moltiplicano annullando, in via definitiva, ogni costipazione, forzatura o dicotomia. Immagine e pensiero si fondono armoniosamente e la comprensione reale è dettata dalla capacità dell'osservatore/lettore di porsi nel mezzo delle due definizioni, valutando ogni possibile sovrapposizione e mescolanza. L'interpretazione è libera perché spontanea è l'indagine dell'artista sul mondo. Parole e forme, solo apparentemente lontane, sconfinano e si invadono concedendosi a trasformazioni e metamorfosi estetiche sorprendenti quanto convincenti; alle icone mass-mediatiche si sostituiscono figurazioni invitanti e lo spirito d'intelletto accoglie serenamente l'offerta ad una riflessione più intima sulla natura del sé.

Tutto è ridotto all'essenza come gli impianti modulari della serie "Travestimenti" ci dimostrano efficacemente: l'accettazione dei nuovi "oggetti" nasce dalla volontà ferma di spogliarsi definitivamente degli abiti contemporanei che, come schemi compositivi rigidi e dalle forme standardizzate, ci sono cuciti addosso impedendoci un libero accoglimento del disturbo, valvola inequivocabile di apertura al significato vero delle cose. Merola rompe ogni schema lasciando coincidere espressione e visione, forma e contenuto; spazia dalla grafica al segno identitario tenendo sempre ben salda la barra della traduzione, il vero leitmotiv della sua ricerca. Le opere non sono, infatti, mere trasposizioni visuali, trascrizioni asettiche di pensieri beccheggianti, ma il contatto si commisura all'espressione artistica nel tentativo di cogliere e stimolare le potenzialità di ogni singolo osservatore. In questo senso la traduzione non ha mai fine e l'"uso pubblico" della ragione enunciato da Kant dimostra la sua efficacia nella definizione di rapporto intellettuale-lettore. L'equilibrio è precario perché il segno, si sa, è per sua natura debole: la forza risiede altrove, in quel limbo ormai noto fra opera e fruitore, nella relazione osmotica che solo un lavoro creativo, se valevole, può innescare; in questo senso non vi è sacrificio estetico perché le opere di Merola sono sempre congiunte alla visualità che diviene, per certi versi, fotografica e si lascia scoprire e riesaminare dallo spettatore alla luce delle personali attitudini.

Esiste perfezione formale come esiste lotta poetica.

Dal 21 giugno al 7 luglio 2013
Museo Dinamico - Palazzo Pietromarchi - Piazzetta San Giovanni - Marsciano (PG)
"SeeKingYou"
Mostra personale di Vincenzo Merola
A cura di Silvia Valente
Inaugurazione venerdì 21 giugno - ore 18.30
Orari:
Dal 21 al 23 giugno, 18.30 / 23.00
24 giugno, 10.30 / 13.00
Dopo il 24 giugno gli orari di apertura saranno quelli del Museo
Per info: +39 075 8741152

giovedì 13 giugno 2013

Termoli boogie-woogie


Cinque artisti e i loro lavori. Esperienza ed esperienze diverse, tenute insieme da una provenienza comune. Termoli è la loro città, l’orizzonte adriatico li accomuna in una luce da levante che tinge e imbeve, e che dà frenesia vitale, immaginativa, creativa.
Nei lavori di questi artisti si può cogliere come una sorta di atmosfera che tutti li avvolge, una specie di ritmo, di sottofondo battente, come una cadenza di realtà comune che dall’uno all’altro si rimanda in giro armonico per variazioni e assoli. È come un bolgie-woogie, musica e movimento, dimensioni e seduzioni che si creano per incidentale incontro e che nella spontaneità del loro interagire riescono a restituire visione e sensazione della vita.
Questa è una mostra da boogie-woogie. Luci, colori, forme che si delineano e si mescolano e si accostano, in una progressione di liberazioni della fantasia, di autonomie dell’estro inventivo. E c’è una sensualità latente, un attaccamento carnale all’ “essere qui e ora”, una passione esistenziale che per l’occasione diventa gioco di richiami fra la lucente severità delle tensioni geometrico-astratte (come in Barone e Marcovicchio) e le contaminazioni Pop (Di Miceli, e di nuovo Barone) e ancora la saldezza formale della plastica tradizionale (Casolino) che si stempera in invenzioni e ibridazioni eclettiche (Carafa).
Nello spazio ridotto di un’esposizione, fra le mura “aretino-americane” di una galleria anch’essa un po’ boogie-woogie, tutte queste energie diventano esplosione, onda leggera e veloce ad accendere sguardi, a diffondere il suono, il gusto, il senso di questo “TERMOLI BOOGIE-WOOGIE”.

