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lunedì 30 maggio 2011

Il Molise che non c'è, ma c'è

Bellissimo libro fotografico sul Molise. Dall'autore"Ironicamente, il sottotitolo fa riferimento a chi non sa dov’è il Molise, a chi dice che non esiste (diverse pagine su facebook), a chi nel meteo descrive una “...perturbazione che interesserà Marche, Abruzzo e Puglia...” (questa l’ho sentita più volte)...non è un libro sul Molise, ma un libro di immagini pensate e lì realizzate, foto che si possono realizzare in Molise, ma che, poi, finiscono col darne una visione, forse inusuale".

Il testo completo visualizzabile da questo link


domenica 29 maggio 2011

Il suicidio del caciocavallo


Sabato 4 giugno alle ore 21.00 presso Palazzo Orlando di Isernia Elio Franceschelli presenta l'opera con la quale parteciperà al prestigioso avvenimento artistico internazionale Padiglione Italia - Molise LA BIENNALE DI VENEZIA. 54

IL SUICIDIO DEL CACIOCAVALLO

gli è stato fatale il culatello!


La presentazione avverrà in occasione della chiusura della retrospettiva : MINIMALANIMAL.

L'opera nasce dalla conferenza stampa di presentazione, di Vittorio Sgarbi, del 5 maggio. Come scrive però l'artista "quando il caciocavallo ha sentito le parole di sgarbi sul culatello (la migliore opera mai esposta in tutte le biennali, ha pensato : vuoi vedere che un posticino nella storia dell'arte...magari ... oh! io ci provo! e poi ,come si dice, suicidandomi lo SPIAZZO!! a sto cazzo di culatello!!!"



martedì 24 maggio 2011

Distruttori della bellezza

Riporto la lettera aperta scritta dallo scultore termolese Michele Carafa, che si interroga sul ruolo della Bellezza e della tutela delle immagini nella società contemporanea, con riferimento all'ambiente di Termoli

"Il termine Iconoclastia deriva dalle parole greche Eikon =immagine e Klastes= rompitore Distruzione delle immagini. 

Per l’ennesima volta, rispondendo volentieri all’atteso invito dell’assessore alla Cultura Michele Cocomazzi, ho restaurato la mia scultura “La moglie del pescatore” opera del 2000, realizzata durante la settimana del II (ed ultimo) Simposio di scultura Città di Termoli, manifestazione artistica che, seppur dalla vita breve, ha saputo donare alla città numerose opere scultoree di grandi dimensioni, collocate in spazi pubblici, alla libera fruibilità della popolazione cittadina. L’opera stavolta è stata bersaglio di un aspirante iconoclasta che, in preda a deliri carnevaleschi, si è accanito sul viso, oscurandone i lineamenti con del colore scuro. 

Riflettendo sul significato del termine pensavo quanto le furie iconoclaste abbiano segnato la storia e come siano sempre state i prodomi di scissioni, repressioni culturali e sociali, di guerre e di terrore. 
Iconoclasti erano quei bizantini che nell’ VIII secolo si accanirono contro le icone per timore di idolatria; iconoclasti erano i Conquistadores che in sudamerica cancellarono (fondendole in lingotti d’oro) le immagini degli Idoli locali; iconoclasti furono tutti i regimi totalitari, il nazismo fece falò di opere d’arte definite “degenerate”, perché frutto di un pensiero libero ed indipendente, da annientare di li a poco, anche fisicamente, (per fortuna molto più tollerante fu il fascismo, ma solo per le arti);iconoclasti furono i talebani che prima delle due torri buttarono giù col tritolo le due millenarie immagini dei Buddha di Bamyan, segno scomodo di un passato preislamico dell’Afghanistan. 

In una strategia consolidata si colpiscono quindi prima le immagini, per annientare, poi, la libertà di un popolo. Ovvero la negazione della Bellezza quale preannuncio della negazione della Libertà. 
Un popolo oppresso non può fare Arte, ce lo ricordo Quasimodo (“e come potevamo noi cantare…”) ed un popolo senza Arte può solo morire! 

