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lunedì 3 dicembre 2012

La festa dei molisani come una sagra della trippa

Giustamente Elio Franceschelli, in Biennale, aveva portato il Suicidio del Caciocavallo in riferimento allo stato attuale dell'arte e della cultura in regione e non solo. Conferma oggi è data dalla testimonianza dell'architetto Franco Valente dalla festa dei molisani a Roma, al Palacavicchi, svoltasi ieri 2 dicembre. Valente, invitato per parlare sulla storia dell'arte del Molise, dal suo blog che ci racconta come è vissuta e considerata la cultura in queste simpatiche manifestazioni.


"Ieri 2 dicembre 2012 a Roma è stato tentato un colpaccio a tradimento nei miei confronti e nei confronti di altre persone con le quali ritengo di avere affinità prima di tutto culturali. Al Palacavicchi eravamo stati invitati a tenere una serie di relazioni su temi culturali. L’ho annunziato anche sul mio blog. 

Ero chiaramente consapevole che l’organizzazione della manifestazione fosse riconducibile a persone che notoriamente appartengono al centro-destra. La cosa non mi interessava più di tanto perché chiunque organizzi un evento di tal genere da qualche parte politica deve stare.
Poiché ero stato invitato a parlare di storia, arte e cultura molisana ritenevo che lo spazio ritagliato per i nostri interventi fosse del tutto autonomo.

Non entro nel merito dell’organizzazione generale, ma in genere quando si invita un relatore a tenere una relazione a una tal massa di gente, non dico un pranzo, ma almeno un panino si garantisce, specialmente quando si partecipa a spese proprie.

Manco quello.

Alle 11,00 è iniziata la passerella dei politici.

In sala ho contato circa 600 persone quando ballavano i gruppi folcloristici.

Quando ha parlato Iorio la gente ha cominciato a defluire.

Durante l’intervento di Polverini la sala si era ridotta a circa 400 persone che hanno resistito coraggiosamente a De Matteis e Mazzuto.

Sono rimasti una cinquantina di martiri delle prime due file guardati a vista dagli organizzatori.

Finito il massacro logorroico, Cicchitto se ne è andato ed ha lasciato Polverini per le conclusioni ai pochi sopravvissuti.

Potete immaginare la pena.

A questo punto le autorità se ne sono andate a mangiare, ospiti dell’organizzazione, mentre noi relatori del pomeriggio ci siamo fatti un giro alla ricerca di qualche pezzo di caciocavallo di Agnone, di pane con le noci di Rionero, di cantucci di Gambatesa, di dolci di S. Elia a Pianisi offerti dagli espositori venuti dal Molise. Il minimo per tenere una relazione senza cadere a terra.

Una scena avvilente! Roba da pellegrinaggio medievale!

Finalmente, con 45 minuti di ritardo, è arrivato il momento della mia relazione. In sala un paio di centinaia di amici mentre intorno un casino da sagra della trippa.

Sono stato presentato come un cantante da una presentatrice che diceva di essere molisana ma che non sapeva manco chi io fossi.

Roba da pazzi!

Mi dovete credere: ho dovuto fare uno sforzo sovrumano per mantenere la concentrazione e riuscire a parlare.
Gente che era nella sala e chiacchierava ad alta voce.
L’orchestra che accordava gli strumenti sul palco.
Zampogne che suonavano nella sala attigua.

Però ho voluto tenere fede all’impegno ed ho tenuto la mia relazione.

Quando era quasi alla fine il colpo di scena.

Mentre parlavo mi si è avvicinato un signore con il quale non ho mai condiviso un pasto il quale mi ha detto: “Chiudi subito perché sta arrivando Alemanno“.

Non ho detto “vaffanculo” per rispetto dei presenti, ma l’ho pensato.

Ovviamente ho chiuso subito con l’applauso di coloro che mi hanno gratificato con la loro presenza, mi sono preso i complimenti e me ne sono fuggito a Venafro" (Link).






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