Sabato 18 Luglio 2015 il Museo del Parco di Portofino, Centro Internazionale di Scultura all’Aperto presieduto da Daniele Crippa, e curato da Serena Mormino, in collaborazione con Amarte, si arricchirà di un’altra importante opera del Maestro Vincenzo Mascia – “Struttura Caotica” 2015
L’opera entrerà ufficialmente nella collezione permanente del Museo, accanto alle celebri opere di Alviani, Arman, Atchugarry, Angi, Beuyes, Basso, Ceccobelli, Chiari, Cogorno, Corner, Costa, Cracking Art Group, De Molfetta, Depero, Dorfles, Fiume, Fontana, Galliani, Guttuso, Kosice, Marangoni, Marchegiani, Mondino, Mustica, Patterson, Pignatelli, Polesello, Pomodoro, Man Ray, Rotella, Spoerri, M. Thun, Vautier, Veronese, solo per citare alcune tra le oltre centosettanta opere presenti in questo prezioso scrigno di arte e natura.
Allegato testo critico – articolo e note e biografiche artista
Testo
“LE COSE NASCONO DALLA NECESSITÀ E DAL CASO” - Alighiero Boetti – arazzo.
Immediata l’elaborazione di tale concetto ben noto all’artista Madì italiano per eccellenza, Vincenzo Mascia: “Caso è anagramma di caos, per cui le cose sono anche generate dal caos, dall’esplosione primordiale che ha generato l’universo.
L’attività dell’uomo poi, non è altro che un continuo ordinare il caos.
Coltivare significava selezionare piante utili e mettere ordine al caos delle forme naturali.
Abitare significava catalogare e mettere in ordine i bisogni e dedicare spazi specifici ad ogni attività umana… l’Urbanistica organizza e tenta di mettere in ordine le nostre città…
Anche le altre scienze umane sono ordinatrici del caos. La psicologia e la psicanalisi, addirittura, tentano di ordinare i nostri pensieri e le nostre pulsioni. Per cui, in fondo, l’uomo vive sempre in questo perenne contrasto, in questa dialettica tra l’impulso irrazionale e l’ordine razionale”.
Le cose nascono dal caso e il caso, in quanto tale, è non programmabile, anzi, spesso, generato proprio dal caos delle cose. La sensibilità artistica conosce bene queste connessioni, a volte limiti, ma sovente invece fonte di turbamento e di ricerca interiore che sfocia in Arte o che vive grazie ad essa; altre volte ancora generatrici di disciplina, stile e tecnica di assoluta precisione dettata dalla volontà di dare ordine ai tratti, alle forme, agli oggetti e alla vita.
“Il fine ultimo per me è sempre l’armonia delle parti in contrasto: ordine e disordine, pieni e vuoti, lucido ed opaco, concavo e convesso”; così Mascia sintetizza anni di studio, ricerca d’espressione artistica e di sé. La ricerca dell’equilibrio anche di quanto è inconsapevolmente generato dal caos-caso. Perché l’artista ha il dono di leggere oltre, di anticipare o comprendere impulsi interiori ed energie superiori percependone il significato, anche laddove ai più è impossibile.
Esiste un limite tra natura ed artificio, tra natura e cultura, ma non tra arte e architettura o design se queste forme di espressione hanno la stessa matrice.
Mascia è la dimostrazione di come movimenti artistici si avvicinano per volontà o per caso, all’architettura edilizia, urbanistica e di oggetti fruibili nel quotidiano, in un rapporto biunivoco e di interrelazione e contaminazione continua.
Esponente dell’Arte Madì, acronimo di Movimento – Astrazione - Dimensione e Invenzione, nata nel 1946 nella lontana Argentina; un paese lontano geograficamente, ma così europeo e amato dagli artisti del vecchio continente che, soprattutto dalla metà del secolo scorso e ancora oggi, hanno vissuto e lavorato a Buenos Aires per periodi di vita, brevi o lunghi, ma sempre di ricerca e rielaborazione della loro arte.
Mascia si avvicina all’arte Madì molto più tardi, nel 1996, portando nel nuovo millennio gli studi di Gyula Kosice, Carmelo Arden Quin e Rhod Rhotfuss, fondatori del Materialismo Dialiettico . Proprio a Gyula Kosice di recente sono state dedicate due sale permanenti al Centre Pompidue di Parigi.
Conosco molto bene sia Kosice che Mascia, due uomini di grande cultura ed eleganza, con valori solidi e forti, quasi di altri tempi, ma artisticamente proiettati al futuro. Due menti pronte e lucide, visionarie in senso concreto di quello che sarà nella scienza architettonica ed artistica ma, al contempo, così “terreni” e vicini alla quotidianità ed alle esigenze comuni.
Mascia artista di forme e scomposizioni geometriche ben definite anche quando scomposte.
Mascia designer, perché l’arte ludica e giocosa tipicamente Madì, può avere una funzione anche nel quotidiano.
Da anni scrivo di “Design come forma d’Arte” e di quanto ne sia riconoscibile ed autorevole lo stretto legame. Mascia ci dimostra come movimenti artistici si avvicinano spontaneamente, generati dalla stessa cultura, all’architettura e al design.
Pensiamo alla scuola Memphis nata negli anni ’80 nella casa milanese di Ettore Sottsass per discutere con i suoi amici colleghi di nuove forme di espressione legate al design, ascoltando il disco di Bob Dylan inceppato sul verso “with the Memphis Blues again”, e ancora così fortemente apprezzata oggi.
Tale corrente nasce con ispirazione naturale all’arte decò, alla pop art da cui trasse i colori vivaci e al tema futuristico, ma ha legami molto forti anche con la cultura Madì.
Molti dei progetti di design di Mascia rientrano assolutamente in tali canoni, interpretazioni multicolori della realtà, oggetti articolati ricchi di incastri e geometrie insolite, ma così semplici allo sguardo del fruitore; elementi che si compongono e scompongono con semplicità geometrica e cromatica. Linee precise che contrappongono forme morbide e circolari, a tratti nette e decise. Colori primari che si alternano come ad enfatizzarne le geometrie e, al contempo, a soggettivizzare ogni pezzo.
L’unico confine tra arte e design funzionale in Mascia, come in tutti coloro che amo definire artisti fautori del ODS Design “Object Daily Sculpture Design”, è il tipo di sensi coinvolti nella loro visione da parte dello spettatore. Una forma pittorica (che in Mascia è sempre tridimensionale e polimaterica, quasi scultorea) così come una sua installazione catturano vista, fantasia, emozioni, ricordi e suscitano nuovi pensieri… un pezzo di design aggiunge a tutto ciò non solo la sua fruibilità, ma anche una sorta di abbraccio, il senso tattile delle mani e del corpo che avvolge o sostiene.
Serena Mormino
Curatrice e Critica d'Arte
Curatrice MUSEO DEL PARCO - Centro Internazionale di Scultura all'Aperto - Portofino
Presidente Associazione Culturale AMARTE
Perito ed esperto iscritto in CCIAA e Tribunale di Vercelli
sezione antichità, oggetti e opere d'arte moderna e contemporanea
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