I nuovi iconoclasti metropolitani di casa nostra aspirano a cancellare con una “azione distruttiva” una “azione creativa”. Per inciso, le azioni possono essere o creative o distruttive, non esistono azioni neutre. 
Il gesto dissacratorio, di chi imbratta un’opera, è un gesto che denota l’impotenza creativa derivante dalla propria stupidità, impotenza che spinge ad affermare la propria identità potendo fare l’unica cosa possibile: Distruggere . Sia chiaro, ben diverso dall’azione, solo apparentemente distruttiva e dissacratoria, ma frutto di un pensiero artistico lucidissimo e nobile, di Marchel Duchamp, che mette i baffi alla riproduzione della Gioconda per contestare una classe borghese indegna dell’arte, o del fendente sulla la tela di Lucio Fontana, che apre una nuova spazialità nella bidimensionalità del dipinto. 
I nostri dissacrano per incapacità e null’altro possono fare che sostituire i segni manifesti di una cultura con il vuoto esistenziale che li pervade. 

Riflettevo ancora di come complice dell’iconoclasta possa diventarlo chiunque sia custode di una opera o di un tempio e non faccia nulla per difenderlo dall’attacco dei nuovi barbari. 
Riflettevo dello stato di abbandono del nostro borgo, dalle telecamere promesse ma ancora spente e della dissacrante e ridicola, se non fosse tristemente vera, decisione di collocare nel Tempio dell’arte contemporanea cittadino, la Galleria Civica, una associazione che nulla ha a che vedere con la cultura artistica contemporanea e con la storia di quel luogo. Una profanazione di quel Tempio dell’arte contemporanea dal passato così illustre, e dal presente incerto. 
La Galleria Civica, ed il patrimonio artistico termolese, hanno bisogno di ben altri interventi, in ben altra direzione,c’è bisogno urgente di gesti corretti, concreti e costruttivi per dare segnali inequivocabili ed esemplari: c’è bisogno di Azioni Creative per invertire il prosieguo di un declino inesorabile avviato da troppi anni, quale ad esempio la definitiva sistemazione in una sede espositiva delle oltre 500 opere occultate ancora nei magazzini. 
L’immagine della Galleria Civica va tutelata da fendenti che ne aggraverebbero ulteriormente la dignità conquistata da oltre cinquant’anni di lavoro metodico e costante da pochi amanti dell’arte, primo fra tutti il Maestro Achille Pace. 
I custodi della Bellezza sono in primis gli amministratori locali, dai quali attendo un fattivo ripensamento su questa scelta scellerata, ma contro l’iconoclastia culturale nessun amante della Libertà può non sentirsi coinvolto perché la difesa della cultura di un popolo ne difende la sua vita". 

Michele Carafa su Primonumero

sabato 21 maggio 2011

Tracce di cercatori

Di Tracker art, appena concluso, rimangono molte impressioni e frammenti di parole, frasi, pensieri. Come in un piccolo atlante ecco un montaggio di materiale vario preso da internet che ricorda alcuni interventi dei "cercatori".