(francesco giulio farachi)

"TERMOLI BOOGIE-WOOGIE" NINO BARONE & COMPANY della OFFICINA SOLARE GALLERY
dal 6/22/2013 - 7/3/2103
Inaugurazione 6/22/2013 ore 18:00 | at 6pm
VILLICANA D'ANNIBALE GALLERIA D'ARTE
+39 338 6005593
via Cavour 57
Arezzo Arezzo 52100
www.VillicanaDAnnibale.com

99 immagini in 22 minuti


Francesco Gallo curerà la LVIII edizione del Premio Termoli

Termoli, 11 giugno 2013 – Nella serata di ieri l’assessore alla Cultura del Comune di Termoli, avv. Michele Cocomazzi, si è recato a Roma per incontrare il prof. Francesco Gallo, critico d’Arte di fama internazionale e docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia delle Belle Arti della Capitale, con cui ha raggiunto l’intesa per il conferimento dell’incarico di Curatore della LVIII Edizione del Premio Termoli di Arte Contemporanea, che si terrà in città dal prossimo 20 Luglio sino al 15 settembre, presso la Galleria Civica di Piazza Sant’Antonio.

“Sono particolarmente lusingato ed onorato – ha commentato a caldo l’assessore Cocomazzi – per l’esito del raggiunto accordo e per aver trovato la compiaciuta disponibilità del prof. Francesco Gallo alla direzione ed organizzazione della prossima edizione del Premio Termoli.

Si tratta di una presenza che porta indiscutibilmente lustro al mondo della cultura termolese; confermo la mia ferma determinazione nel rilanciare, nel panorama artistico e culturale italiano, questo premio d’arte che ha visto nel tempo transitare in città i nomi più illustri della la storia dell’arte contemporanea internazionale. D’altro canto si tratta di un gradito ritorno, dal momento che il professor Gallo ha già curato alcune delle passate edizioni del premio negli anni ottanta.

Inoltre l’edizione di quest’anno assumerà un significato molto particolare, perché coinciderà con i novant’anni del Maestro Achille Pace, ideatore del premio, a cui dedicheremo una particolare sezione espositiva.

Mi ha colpito molto l'entusiasmo con cui Gallo ha accolto l’invito, manifestando a chiare lettere non solo riconoscenza per la designazione, ma anche il desiderio di tornare a Termoli, città che apprezza molto e di cui conserva indelebili ricordi personali. Discuteremo i dettagli nei prossimi giorni – conclude Cocomazzi – quando il Professore verrà a Termoli per formalizzare l’impegno e pianificare la progettualità artistica di questa edizione. Sarà mia cura illustrare il tutto in un’apposita conferenza stampa di presentazione dell’evento". (Fonte: Comune di Termoli)


martedì 11 giugno 2013

Manovella alla Biennale Giovani

Le opere di Manovella alla Biennale Giovani di Monza
Nel corso degli anni ci sono passati Andrea Mastrovito e Michael Fliri, Alice Cattaneoe Moira Ricci. E poi ancora Giuseppe Veneziano e Meris Angioletti, Luca Pozzi,Ericailcane e Valerio Rocco Orlando. Tutta gente che il proprio percorso l’ha fatto e lo sta facendo con buona soddisfazione, sponsor involontari e ideali di un evento che si rinnova in questi giorni per la sua quinta edizione. Si alza il sipario sulla Biennale Giovani di Monza, al Serrone della Villa Reale fino a fine luglio: cinque i curatori chiamati a selezionare un totale di trenta artisti, con finestra aperta sulla scena dell’Austria, paese ospite di questo 2013. Tanta fotografia, come promesso da Daniele Astrologo Abadal, responsabile scientifico della rassegna: sguardo al passato per ferrotipi old style che Agnes Prammer sembra pescare da un laboratorio di inizio Novecento e per le vaporose fotoincisioni di Chiaralice Rizzi; taglio da report invece per Elisa Franceschi, che censisce inediti spazi per il gioco e per Nadia Pugliese, con un progetto che passa in rassegna il proliferare di bunker realizzati in Israele negli ultimi anni. C’è chi dipinge, come Francesco Irnem e chi disegna: lo fa seguendo suggestioni pop Moussa Kone, mentre Alessandra Maio va di suggestioni calligrafiche. Pochi video, meno installazioni, nessuna performance: il taglio è preciso e restringe il campo dei linguaggi sondati, condizione che da un lato garantisce omogeneità ed evita l’effetto bazar, ma dall’altro rischia forse di precludere strade interessanti.

