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venerdì 27 maggio 2016

"Il teatro involontario" di Mauro Presutti

In occasione delle imminenti festività del Corpus Domini, da oggi fino al 5 giugno il Caffè letterario Livre di Campobasso ospita l’esposizione fotografica di Mauro Presutti. Le fotografie della mostra sono pubblicate all'interno del libro “Il teatro involontario – i Misteri nel giorno di Corpus Domini a Campobasso”.

Nel Teatro involontario di Mauro Presutti, composto nella forma di una classica fotografia di backstage, accade un’ulteriore magia; i protagonisti si trasformano per alcune ore in attori di un’altra vicenda, la vestizione, spettatori involontari di se stessi in un incantamento circolare senza fine. Incantati dalla magia dello spettacolo che loro stessi offriranno. Partecipi del ruolo importante che gli è stato affidato.




Antonio Tramontano - Foto dal vernissage
















Back Side Of The Blind Spot - Il video

venerdì 20 maggio 2016

Tramontano - Il colore è una liberazione del tempo - Inaugurazione personale a Isernia



TRAMONTANO
Il colore è una liberazione del tempo
Galleria Cent8anta Isernia
Inaugurazione mercoledì 25 maggio 2016 ore 18

25 maggio / 7 giugno

La galleria Cent8anta di Isernia inaugura la personale di Antonio Tramontano a cura di Tommaso Evangelista. Dopo le personali di Dalip Kryeziu e Antonio Finelli, e dopo interessanti collettive, lo spazio gestito dall’associazione culturale Le Cose, che affianca le sue attività a quelle dello Spazio Arte Petrecca e che si è distinto, nell’ultimo periodo, tra i luoghi più attivi e dinamici del capoluogo pentro per qualità dell’offerta culturale, presenta la mostra dell’artista molisano Tramontano che torna ad esporre in una personale dopo circa otto anni.
L’utilizzo delle grandi campiture di colore segna una svolta nel percorso artistico del pittore il quale, dopo esser transitato per una fase di analisi dei volumi plastici e delle forme proto-rinascimentali, è approdato al dissolvimento della figura non per via di negazione, bensì per eccesso di indagine sulle dinamiche stesse della pittura nelle sue caratteristiche basilari: luce, colore, tocco e struttura. Lo studio di Tramontano privilegia ora il momento riflessivo, ovvero l’analisi sistematica delle emozioni e della pratica della pittura, rispetto a quello espressivo –il precedente- maggiormente radicato nella tradizione disciplinare e formale. È invero una rivelazione che colpisce per la maturità stilistica con la quale viene affrontata la superficie del quadro, modulata dal gioco di orizzontalità e verticalità su toni ora delicati ora accesi ma sempre capaci di effetti di trascendenza, ottenuti dalle contrazioni del colore che raggiunge, soprattutto nelle ultime realizzazioni, un’elevata raffinatezza tessile e una piena maturazione compositiva.
La purezza dei colori e delle campiture elementari determinano una pittura di superficie, solo apparentemente piatta e bidimensionale poiché, nel respiro immateriale delle velature e sul rapporto armonico tra limitate tonalità dello stesso colore, vengono fatti emergere effetti di puro lirismo con un senso di forte suggestione, anche emotiva, potenziato dall’impiego del grande formato e del lavoro per serie che cerca soprattutto un confronto ambientale. Il colore sembra pertanto transitare dalla tela per coinvolgere lo spazio circostante in un’onda cromatica che tutto assimila e influenza.
Dopo una lunga ricerca sul mezzo e sulla forma, l’arte di Tramontano, eliminando il disegno e l’idea stessa di costrizione e reticolo, arriva ad esaltare l’elemento cromatico puro in opere dall’indubbia aura evocativa, capaci di trasmettere energie nascoste e sottili impressioni elementari.
L’intera ricerca cromatica presentata in mostra è accompagnata dal catalogo edito da Terzo Millennio con un inedito testo critico di Tommaso Evangelista.
Durante il vernissage il maestro Nicola Graziano realizzerà interventi musicali ispirati dalle opere dell’artista in un riuscito gioco sinestetico di colori e note, mentre la scrittrice e musicologa Rosanna Carnevale parlerà del rapporto tra arte e musica.

ANTONIO TRAMONTANO, Pesche, 1965, dopo aver conseguito il Diploma di Maturità d'Arte Applicata presso l'Istituto d'Arte di Isernia si diploma presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli nel corso di Pittura del Prof. Raffaele Canoro, con una tesi sperimentale in design, relatore Prof. Vincenzo Bergamene, dal titolo "Palingenesi del Cervo". Docente di Arte e Immagine, svolge attività artistica presso il suo studio a Pesche in via Giovanni XXIII. In qualità di direttore artistico ha curato e cura diversi eventi nella provincia di residenza, mentre nel 2008 ha curato le attività espositive per il I centenario ISA, Istituto Statale d'Arte di Isernia. Da una fase figurativa di stampo plastico e con influenze proto-rinascimentali negli ultimi anni è giunto ad un’inedita ricerca sul colore e sul mezzo pittorico.