Chi sono? Una donna che si è lasciata attrarre dall'arte come fosse il canto delle sirene.
Mi dicono che l'arte, la cultura, la possibilità di declinare il tempo secondo piacere e passione, è roba da ricchi.
Io ci sono riuscita. Almeno per dieci lunghi anni. Certo è che l'avventura si è dipanata in maniera rocambolesca, se vogliamo, per almeno tre motivi: sono siciliana, provengo da un ambiente piccolo borghese, le mie risorse finanziarie sono tutt'altro che illimitate.
Uso Facebook come finestra sul mondo delle arti e come mezzo di promozione caldo.
Perché scrivo? Non posso farne a meno.
Si tuona, da almeno un biennio, sui tagli alla cultura, sul "tetto di vetro" contro il quale le donne ambiziose battono il capo; si sacramenta e poi si torna a un pianto greco sommesso.
Ma io voglio strigere "l'occhio di bue" sul cascame più grave dei tempi presenti: l'insofferenza. Ogni giorno studio un modo per far convergere le mie personali iniziative - culturali, poetiche, artistiche - e il mondo degli altri. Ho circa 4.400 contatti, spalmati in più parti del mondo. Abito in Sicilia, ma fingo di vivere altrove. Ogni giorno ho l'obbligo di domandarmi se produco contenuti accessibili a quei tanti che conducono una vita diversa dalla mia. Ogni giorno sono costretta a chiedermi se il mio decennale investimento in cultura non sia stata una frode.
Inutile, nonché dannoso, che io citi l'assenza di meritocrazia, piuttosto vorrei alzare la voce sulla lobotomizzazione della sensibilità.
Da più di un anno porto avanti una personale battaglia per un iter universitario che inizialmente mi ha sorretto permettendomi, grazie a una borsa di studio per un Dottorato di ricerca, di continuare a dedicarmi alla punta più sperimentale dell'arte contemporanea, oltre che di foraggiare una minima mobilità; avendo, però, contravvenuto alla cieca ubbidienza nei confronti del mio tutor, dopo lunga malattia, mi son trovata sotto procedimento di esclusione dallo stesso Dottorato (procedimento a tutt'oggi in corso).
Lei pensa abbia avuto solidarietà?
Pochissimi amici e ancor meno, nel novero dei colleghi, hanno teso una mano o hanno speso una parola. Al contrario molti fra i miei "contatti" alzano la voce se invece dei loro "contenuti" promuovo le mie piccole lotte di periferia. Vorrei consigliare a quanti si sperticano in critiche e giudizi verso lo status quo di farsi un bell'esame di coscienza e osservare i "cadaveri" che scavalcano prima di dirsi ecumenicamente impegnati nella lotta contro i soprusi della società civile.
Contro la purezza, come dice Isabella Bordoni citando Hannah Arendt, ma verso una più reale sensibilità

Una scalza che brucia

Anita T. Giuga





Eugenio Giannì http://www.inismo.it/painted/HTML/gian.html + Grieg (il mattino)

da Aaron - di Harold Cohen




Giuseppe Siano


giovedì 12 maggio 2011

ED (IPOVISIONE)

ABRAXAS LAB
Scuola interculturale di pratiche teatrali
COMUNE DI SANTA CROCE DI MAGLIANO
Assessorato alla cultura

ED(IPOVISIONE)
da "Edipo Re" di Sofocle
Spettacolo Teatrale con gli allievi della Scuola di Teatro ABRAXAS LAB
20-21 maggio 2011

orario spettacoli:
20 maggio ore 10.45 (per le scuole) - ore 21.30 serale
21 maggio ore 21.30

Coordinazione Lab e drammaturgia: Azzurra De Gregorio
Costumi: Marina Miozza
Regia, scene e luci: Nicola Macolino

AZIONI: Antonio Iantomasi, Renzo Iantomasi, Antonella Macolino, Olga Petrucci, Gennaro Santarelli, Camilla Santelia, Giovanni Sebastiano, Domenica Simone, Kelly Visconti, Emanuela Vitulli.

Posti limitati per spettacoli serali. Per info e prenotazioni: 329/6290465
338/3183197

venerdì 6 maggio 2011

Gli artisti molisani per la Biennale delle regioni

E' uscita ieri, dopo molte polemiche, rimandi, rinvii, promesse di abbandono e ricerca di fondi, la famosa lista degli artisti invitati alla biennale per il Padiglione Italia e per le altre iniziative da Vittorio Sgarbi. Quest'anno la Biennale si celebra anche a livello regionale, per il 150 anni della nazione, e questi sono gli artisti selezionati per l'evento che sarà allestito presso l'Officina della Cultura a Isernia. Per la lista completa si rimanda a questo link: elenchi artisti 54° Biennale di Venezia. A parte qualche nome, per me una bella selezione (non so però da chi fatta) con molti giovani e idee fresche in linea con le ultime tendenze. Si è persa però l'opportunità di dar un riconoscimento a tanti artisti storici che veramente, lottando con i denti, hanno cercato di far arte in questa regione. La selezione, infatti, pur aprendosi al nuovo, tralascia molte peculiarità dell'arte contemporanea molisana, un'arte "di stomaco", caratterizzata dalle forti emozioni e rotture e da un rapporto, direi quasi ossessivo, con la terra e gli oggetti e le esperienze del vissuto. Ma il numero era troppo limitato per includere anche questi artisti quindi ben venga l'apertura al nuovo e ai giovani. E a quell'isernino-newyorkese di Elio Franceschelli che reputo tra gli artisti più interessanti della regione.

