Riccardo Baruzzi, classe 1976, con l’opera Porta pittura dei riccioli (2015) è il
vincitore della sessantesima edizione del Premio Termoli curata da Anna Daneri.
La proclamazione, coincisa con l’inaugurazione, è avvenuta lo scorso 20
febbraio mentre l’intera collettiva sarà fruibile presso i nuovi spazi del
MACTE Museo d’Arte Contemporanea di Termoli fino al 30 aprile. In giuria
l’artista Stefano Arienti, il critico Lorenzo Canova e il curatore Simone
Menegoi hanno così motivato il verdetto “un’opera che combina con eleganza
pittura, disegno, scultura e design. La sua poetica si segnala per una maturità
e un lirismo non comuni, e stabilisce, da una posizione di ricerca
contemporanea, un dialogo con la storia del Premio Termoli, caratterizzata
dall’interesse per le ricerche astratte, e dal rapporto fra arte e percezione
visiva”. Una menzione speciale è stata assegnata a Gabriella Ciancimino per
l’opera Chardon d’amour (2014), dalla
sottile poetica relazionale. All’artista sarà affidata la conduzione del
workshop da progettare per il contesto cittadino. Abbiamo fatto alcune domande
all’artista vincitore.
Nella tua opera dialoga la
ricerca sul segno, l’eleganza data dallo studio dei materiali e una sottile
analisi sulla struttura, e quindi sulle condizioni stesse della visione. Come
si sviluppa questa poetica della sottrazione e dell’amplificazione della
traccia minima?
Circoscrivo la domanda alla questione del segno prendendo in prestito qualche riga dal capitolo settimo del
libro Disegnare e conoscere di Giuseppe Di Napoli.
"Il segno grafico denominato linea é un concetto visibile,
un'astrazione sensibile, svincolata dalla funzione di riprodurre delle
somiglianze iconiche, tipiche del segno-traccia. La linea impone un suo statuto
di completa autonomia semantica, quello di essere un segno-in-se, dotato di un proprio intrinseco significato. Con la
linea il pensiero umano avanza verso un altro stadio evolutivo; l'uomo, con
essa, può delimitare il mondo e trascenderlo: «ciò che limita è senza limite»
(Simone Weil) (…) La linea non ha un'entità fisica
(di quella cosa), non la si vede direttamente nelle cose o tra le cose; bisogna
innanzitutto pensarla più che vederla, giacché essa è una res cogitandi, una cosa mentale, che
stabilisce non tanto una somiglianza tra la cosa e la sua percezione, quanto
piuttosto una continuità tra il segno disegnato e la cosa pensata: la linea
assomiglia al pensiero e non alle cose".
Il lirismo del segno grafico, e le sue (per)mutazioni, sembrano
determinare nell'opera anche una componente temporale che, a livello di
impressione, richiama l'idea di "cantiere" impostata dalla curatrice
Daneri. Come valuti questo aspetto nel tuo lavoro?
Non riesco ad associare al mio
operato l'idea di mutazione e temporalità, tantomeno quella di cantiere.
Colpisce dell’opera la sua
dimensione “scultorea” data dal porta pittura il quale contiene altre tracce, e
varianti, dell’idea appesa a parete. Questo focalizzarsi sulla sequenza, oltre
ad una suggestione musicale, mi fa pensare, data la sua recente scomparsa, ad
un saggio di Umberto Eco ovvero alla sua idea di “vertigine della lista”, del
mondo che analizza, enumera, elenca elementi comuni o discordanti. Ci sono liste
che hanno fini pratici e sono finite e altre che sono immaginarie e
fantastiche, in quale si colloca questo tuo dialogo di tele?
Il P.P. fa parte di una serie di dispositivi che raccolgono
dipinti di piccolo/medio formato: per lo più forme astratte e monocromi. Ogni
porta pittura viene allestito nello spazio espositivo e non tutti i dipinti
contenuti al suo interno vengono appesi simultaneamente. Il porta pittura resta
nello spazio come presenza scultorea (i cui pieni e vuoti mutano in base al
numero dei dipinti ospitati), ed è un invito a pensare i quadri come entità
intercambiabili, non autoriali, disposti in sequenze variabili e indefinite
(ogni porta pittura prevede una rotazione, e non è stabilito a priori che i
nuovi allestimenti siano effettuati dall’artista).
Fonte Artribune: Premio Termoli. Parla il vincitore Riccardo Baruzzi
Tommaso Evangelista
La giuria con l'opera |
Da sinistra Arienti, Menegoi, Baruzzi, Canova |
Premio Termoli, veduta d'insieme |
Baruzzi, Porta pittura dei riccioli |
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