mercoledì 5 giugno 2013

Mida a Isernia

Una mostra didattica dedicata all'arte contemporanea con tanti laboratori, tecniche e stili diversi affrontati dagli alunni. Opere e lavori di qualità e grande creatività e un allestimento che colpirà molto lo spettatore. Da vedere a Isernia fino al 10 giugno a palazzo Orlando.


martedì 4 giugno 2013

Il liceo artistico Manuppella nella mostra a Isernia

Alcuni scatti dalla mostra conclusiva dell'Istituto d'arte-Liceo Artistico Manuppella di Isernia allestita negli spazi dell'Università degli studi del Molise, nel centro storico di Isernia, con la presenza di tutti i laboratori della scuola (ceramica, metalli, moda e costume, design), delle discipline pittoriche e di una mostra di installazioni dal titolo "Libertà e costrizione".


Discipline pittoriche - prof. Valentino Robbio

Moda e costume

Allestimento dell'aula magna con alcune installazioni 

Discipline pittoriche


Installazioni nel cortile

Spettacolo inaugurale con l'intervento del prof. Canova


Santoli e Cotelessa all'AxA


Giuliano Cotellessa, Leonardo Santoli e Paolo D’Orazio sono i tre artisti che, sabato sera, si sono presi tutta la scena nella Sala Azienda per le Arti della Palladino Company a Campobasso. I primi due protagonisti della bipersonale ‘Double face’ inaugurata per l’occasione con il supporto di uno sponsor d’eccezione: il professor Paolo D’Orazio appunto.Il box espositivo di Contrada Colle delle Api ha aperto gli oltre duecento metri quadri di spazio a un’altra importante mostra d’arte contemporanea in una serata molto partecipata e calda nonostante le gelide temperature esterne. Sullo sfondo le gradevoli atmosfere jazz del Donato Cimaglia trio, apprezzato e seguito dal pubblico presente come era avvenuto in occasione dell’evento ‘Learning to cheat/sound true’ di Max Papeschi.

I due artisti, amici e a confronto, si sono presentati e hanno raccontato delle loro straordinarie esperienze: di Cotellessa ha parlato in termini lusinghieri anche il grande Ennio Morricone, mentre Santoli ha ricordato il periodo in cui l’amico Lucio Dalla, che è stato il suo più grande collezionista, gli dedicò una canzone. Poi ha preso il microfono Paolo D’Orazio.

“Si tratta di due artisti che interpretano l’arte e il mondo in modo diverso – ha detto il noto e apprezzato artista romano, questa volta con indosso i panni del critico - Cotellessa rappresenta con la luce e il colore il segno e la forma, che diventano ingrandimenti positivi e negativi e che danno sensazioni particolari e diverse di quello che è il micromondo. Invece Leonardo Santoli, l’altro artista di questa bipersonale, porta avanti il discorso della figurazione simbolica. Nel suo mondo ci sono dei segni, ma anche dei messaggi particolari che passano dalla magia del mondo zodiacale, con il cosmo tradotto in figurazioni con animali e cartine geografiche. E ci sono pure simbologie arcaiche. Il colore dà movimento a tutta quanta l’opera. Direi che in Santoli si sente l’influenza dell’arte bolognese e fiorentina, città teatro della sua vita di uomo e di artista. Dall’altra parte Cotellessa esprime i canoni della scuola romana di Forma 1, in particolare quella di Consagra e Accardi. Le opere esposte – ha concluso – sono tutte molto interessanti, complimenti alla Palladino Company per questa ennesima bella esposizione”. Che è stata resa possibile grazie all’importante sodalizio stretto con l’Associazione Culturale “Pescara Art Evolution” con in testa il pittore Giancarlo Costanzo.