Giuseppe Capitani
Cleto Di Giustino
Elio Franceschelli
Ettore Frani
Ernesto Liccardo
Vincenzo Mascia
Manovella
Helena Manzan
Michele Mariano
Andrea Nicodemo
Caterina Notte
Giacinto Occhionero
Igor Verrilli

giovedì 5 maggio 2011

Auditorium d'Isernia lettera aperta alla politica dagli artisti molisani

Gentili lettori, ma soprattutto GENTILI POLITICI:invio la presente lettera aperta facendomi portavoce dei MUSICISTI e degli ARTISTI molisani, inerentemente alla feroce polemica sul tanto dibattuto "AUDITORIUM" di Isernia, che e' da mesi protagonista degli attacchi e delle difese di chi e' pro e contro la super struttura, che sara' inaugurata ad Isernia il prossimo Dicembre.


Confrontandomi con i miei colleghi, mi sono reso conto che il mio pensiero e' totalmente condiviso dalla stragrande maggioranza degli operatori culturali e piu' in generale degli Artisti di questa regione, per cui mi sono quindi sentito in "dovere" di scrivere la seguente missiva a proposite dell' opera succitata, che ricordiamo e' una delle 11 costruite in Italia per il centocinquantenario, il che potrebbe e dovrebbe gia' bastare a smuovere le coscienze e l'interesse generale, per un momento in cui il Molise, incredibile a dirsi, non e' il solito "fanalino di coda" dell'Italia.

Avevamo assolutamente bisogno di un infrastruttura, di una sede vera, funzionale, e di grande respiro, che possa finalmente accogliere e artisti di medio e grande calibro, offrendo finalmente l'occasione a questa terra di rilanciare la propria immagine all'interno di quello che e' il business dell'arte e dello spettacolo. 

Stando a quello che le carte dicono, il Comune d'Isernia ha incassato piu' di 30 milioni di euro da parte dello Stato per mettere in opera l'Auditorium, la qual cosa mi sembra gia' una notevole vittoria per una provincia che merita visibilita' e che vuole essere l'elemento di traino, l'esempio da seguire, citta' capofila di un progetto culturale che in un momento storico in cui il decadimento dell'arte e' palesato dalla difficolta' stessa con cui gli operatori del settore si trovano ad operare.

Ed e' in un momento come questo che un opera come l'Auditorium diventa un vero e proprio gancio che permettera' a questa regione di rimanere ancorata al movimento culturale italiano, entrando finalmente a far parte di quella schiera di gestioni e locations che ospitano gli eventi ed i protagonisti principali del panorama musicale ed artistico internazionale. 

E mi meraviglio davvero della bieca cecita' di alcuni politici, che strumentalizzando la questione per i loro fini, sono arrivati a dire che un Auditorium di 700 poltroncine e' una struttura enorme la cui presenza non e' giustificata in una citta' con poche decine di migliaia di abitanti come Isernia. 

Vorrei dire a costoro che mi sembra ovvio, scontato, e di facile intuizione, il fatto che una location del genere e' destinata ad ospitare eventi che interesseranno non solo gli isernini, ma anche tutti i molisani ed ancora gli abitanti delle regioni limitrofe.

Oppure pensano che il Parco della Musica a Roma sia un Auditorium per i Romani?? Ma dico, stiamo scherzando?

L'altra questione e' quella inerente alla spesa per l'auditorium. Non capisco perche' tanta ferocia contro il Sindaco Melogli, meritevole di una grande intuizione e colpevole solo di aver pensato che per una volta, Isernia ed al Molise, potevano diventare protagoniste delle dinamiche italiane, anziche' relegare a questa terra il primato di "eterna esclusa".

Ed allora quello che vorrei dire a tutti i miei amministratori, locali, regionali, e provinciali e' : perche' non proviamo a fare squadra per individuare le risorse di cui ha bisogno la regione ed il comune per completare l'opera? 

Parliamo di 10 milioni di euro, somma considerevole indubbiamente, che pero' sono sicuro, puo' essere raggiunta con un diligente lavoro di squadra, scevro dai colori politici e dalle polemiche (soprattutto quelle pre-elettorali!) in un momento in cui, una volta in piu' la Cultura dovrebbe essere l'anello di congiunzione, il terreno comune su cui confrontarsi, per lavorare insieme e permettere a questa Regione di esprimersi in tutte le sue potenzialita. Inutile aggiungere che l'Arte e la Cutlura NON HANNO E NON DEVONO AVERE COLORE POLITICO, ma continuare ad essere la massima espressione dell'anima di un popolo.

