Andrea d’Amore
Dieci passi dall’erosione genetica
2015, installazione
Salvare l’umanità dalla distruzione significa biodiversità agricola.
Scambiare e condividere colture, condannare l’esclusività della produzione,
sono un atto di resistenza, di sopravvivenza.
Andrea d’Amore
La ricerca di Andrea d’Amore, da sempre incentrata sul rapporto tra cibo, cultura e antropologia, ha trovato nel periodo di residenza a Pesche, in preparazione dell’evento I Presepi nel Presepe, un nuovo filone di esplorazione e di sperimentazione. Il punto di partenza è stato un’indagine sul territorio e sulla sua sommessa e sommersa quotidianità; da qui, dalla banalità di ciò che rimane, l’artista ha rinvenuto una traccia al tempo stesso poetica e di visione, capace di aprire diversi orizzonti di senso e di legarlo in maniera vitale con la comunità. Durante una perlustrazione in montagna, trovandosi di fronte ad un campo di patate turchesche che si evidenziava per la “creatività” col quale era allestito e curato, ha iniziato una ricerca sul tubero che lo ha portato a percorrere l’intero paese e i suoi personaggi cercando un filo comune, una traccia, che potesse configurarsi in struttura.
L’installazione presentata lungo il percorso dei Presepi si inserisce in questo discorso di Memory in progress proprio per il tentativo di crear luogo e di tradurre gli stimoli nascosti, e creativi, del paese visto come insieme e struttura. Ecco quindi, in fase di elaborazione, l’artista utilizza gli oggetti trovati sul posto per riconfigurare la personale percezione di tale micromondo.
Un tavolo rovesciato accoglie, sui suoi piedi, due botole facenti parti un tempo delle urne elettorali. La buca è aperta. Sopra, degli stecchini reggono due tuberi di patata turchesca mentre in basso due contenitori d’acqua servono a richiamare e far sviluppare i germogli. Questi, una volta usciti, passeranno col tempo attraverso la buca, che diventa quindi filtro, per trovare l’acqua e così facendo, con le loro diramazioni, si legheranno al tavolino diventando un tutt’uno col mobile.
Di fronte una panchina è poggiata, sui suoi sei piedi, su delle patate normali. La posizione centrale porta l’attenzione sul paesaggio e sulla veduta attraverso le tre porte di fronte, legando il discorso allestitivo al contesto. Sulla destra una bici donata dalla regione Molise al comune in occasione di uno dei tanti falliti progetti di promozione cicloturistica raccoglie nel suo cestello altre normali patate che lo spettatore è invitato a prendere e portare a casa per (vedi istruzioni) ricreare in proprio, su stuzzicadenti, la struttura progettata dall’artista. La bici poggia su un tavolo in radica spezzato, tenuto inclinato da alcune patate posizionate al di sotto.
Dietro la panchina in una cornice, anch’essa rinvenuta tra i magazzini, la foto del campo di patate turchesche posto sulla montagna alle spalle del paese. La foto nasce da una perlustrazione dell’artista e raffigura una composizione floreale all’ingresso del campo. E’ stata realizzata da Mario, il proprietario, il quale è stato successivamente contattato e intervistato. Da tale incontro è nato un video nel quale Mario, durante i suoi racconti e ricordi, intona l’inno d’Italia con la fisarmonica. Il commento musicale, quindi, fa da colonna sonora all’intera installazione che trova rispecchiamento nelle tre finestre ad arco che si aprono sul panorama molisano.
Il discorso di ricerca si fa ancora più complesso in quanto l’artista, sempre durante ricerche nel paese, ha contattato un birraio locale, Biagio Sannino, che realizza circa una quarantina di birre esclusivamente per la consumazione nella sua pizzeria (Bas e Co.), col quale cercherà di realizzare una birra di patata turchesca presentata nei recipienti realizzati da un ceramista locale. Il tentativo è quello di concretizzare la ricerca con la realizzazione e la produzione di un nuovo alimento, esaltato dall’ideazione di un contenitore artistico.
Discorso complesso e stratificato, certamente in divenire sotto tanti punti di vista (dalla presentazione alla configurazione alla realizzazione della birra), l’opera di Andrea è una riflessione lucida e privilegiata sullo stato delle politiche agricole locali ma anche una denuncia contro la smaterializzazzione della tradizione agricola locale e l’opportunità di salvare specie rare ma capaci, se sfruttate e coltivate opportunamente, di creare ricchezza e soprattutto comunità.
Il tentativo di mettere insieme, come in un puzzle, tutte queste anime racchiuse nel paese, catturate durante perlustrazioni, ricerche e incontri, configura l’opera come un viaggio dinamico nel cuore stesso del territorio che viene interrogato a fondo dall’artista e quindi messo a nudo nelle sue dinamiche relazionali. L’evento è “politico” nel senso che analizza e studia l’intera civitas e si pone su un binario parallelo, speculare ma maggiormente veritativo, alla vera politica che dovrebbe agire sui territori salvaguardandone le proprietà. Anche questo, in fondo, è un modo per creare un “presepe” ragionando sull’idea stessa di luogo vitale.
Tommaso Evangelista
Istruzioni
• Prendi una patata dal cestino della bicicletta e portala a casa
• Con degli stecchini fa una struttura alla patata che, sospesa sopra un contenitore d’acqua, svilupperà le radici
• La patata esposta alla luce e con le radici in acqua germoglierà diventando una pianta ornamentale
• Fotografa il processo evolutivo della patata e il suo ambiente e passo passo posta le foto sulla piattaforma www.diecipassi.tumblr.com
Testo estratto dall'evento I PRESEPI NEL PRESEPE XVI edizione “Memory in progress” Percorso Contemporaneo
Il progetto a Villa Romana - Personale di Andrea D'Amore - Giugno 2017
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