In Italia esiste una norma chiamata Legge 29 Luglio 1949, N.717, meglio conosciuta come “legge Bottai” o del “due per cento”. Questa norma, mai decaduta ma sistematicamente ignorata per assenza di sanzioni, regola e assicura risorse per l’abbellimento delle opere pubbliche. La legge, nata dall’appassionata attività del ministro in favore dell’arte contemporanea e degli artisti, allora organizzati nel Sindacato Belle Arti e poi nella Corporazione delle Professioni e delle Arti, nasce perché “lo Stato si preoccupa di far sì che l’operare artistico sia serio, concreto, produttivo e vuole che le condizioni di vita degli artisti siano tali da consentire loro l’indispensabile serenità di lavoro”. E’ una legge, lo si legge anche nel titolo, per l’arte negli edifici pubblici, e dovrebbe servire per assicurare alle grandi opere il giusto apparato decorativo e per prevedere, anche nelle piccole costruzioni, opere adeguate in quanto il due per cento della spesa complessiva dovrebbe essere assicurato per la commissione di lavori artistici. Ultimamente in Molise si è riparlato di questa legge in relazione alla creazione dell’auspicata galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea; lo stesso governatore Iorio, infatti, proprio alla presentazione del libro di Dante Lorusso, “Attraversamenti”, ha ribadito la volontà della giunta di realizzare questa importante sede espositiva augurandosi, inoltre, il rispetto della suddetta norma per i nuovi edifici. Niente di più giusto. In effetti però si lamentano anche in regione la mancanza di bandi di concorso, l’assenza di commissioni serie e rigorose e di apparati sanzionatori adeguati, nonché, come spesso accade, la difficoltà a verificare l’effettiva applicazione della norma. Norma che ha un ruolo e una finalità di estrema importanza per la promozione dell’arte e dell’architettura in quanto arma efficace di qualificazione o riqualificazione. Naturalmente sorge il problema di quale arte sia più giusto affidare alle sedi pubbliche, se le solite creazioni astratte e inconsistenti di significati, il più delle volte nulli, o opere di più grande respiro, magari figurative, che propongano, come nella più classica tradizione dei palazzi rinascimentali e barocchi, esempi di virtù civili quali monito per i governanti ed esempio per il popolo. Il concetto alla base di questa legge è il “decorum”, teoria che nella trattatistica rinascimentale regolava il rapporto tra decorazione e funzione degli ambienti e, per esteso, circostanze, personaggi, ruoli sociali. Si potrebbe far molto: risollevare per esempio le maestranze artigiane che stanno sparendo, stimolare un’arte autenticamente regionale e non per forza legata a stereotipi contemporanei, iniziare decorazioni o ultimarle (penso in particolare alla cattedrale di Bojano), stimolare, insomma, una vera e propria rinascita delle arti che farebbe del Molise un esempio per tutta la nazione.
su Il Quotidiano del Molise di sabato 12 febbraio 2010.
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