Nel salutare tutti i lettori, tengo a precisare che non sono tesserato con nessun partito, non sono in politica, e non sono residente ad Isernia dove quindi non ho diritto di voto, ma come tutti gli artisti sono interessato alla diffusione ed alla qualita' delle produzioni artistiche di questa terra dove ho scelto di tornare a vivere e ad operare. 

Simone Sala - Pianista da PrimaPaginaMolise

martedì 3 maggio 2011

Volturnart - foto dal vernissage

Il museo
Si allestisce
L'Italia in preparazione
L'Italia capovolta

Presentazione con il sindaco Antonio Izzi, Michele Peri e Tommaso Evangelista
Momento di commozione di Peri











L'Italia è desta? da sinistra Nazzareno Serricchio, Antonio Tramontano, Walter Giancola, Nino Barone, Lucia di Miceli

Cinzia Mastropaolo all'AxA

Dopo il successo della mostra Made in Italy lo splendido open space AxA Azienda per le arti (via Colle delle Api 170, Campobasso), che la Palladino Company offre ad artisti e critici per promuovere l’arte e la cultura, ospita la personale di Cinzia Mastropaolo. La mostra dal titolo Emersione simbolica + vacanze romane, curata dal critico molisano Antonio Picariello e inaugurata il 28 aprile, resterà fruibile fino al 16 maggio. Cinzia Mastropaolo, campobassana, ha svolto a Roma un corso di moda, partecipando a diversi eventi capitolini di moda con proprie collezioni, e ha frequentato in seguito la Scuola libera del nudo. Sempre attenta al disegno quale mezzo essenziale di espressione, ha realizzato schizzi, bozzetti, ritratti e paesaggi, partecipando anche a numerosi progetti di MailArt nel mondo. Si è cimentata altresì in installazioni dove ha unito fantasia, ricerca della forma e indagine della composizione: la sua “Madonna Rock”, realizzata a Rovere, in Abruzzo, fonde entro schemi barocchi tutta la sua abilità creativa e progettuale. Oltre a dipingere ha pubblicato anche un libro, “Disobbedire al clan”, edito da Filopoli. Nella personale all’AxA sono presenti diverse serie di opere che offrono una visione completa della sua poetica e ricerca personale; l’artista, in generale, partendo da impressioni visive, attraverso un personale studio sulla composizione e una riduzione del segno, in virtù di un uso libero ed emozionale del colore, arriva a configurare brani pittorici estremamente suggestivi dove il mondo e i suoi personaggi, ridotti a tracce e contorni (o silhouette, per restare nel campo della moda), diventano reminiscenze e simboli, tracce della ricerca e svelamento del suo spirito. Analizzando singolarmente i diversi lavori troviamo la serie dedicata ai politici italiani, dall’emblematico titolo "gli evaporati, gli evaporandi e coloro che non vogliono evaporare"; in questi ritratti dai colori pastello e dalle forme sintetiche non è difficile cogliere l’ironia con la quale sono stati raffigurati personaggi pubblici, inconsistenti come vapori e pertanto svelati nella loro insignificanza. Grottesche maschere moderne dell’arte dal perenne atteggiarsi, come l’enigmatico “M.B.”. Se i “Ritratti” si giovano di un’equilibrata sintesi dei volti ridotti a schemi e a smorfie, la serie “Dedicata alle donne” colpisce per le atmosfere oniriche e intime, non prive di elementi simbolici (lo scudo, i dischi) intesi quali armi e qualità allo stesso tempo. Il lavoro dedicato al sisma in Abruzzo, terra cara all’artista, “Il battito veloce del cuore”, si caratterizza per l’abbandono dell’aria trasognata e minimale e per la resa di una violenza reale (cromatica e materica sulla tela) che cerca di rendere la brutalità del sisma sulle cose e sulle persone. I colori si scuriscono, la linea diventa groviglio di movimenti e gesti, le figure spariscono e si nascondono tra le pieghe di una trama pittorica serrata che lascia poco spazio al godimento. Negli ultimi lavori, infine, il segno si piega alla scrittura e alla narrazione capace di trasfigurare anche la nostra Italia. In conclusione segnalo la serie delle “Osvaldine”, singolari figure uscite dalla matita della pittrice e suoi alterego; memore degli studi di moda l’artista realizza questi personaggi dalle linee esili e scattanti e con pochi tocchi grafici ce ne restituisce quasi la personalità spigolosa e controcorrente. Eroine di carta vivono attraverso essa per dissacrare e dissacrarci; in loro tutta la grafica pubblicitaria del Ventennio (penso a Dudreville) e un che di felliniano e da “Dolce vita”. E proprio riguardo alle “Osvaldine” mi piace concludere con le parole della stessa Mastropaolo, tratte dal suo sito: “Mi chiamo Cinzia Mastropaolo, ma molti mi conoscono col nome di Osvalda, altri ancora con quello di Pow-how. Osvalda è il personaggio del mio libro “Disobbedire al clan” di cui ho anche disegnato la copertina. Ed è lo pseudonimo che ho usato per pubblicare il libro, con l’aggiunta del cognome “De Pauau” (esatta pronuncia di Pow-how). Tutto questo che apparentemente sembra un caos, in realtà ha un significato molto lineare e profondo: appartiene al mondo dei simboli e dei significati. “La Osvalda” è una donna contemporanea, informale, che sorride alla vita e che leggera, ironica e libera vola verso orizzonti più ampi ogni qual volta la vita e gli avvenimenti, gli accidenti e le vicissitudini la vorrebbero invece immobile e prigioniera dei dolori, dei capricci, degli intoppi, di tutto quanto insomma la vita riserva a tutti noi esseri umani. E’ un simbolo appunto, e come tale si colloca anche su un piano che appartiene all’immaginario… ed è così che “La Osvalda” può trasformarsi e imbellettarsi di porporina..."