SCHEDA TECNICA

Titolo: TRAMONTANO
Il colore è una liberazione del tempo

A cura di: Tommaso Evangelista
Catalogo: Terzo Millennio

Luogo: Spazio Cent8anta, Corso Marcelli 180, Isernia (IS)

Vernissage: mercoledì 25 maggio ore 18.00
Apertura: 25 maggio – 7 giugno

Orari: dal martedì alla domenica dalle 17.00 alle 20.00
Lunedì chiuso e 2 giungo

Info: arte@lecose.org

Francesco Cito. I Misteri


È nato tutto da un invito. Lo scorso anno l’associazione Vivian Maier di Campobasso ha infatti chiesto a Francesco Cito di fotografare la cosiddetta Sagra dei Misteri, una delle più importanti manifestazioni della cultura popolare e religiosa molisana. Si tratta di una processione che, dalla metà del XVIII secolo, si ripete ogni anno nel giorno del Corpus Domini, offrendo al pubblico una suggestiva parata di veri e propri quadri viventi. Lungo le strade del centro storico di Campobasso sfilano infatti tredici Misteri che rievocano altrettante scene del Vecchio e Nuovo Testamento: bambini, anziani e adulti diventano così per un giorno angeli, santi e demoni in grado di aleggiare davvero sopra le teste della folla festante. Un'illusione suggestiva resa possibile grazie alle antiche strutture di acciaio e legno a cui sono invisibilmente ancorati, le cosiddette Macchine dei Misteri, create da Paolo Saverio Di Zinno nel lontano 1748.
Una festa, quella che circonda la Sagra dei Misteri, che racchiude quindi credenze e tradizioni antiche, e che il noto fotoreporter napoletano ha seguito in ogni suo istante. È nato così un lavoro, intitolato I Misteri, che verrà presentato per la prima volta sabato 21 maggio 2016 presso il Museo Ex Gil di Campobasso. L'esposizione, organizzata dal Centro per la Fotografia Vivian Maier in collaborazione con il Comune di Campobasso, verrà infatti inaugurata alle ore 18,00, per poi rimanere aperta al pubblico fino al 2 giugno. Inoltre, sabato 28 maggio, alle ore 17,30, Francesco Cito sarà nuovamente presente negli spazi del Museo per incontrare il pubblico, mostrare alcuni dei suoi lavori più importanti e raccontarne genesi e retroscena.

Francesco Cito. I Misteri
Museo Ex Gil (Palazzo Gil), via Gorizia, 1 - Campobasso
22 maggio – 2 giugno 2016

orario: da martedì a domenica, ore 10,00 - 13,00 e 17,00 - 20,00 | chiuso il lunedì
ingresso: libero
info: cfcvivianmaier@gmail.com

lunedì 9 maggio 2016

Die Hamletmaschine - Nicola Macolino e la casa circondariale di Larino


TEATRO

DIE HAMLETMASCHINE
Di Heiner Muller

Con i Detenuti del Carcere di Larino

Con Barbara Petti (Ofelia)
Regia, scene e costumi di Nicola Macolino

Venerdì 10 Giugno ore 21
Sabato 11 Giugno ore 21
Domenica 12 Giugno ore 21
(Eventuale replica lunedì 13 giugno ore 21)

Casa Circondariale e Reclusione di Larino (CB)
Contrada Monte Arcano, 2

[spettacoli a numero limitato, posti 80]

Info prenotazioni
338 3183197 Nicola Macolino
338 9771081 Petronilla Di Giacobbe
338 6014272 Rosamaria Ricciardi

Progetto Scuola/Teatro/Carcere

Regione Molise
Progetto Integrato Molise Arte e Cultura
Abraxas Lab
Associazione Muse

Coordinazione Progetto e Laboratorio
Petronilla Di Giacobbe, Angela Pietroniro, Rosamaria Ricciardi

Direttore Penitenziario
Rosa La Ginestra

Detenuti coinvolti nel progetto (attori)
Giovanni Accietto, Emanuele Argenti, Fabio Battinelli, Chotorno Ebraim, Francesco Dell’Andro, Maurizio Fasano, Alì Kaspi, Marcello Morganti, Pasquale Mostacciuolo, Vincenzo Presutto, Carmelo pugliara, Karim Mohamed Suleiman, Rubin Talaban, Silvester Uyi.
Loris Fabrizio, Angelo Giunta (falegnameria), Giuseppe Prussiano (fonica), Gianluca Saulino (sartoria)

Fisarmonicista Alessio Paradiso

Sartoria
Rosa Miniello, Rita Palladino, Giuseppina Pellegrino, Amalia Silveri, Suor Winni

Staff Abraxas Lab
Antonio D’Onofrio, Letizia Iammarino, Antonio Iantomasi, Renzo Iantomasi, Antonella Macolino, Michele Mariano.


