Opere scelte da una produzione che va dal 1990 ad oggi.
La Forza della Figura, carattere commisto a una dinamicità e contemporaneamente una leggiadria che la figura possiede; si muove in un contesto di spazio a volte delimitato anche da piani che essa stessa interseca e attraversa, senza crearsi inibizioni di sorta.
Un groviglio di tratti a sanguigna e carboncino, tecniche che non ho mai abbandonato da quando ho iniziato la mia attività ed il mio percorso artistico, cioè dal 1970.
Vincenzo Manocchio
La densa inchiostratura, a tratti sfumata e cangiante, a volte spennellata sui corpi immalinconiti di nudità, realizza un mirabile equilibrio di masse frantumate e strutture addensate nel centro di insiemi caotici e cavernosi. Il tratteggio ossessivo si rompe in raggruppamenti di muscoli e tendini, ovvero di tensioni accennate, portate al limite e diradate nella ricerca di una pace viscerale. Altrove il disegno centrifugo torna breve e serrato, a significare rotondità di arti e strutture addensate dal moto grafico vorticistico, arruffato e rinserrato, ripetuto fino alla consistenza della macchia quando la matita viene soccorsa dal pennello il quale, inaspettatamente, stempera i moti, e quasi li calma e li aggrada. Improvvisi abbagli di luce danno vita ad una sorta di “teatro mistico” nel quale il mondo, caotico, cerca una rasserenazione dallo spettro violento del segno. La “pietra sanguigna”, ovvero l’ocra rossa usata per pastelli molto in uso a partire dal Rinascimento, notevoli per il colore forte e la modularità delle gradazioni, e per gli infiniti effetti di carne capace di evocare, si presta perfettamente a questo gioco di tensioni e di nervose espansioni. Non vi è nulla di statico negli insiemi carnali bensì tutto è saturo di sanguigni vapori e scie impastate di terra, di quell’ocra rugginosa che diventa carne per aumento di concentrazione di tracce che saturano gli ipotetici corpi aumentando la loro acidità.
Tommaso Evangelista, testo estratto dal catalogo della mostra
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