Buona la cornice di pubblico, a conferma che, un mattone alla volta, la Palladino Company si è guadagnata l’attenzione e la fiducia dei campobassani e si sta accreditando sempre di più anche a livello nazionale. La mostra resterà aperta tutti i giorni, tranne la domenica, fino al 15 giugno. (Fonte)



Michele Condrò all'Officina Solare



MICHELE CONDRO'
Voglio dipingere la verginità del mondo ( Paul Cézanne)

A CURA DI
ALESSANDRA SIGNORILE

2 / 14 GIUGNO 2013

OFFICINA SOLARE GALLERY
VIA MARCONI, 2 TERMOLI

Un titolo per sottolineare con una lucida sintesi la purezza, il candore, l’estemporaneità, messe in scena da Michele Condrò, uno degli artisti più attivi del panorama pugliese e non solo. L’idea di verginità implica quella di un terreno non ancora sondato, non ancora precostituito o soggetto a infiniti stimoli, insomma paesaggi e figure di Condrò, si mostrano come realtà appena venute a galla e sembrano portare addosso e a chi le osserva, quel senso di stupore e sorpresa di chi ammira una parte di mondo per la prima volta.

Tali opere evocano estrema leggerezza rappresentativa e immediatezza espressiva, grazie soprattutto alla frequente modulazione da cui sono caratterizzate, ossia molte di esse ( vd Autoritratto) sono dipinte senza creare contrasti, bensì utilizzando sfumature e toni di una stessa gamma; le pennellate di getto permettono a colore e disegno di compenetrarsi a vicenda, esattamente come appaiono compenetrarsi mente e realtà. Michele Condrò, infatti, sembra aver colto nelle sue immagini un sunto semplice ma essenziale per l’arte, ovvero che essa non raffigura le cose ma le idee e in questo caso particolare, l’anima di Condrò appunto. Esso va oltre la percezione di un momento per individuare l’ aspetto duraturo dell’immagine, la sua struttura senza tempo; l’ indagine psicologica è largamente utilizzata, le figure non sono in posa, anzi…Sono catturate all’ improvviso nella loro fresca spontaneità di un momento, in cui esse, sembra quasi che non sappiano ancora di essere rappresentate: insognando un altro Egitto, la donna nuda stesa in terra, evoca una sensualità che non è affatto trasmessa dal suo atteggiamento volontariamente seducente ma piuttosto dallo sguardo scrutatore dell’artista, che coglie quella femminilità di soppiatto, in tutta la sua naturalezza.

Non è un caso se la citazione cui si faceva riferimento all’’inizio è di Cézanne poiché le affinità tra gli acquarelli di quest’ultimo e i lavori di Michele Condrò credo siano significative, basta ricordare un’altra famosa frase di Cézanne: (“La luce è una cosa che non può essere riprodotta ma deve essere rappresentata attraverso un'altra cosa, il colore. Sono stato contento di me, quando ho scoperto questo”.) e poi osservare l’uso del colore in Condrò… Del resto, tuttavia, è significativo anche un allontanamento e una revisione del tardo ottocento romantico e impressionista, si tratta di un figurativo continuamente aggiornato e permeato di contemporaneità, anche se forse, il rapporto con tale contemporaneità vive di conflitto: la freschezza delle opere fanno comunque di Condrò, un artista di altri tempi, tempi in cui vi era ancora spazio per il candore in questione ed è proprio su questo punto che occorre soffermarsi per comprendere il suo rapporto con il contemporaneo…La storia di quest’arte è una storia di protesta e denuncia del nostro tempo decadente disordinato e abusato da troppi virtuosismi, quindi se è vero che la vera arte, come vogliono in molti, vive di non-conformismo e di protesta alle tendenze più in voga, allora il figurativo di Condrò può essere considerato a pieno titolo, un grande esempio di avanguardia culturale.

ALESSANDRA SIGNORILE

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