APPUNTI DI REGIA
Nella mia rilettura dell’opera di Heiner Muller “Die HamletMaschine”, ho puntato al prosciugamento della storia da tutti gli orpelli e i simbolismi che echeggiano ambientazioni e contesti storici.
Penso che il carcere fisicamente e nella sua struttura fondante sia il luogo migliore dove indagare il concetto amletico di essere e non essere.
Gli attori sono i detenuti della casa circondariale e reclusione di Larino che incarnano perfettamente questa dicotomia.
Non recitano forse un ruolo all’interno del carcere e vivono quasi una dimensione di para-teatralità coi loro gesti e rituali quotidiani? Quanti Amleti e quante Ofelie sono presenti in quei corpi?
Penso comunque che i detenuti possano trovare solo nel teatro (in quella finzione che il teatro sa offrire) una nuova identità necessaria per superare questa scissione che vivono giornalmente.
I personaggi del dramma, quindi, sono inseriti in una dimensione atemporale e asettica, vagano confusi, tra rumori e suoni assordanti, nello spazio scenico, fatto di corridoi, celle e “aree passeggio” senza riconoscersi l’un l’altro, rinchiusi nelle proprie dimensioni solipsistiche e incomunicabili che non impediscono la possibilità che ognuno sia l’altro e viceversa.
Amleto e Ofelia sembrano tornare dal mondo dei morti o forse no, ma sicuramente si pongono le stesse domande dell’uomo contemporaneo che ha una qualche missione da compiere. Cercano le proprie identità, ricordano le proprie passioni umane, si scoprano fragili in questo continuo dilemma amletico.
Si presentano al pubblico goffamente, portano in scena valigie e oggetti/attrezzeria di scena, necessari per ri-vivere nelle loro fissazioni/ricordi.
Io sono Ofelia, quella che il fiume non ha voluto, dice Ofelia, un Ex-voto che entra in scena portando uno stendardo su cui è scritto H2O, un secchio d’acqua, una valigia con dei costumi (i cambi di scena) e una pompa irroratrice a spalla con cui cerca continuamente di annaffiare o benedire qualcuno o qualcosa, sempre in nome dell’acqua.
Amleto entra in scena, accompagnandosi con un passeggino riempito di cenere e terriccio, la sepoltura del padre, e con una valigia piena di croci. Sparge cenere a mucchi, ovunque si muove perché vuole marcare il territorio in modo da proteggersi.
Ho pensato sulla scena un coro, quasi greco nella prima parte dello spettacolo, che si presenta in tenuta da guerriglia mentre nella seconda parte si trasforma in una sorta di gruppo di replicanti di Amleto che diventano speakers e echi del Principe. Il coro si ritrova a essere quindi la ferita e il coltello, la polizia e i manifestanti, i rivoluzionari e i reazionari.
I detenuti così diventano corpi speciali di un esercito già pensato e in parte creato da Yukio Mishima.
La scena è meta-teatrale soprattutto nel terzo quadro, quando lo striptease di Ofelia unito alle danze grottesche delle “Ofelie morte” sono ambientati nel teatrino del carcere come se fossero un spettacolo di guerra per militari in missione.
L’idea di portare in un luogo prettamente “maschile” come un carcere, un testo dove la componente femminile ha un ruolo fondamentale e predominante se non conturbante, mi poneva la possibilità di creare una sorta di corto circuito.
Ho scelto quindi per la figura di Ofelia un’attrice esterna al carcere perché voglio rompere e irrompere in quel mondo codificato al maschile.
Ofelia disturba perché cerca la libertà e non sta più al gioco della sottomissione invita gli spettatori, sotto il nome di Elettra, a fare lo stesso, consapevole del fatto che il risveglio della coscienza deve passare attraverso la sofferenza e la conquista del proprio spazio, di tutto lo spazio, teatralmente e metaforicamente.
Ofelia è un punto interrogativo che mina le certezze.
Essendo il dramma attraversato esplicitamente dal concetto di travestimento (mistificazione di ruoli, dell’essere e dell’identità) ho pensato di condurre il pubblico in un percorso fisico e mentale interno al carcere dove l’essere si sgretola, travolto dal flusso d’acqua che caratterizza l’inizio del mio allestimento.
Vorrei che gli spettatori si abbandonassero e diventassero contemporaneamente fruitori curiosi ma anche attori delle vicende di Amleto e Ofelia, delle loro domande sulla vita, l’essere e l’identità. Divenendo così, spettatori privilegiati a distanza ravvicinata con gli attori e la scena, che seguono, assistono, giudicano, condannano, assolvono, si spaventano e partecipano attivamente contribuendo ad annullare completamente la quarta parete.




Trailer_Hamletmaschine from nicola macolino on Vimeo.
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