Tommaso Evangelista su Zenit Magazine di Maggio 2011

Ma fin est mon commencement


4 maggio al 10 giugno 2011 

Inaugurazione: 

mercoledì alle 17.30 


a cura di Lorenzo Canova


Paolo Borrelli
Fausto Colavecchia
Dante Gentile Lorusso
Luigi Grandillo


L’Aratro inaugura un nuovo progetto dedicato all’arte contemporanea in Molise con una mostra collettiva di Paolo Borrelli, Fausto Colavecchia, Dante Gentile Lorusso, Luigi Grandillo, artisti attivi a Campobasso, recentemente coinvolti in una serie di mostre internazionali e che come collettivo “Limiti Inchiusi” sono stati inclusi tra le quattro presenze artistiche molisane della mostra che celebra i centocinquanta anni dell’Unità d’Italia al Vittoriano di Roma, dove tra l’altro hanno esposto l’unica opera video dell’intero percorso espositivo. La nuova mostra dell’ARATRO intende presentare in questo modo il multiforme e del tutto attuale metodo di lavoro dei quattro artisti che operano con la pittura e l’installazione, con la fotografia, il collage e la scultura senza trascurare però l’uso delle tecnologie video e digitali. Lo stesso allestimento, dalle caratteristiche composite, propone così la qualità e la vitalità di un cantiere creativo nato come dialogo e come scambio di esperienze che però non trascurano le peculiarità delle singole personalità e la loro volontà di dedicarsi a sempre nuove soluzioni e a nuovi strumenti e sistemi di ricerca. 
In questo senso lo stesso titolo della mostra allude dunque sia a un incessante fermento creativo, che trova una sorta di circolarità nel cammino attraverso il tempo, che alla possibilità offerta agli artisti di chiudere un percorso e di farne nascere altri attraverso la costruzione di un polimorfico metodo di interpretazione del reale e una visione aperta e in movimento dell’azione artistica. 

Dal 4 maggio al 10 giugno 2011
ARATRO- archivio delle arti elettroniche -laboratorio per l’arte contemporanea
Secondo edificio polifunzionale - Università degli Studi del Molise
Via De Sanctis 86100 Campobasso- Info: +39 338 5912482 – e-mail: aratro@unimol.it
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